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Un bando per recuperare il palazzetto del ghiaccio Agorà

palazzetto del ghiaccio agorà

È stato il secondo palazzetto del ghiaccio della città, costruito negli ‘anni 80, quando l’hockey aveva più tifosi e gli sport invernali avevano più seguito.
Ma neanche le Olimpiadi del 2026 sembrano riuscire a invertire il suo declino, e di tutte le discipline sportive sul ghiaccio in città.
Dopo la costruzione l’Agorà divenne anche la casa dei Diavoli rossoneri, la squadra della Polisportiva Mediolanum di Silvio Berlusconi, che riportò in serie A il nome di una storica squadra milanese finita nei campionati cadetti, acquistando il titolo da Como.
Arrivarono gli scudetti, ma non il pubblico, che rimase legato ai rivali del Saima, nati nello storico palazzo del ghiaccio di via Piranesi, per poi spostarsi nel neonato e più capiente Forum. Impianti e società sportiva erano dell’immobiliarista Giuseppe Cabassi.
Da allora l’hockey a Milano, e gli impianti del ghiaccio, hanno avuto un continuo declino.
Lo storico Palaghiaccio di via Piranesi è stato trasformato il luogo per eventi, le società vendute, fuse con altre, chiuse. In un epilogo che ha visto lo scorso anno l’ultima rinuncia di Milano a iscriversi al campionato.
Da gennaio del 2023 l’Agorà è chiuso. Nessuno ha partecipato al bando di gestione per il 2022 e il Comune non ha prorogato il contratto con la società precedente. Il Covid ha reso insostenibile il progetto di rilancio con cui nel 2020 era iniziato l’affidamento.
Adesso Palazzo Marino ci riprova, anche perché l’impianto di via dei Ciclamini è tra le strutture che dovranno servire per gli allenamenti dei giochi olimpici.
Restano le difficoltà dell’hockey, che sta ripartendo dal Palasesto di Sesto San Giovanni, con una serie di alleanze tra società, tra cui Como.
La città e le sue istituzioni sembrano poco interessate, eppure rilanciare questo sport sarebbe un bel lascito per la città.
C’è il rischio a fine giochi del 2026 di avere una serie di piste per il ghiaccio per pochi fruitori, come già avvenuto a Torino dopo le olimpiadi del 2006.
Si sa già che saranno smontate quelle temporanee alla Fiera di Rho Pero, e anche il Palaitalia, a Rogoredo, non dà l’idea che sarà alquanto utilizzato in futuro per gli sport sul ghiaccio.

  • Autore articolo
    Fabio Fimiani
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    Biometano fatto bene e transizione agroecologica per ridurre le emissioni climalteranti degli allevamenti. Legambiente e una parte del mondo degli agricoltori sta affrontando questo aspetto dell’inquinamento dell’aria della Pianura Padana. Il metano è molto più impattante sull’effetto serra dell’anidride carbonica, ottantaquattro volte in più. Se ne è discusso in un convegno alla Cascina Nascosta del Parco Sempione di Milano tra esperti scientifici, esperienze agricole e industriali, in Lombardia e Veneto, di recupero del metano dagli allevamenti. Uno dei focus è l’attenzione alle emissioni fuggitive, quelle nel ciclo del recupero primo e dopo lo stoccaggio nei reattori. Nell’Abc dei Domini Collettivi la professoressa Marta Villa dell’Università di Trento affronta Heimat, il legame con i territori di vita che accumuna gli usi civici di questi luoghi, da lasciare migliori per le generazioni future. Per Le Storie Agroalimentari Paolo Ambrosoni recensisce il libro Storie di Mozzarelle di Germano Mucchetti, un testo sulla diversità delle paste filate più famose, e i territori di produzione. Descriviamo la riscoperta e valorizzazione di grani locali e tradizionali dell’Appennino romagnolo, ma anche del Parco del Ticino milanese, nonché di antichi forni, del fattore alla Cascina Caremma di Besate, di comunità nel borgo di Morimondo e dell’adiacente Abbazia cistercense. Per gli autori fuori porta, geografie e storia dei paesaggi lombardi del Teatro Franco Parenti con la Fondazione Pierlombardo, in collaborazione con la Regione Lombardia, c’è la descrizione dell’agricoltore filologo Niccolò Reverdini dell’arazzo dedicato ai lavori in campagna di giugno, disegnato dal Bramantino ed esposto al Castello Sforzesco di Milano.

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