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    Memos |

    «W la République 3». Intervista con Luciano Canfora e Massimo Cacciari.

    A cura di:

    Raffaele Liguori

    Luciano Canfora è uno storico, un filologo. Insegna all'Università di Bari. E' stato uno degli ospiti di oggi a Memos, che torna sui fatti di Parigi della settimana scorsa. «Il concetto di scontro di civiltà – dice - lo trovo primitivo, rozzo, non ha alcun valore scientifico». Per Canfora sono altre e più profonde le radici di quanto accaduto a Parigi la settimana scorsa. «La sconfitta dell'ipotesi socialista nel mondo arabo, dovuta a vari fattori compresa la scelta delle grandi potenze occidentali di contrastare comunque il socialismo in tutte le sue forme, ha avuto come effetto inevitabile che grandi masse, per esempio del mondo islamico, riconoscessero la religione come àncora alternativa al modello occidentale. E' un gigantesco passo indietro rispetto al livello del XX secolo. Inoltre è strettamente connesso al fatto che, sconfitto il socialismo, per larghe masse l'alternativa è il fanatismo religioso. L'Occidente non può limitarsi a piangere, ma deve chiedersi quali sono le proprie responsabilità nel causare questa deriva. E' ammirevole che milioni e milioni di francesi si siano radunati, ma sarebbe bello evitare di dover fare funerali e molto meglio sarebbe prevenire le derive politiche». Massimo Cacciari, filosofo, è l'altro ospite della puntata di oggi e punta in particolare sull'Europa. «Le retoriche, come quelle di questi giorni sui valori, coprono sempre dei vuoti politici. In Europa si è affermata negli anni un'unica religione: quella tecnico-scientifica, quando va bene; quando invece va male quella della pecunia. Hai voglia di affermare valori, idee: da noi diventano pura retorica». Lo scontro è dunque politico, sulle scelte che si sanno o non si sanno compiere. Le civiltà non c'entrano.

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    Poveri ma belli di mercoledì 24/12/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Vieni con me di mercoledì 24/12/2025

    Vieni con me è una grande panchina sociale. Ci si siedono coloro che amano il rammendo creativo o chi si rilassa facendo giardinaggio. Quelli che ballano lo swing, i giocatori di burraco e chi va a funghi. Poi i concerti, i talk impegnati e quelli più garruli. Uno spazio radiofonico per incontrarsi nella vita. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

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    Musica leggerissima di mercoledì 24/12/2025

    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

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    Considera l’armadillo di mercoledì 24/12/2025

    Noi e altri animali È la trasmissione che da settembre del 2014 si interroga su i mille intrecci di una coabitazione sul pianeta attraverso letteratura, musica, scienza, costume, linguaggio, arte e storia. Ogni giorno con l’ospite di turno si approfondisce un argomento e si amplia il Bestiario che stiamo compilando. In onda da lunedì a venerdì dalle 12.45 alle 13.15. A cura di Cecilia Di Lieto.

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    Divani&Divani licenzia 500 lavoratori e chiude due stabilimenti alla vigilia di Natale

    Natuzzi, azienda specializzata in arredamenti e proprietaria del marchio Divani&Divani, ha annunciato 497 licenziamenti e l’intenzione di chiudere due stabilimenti nel barese a poche ore dal Natale. È l’ultimo sviluppo di una crisi che però va avanti ormai da più di 15 anni. Parte della produzione è stata spostata all’estero, decine di milioni di finanziamenti pubblici ricevuti non sono bastati a salvaguardare i posti di lavoro. Il mese scorso 1800 impiegati dei cinque stabilimenti italiani di Natuzzi erano stati messi in cassa integrazione. Ascolta l'intervista a Ignazio Savino, segretario generale della Fillea Cgil Puglia.

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