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Un nuovo deposito bagagli per i senza tetto

Sono le 8 del mattino e ci troviamo Au bagage du Canal, un nuovo deposito bagagli per i senza tetto, che ha aperto a due passi dal bacino della Villette, nel 19esimo arrondissement di Parigi. Annie Lente, co-presidente dell’associazione che accoglie gli utenti tre volte a settimana, ci spiega come è nato il progetto : “La Bagagerie è l’espressione della volontà degli abitanti del quartiere, che da alcuni anni si indignavano vedendo tutte queste persone dormire per strada. Si indignavano vedendole cosi’ cariche di bagagli, che spesso gli venivano rubati. E quando un giorno uno di loro è morto è stato uno choc. Da li’ è nata l’idea di cercare di fare qualcosa per queste persone senza tetto ed è cosi’ che si è pensato a un luogo dove lasciare i bagagli, proprio quando altre bagageries aprivano a Parigi. Oggi siamo la nona in città.”

Lo spazio, 70 metri quadrati messi a disposizione dal municipio, è pulito, luminoso e ordinato. Le pareti sono ricoperte da dei grandi armadietti in legno, 44 in tutto. Ma ci sono anche delle sedie e dei tavoli, più due grossi banconi che vengono usati per fare la cernita degli oggetti da lasciare in custodia : “Siamo stati meticolosi nella scelta dell’armadietto. Sono grandi casiers che contengono molti effetti personali, con dei ripiani estraibili e modulabili che permettono di mettere in ordine le proprie cose, proprio come in un armadio. Quest’offerta permette di alleggerire le persone, che sono più libere di girare e anche di rassicurarle sullo stato delle loro cose. Perché praticamente tutti hanno subito dei furti.”

“Ah si’”, interviene Christophe, pensionato, in strada da giugno perché non riesce a trovare un alloggio. “A me hanno rubato zaino e valigia. L’altra volta anche il sacco a pelo nuovo della croce rossa e la trousse da toilette. Stavo parlando con una signora davanti al supermercato e puf, in un attimo è sparito. Che volete che vi dica? Rubano ai poveri. Cosi’ sono più a mio agio, non ho lo zaino sempre addosso e sono più tranquillo perché so che le mie cose sono qui. Quando ho visto che era di fianco alla chiesa ho deciso di venire. E qui si sta bene: c’è internet, il caffè… tutto quello che serve! Si sta bene.”

Ed è anche questo l’obiettivo di un posto simile: “Non è una consegna bagagli o un deposito. È un luogo di vita, di solidarietà, di scambio… Dove le persone possono, per tutta la durata del deposito, che va da 3 a sei mesi massimo, venire a riposarsi, prendere un caffè, usare internet ma anche stirare o cucire. Ecco, è questo il concetto. E gli utilizzatori possono anche aderire all’associazione. Ci teniamo molto, è importante che le persone possano partecipare allo sviluppo dell’associazione. Perché siamo giovani, ci svilupperemo, avremo nuove idee e dobbiamo ascoltare le opinioni di chi ha usufruito del servizio.”

Insomma, la trentina di volontari vuole lavorare con i senzatetto, non per loro. E per ora le cose vanno a gonfie vele, anche se si cercano nuovi volontari per rimanere aperti più spesso e più a lungo:

“In tre settimane di apertura siamo al 50% della capacità. È tutto molto rapido, vuol dire che risponde a un vero bisogno. E sappiamo bene che non riusciremo ad aiutare tutti. Non è possibile, ci sono troppe persone per strada.

*Il progetto è stato finanziato con il budget partecipativo votato dagli abitanti del quartiere.

Ascolta le interviste

-Luisa Nannipieri bagagerie

 

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  • Autore articolo
    Luisa Nannipieri
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    Il 9 settembre, dopo 14 anni di lavori, l’Etiopia ha inaugurato ufficialmente la Gerd, la Grand Ethiopian Renaissance Dam, il più grande progetto idroelettrico d'Africa, e tra i 20 più grandi al mondo. Da anni la diga è anche causa di tensione con i paesi a valle del Nilo: Sudan e soprattutto Egitto, che temono di vedere ridotte le proprie risorse idriche, anche in considerazione dei sempre più frequenti periodi di siccità. “Questa diga sarà certamente uno degli epicentri di tensione di questa regione nel prossimo futuro” spiega Luca Puddu, docente di storia dell’Africa all'Università di Palermo, al microfono di Sara Milanese. Ascolta l’intervista andata in onda in A come Africa.

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