
I rapporti tra Iran e Occidente si stanno complicando nuovamente. Nonostante il negoziato di queste settimane tra iraniani e americani – ci sono già stati cinque incontri in meno di due mesi – l’assenza di un punto di incontro e gli ultimi rapporti dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica stanno allontanando le parti. Il cuore del problema è la natura del processo di arricchimento dell’uranio. È la questione al centro della trattativa così come dei rapporti dell’AIEA.
Come sempra Tehran sostiene che il suo programma abbia solo scopi civili e ha sostanzialmente rifiutato l’ultima proposta americana, che ipotizza l’azzeramento totale del processo di arricchimento dell’uranio in territorio iraniano, ipotizzandolo invece solo all’estero. Ne abbiamo parlato la scorsa settimana. Il ministero degli esteri iraniano ha detto che sta preparando una sua controproposta che verrà presentata a breve al governo americano. Proposta che dovrebbe spostare il focus sulla rimozione delle sanzioni internazionali che hanno messo in ginocchio l’economia iraniana.
Oggi di Iran parlano nuovamente al telefono Trump e Netanyahu. Il presidente americano sta tenendo a freno il primo ministro israeliano, che vorrebbe bombardare i siti nucleari iraniani. La Casa Bianca aveva dato alla trattativa due mesi di tempo, che sulla carta scadono tra due giorni l’11 giugno. Forse proprio per scongiurare un attacco militare israeliano Tehran ha detto di essere in possesso di documenti riservati sul nucleare in Israele e di volerli renderli pubblici a breve.
A complicare il quadro potrebbe poi arrivare questa settimana il voto del board, l’organo direttivo, dell’AIEA, dove i paesi occidentali a partire dai paesi europei potrebbero chiedere l’introduzione di altre sanzioni, nello specifico quelle previste dal famoso accordo del 2015, dal quale Trump aveva ritirato gli Stati Uniti durante la sua prima presidenza.
La proposta di Francia, Germania e Gran Bretagna – insieme agli Stati Uniti – passerebbe infatti proprio dall’attivazione delle sanzioni previste nell’accordo del 2015 in caso di sua violazione, nello specifico da parte iraniana. Le sanzioni scatterebbero a ottobre, quando scadrà ufficialmente e definitivamente l’accordo del 2015, essendo passati 10 anni.
I paesi occidentali si basano sull’ultimo rapporto dell’Agenzia, che ha confermato un aumento importante nel processo di arricchimento dell’uranio e ha denunciato la poca collaborazione da parte di Tehran. Il segretario generale dell’AIEA, Grossi, ha chiesto nuovamente agli iraniani la massima cooperazione. Visto il quadro interno, i grossi problemi economici, e l’indebolimento geopolitico e militare dopo gli sviluppi in Medio Oriente dopo il 7 ottobre Tehran non ha in realtà molto margine di manovra. Sembra voler alzare la posta, nella convinzione di poter contare magari su una sponda russa.