Israele ha bombardato la striscia di Gaza per tutta la notte. I raid aerei da ieri sera hanno colpito l’enclave da nord a sud, uccidendo 90 persone, tra loro anche decine di bambini. Le persone sono state uccise vicino a Gaza City, a Deir El Balah, a Rafah e nella cosiddetta zona umanitaria di Al Mawasi. La ripresa dei bombardamenti era stata ordinata dal premier israeliano Netanyahu che ieri ha annunciato “immediati e potenti” bombardamenti come rappresaglia per quelle che sono state definite violazioni del cessate il fuoco. E cioè: da un lato gli scontri scoppiati a Rafah tra Hamas e l’Idf, dall’altro la restituzione dei resti di un ostaggio che era già stato riconsegnato in passato, e che secondo Israele è stata una “messa in scena”, per simulare la ricerca degli ostaggi che, invece, non starebbe avvenendo. Hamas ovviamente ha negato tutto, ha detto che si sta impegnando per cercare i corpi ma che è molto difficile e ha negato di aver attaccato i soldati israeliani a Rafah. I ministri israeliani, soprattutto i più estremisti, intanto, continuano a chiedere vendetta. Il ministro della difesa Katz ha detto che “Hamas pagherà più e più volte l’aver attaccato i soldati e aver violato l’accordo di restituzione degli ostaggi caduti”. Non è chiaro, quindi, se la vendetta continuerà anche nella giornata di oggi. C’è il tema della reazione statunitense, che per il momento sta cercando di minimizzare: il vice presidente J.D. Vance ha parlato di scaramucce, e anche Donald Trump ha detto che “nulla potrà scalfire il cessate il fuoco”, nemmeno le decine di morte in una notte. Ovviamente Washington non vuole rischiare che l’accordo tanto celebrato da Trump crolli dopo nemmeno un mese e per questo Trump ha detto che “Israele ha diritto a reagire se viene ucciso un suo soldato” e, quindi, va tutto bene.


