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    La scuola tradita dai tagli, l’articolo 3 della Costituzione e Don Milani. Intervista a Marco Rossi Doria, maestro elementare.

    A cura di:

    Raffaele Liguori

    Marco Rossi Doria ha insegnato nelle scuole primarie, in Italia e all'estero; mentre insegnava ha fatto anche l'educatore sociale. Tra la fine del 2011 e l'inizio del 2014 è stato sottosegretario all'istruzione nei governi Monti e Letta. La scuola tradita è la scuola pubblica vandalizzata dai tagli alle spese che hanno raggiunto gli 8,4 miliardi di euro l'anno durante l'ultimo governo Berlusconi. Rossi Doria racconta a Memos la sua esperienza di oggi, nel lavoro di formatore di ragazzi adulti: «Costruiamo con loro un progetto di impresa che sia anche una opportunità di sviluppo locale in una situazione di crisi prolungata in cui né il welfare né il credito privato dà soldi a questi ragazzi che si battano per la sopravvivenza e per la comunità». Il punto di vista di Rossi Doria per affrontare il lavoro nella scuola si fonda su due principi: l'articolo 3 della Costituzione, quello che affida alla Repubblica, allo stato, il compito di rimuovere gli ostacoli all'uguaglianza; e Don Milani, il prete di Barbiana, l'ispiratore della scuola comunitaria, inclusiva negli anni '50 e '60. «La differenza con allora – dice Rossi Doria –, con la scuola che Don Milani combatteva, è che quella scuola bocciava i ragazzi mentre oggi li promuove ma non li aiuta, favorendo così l'abbandono scolastico». Il maestro Rossi Doria racconta le cifre preoccupanti di oggi della cosiddetta dispersione scolastica, il fallimento formativo della scuola: «Stiamo migliorando, ma troppo lentamente. Dieci anni fa eravamo ad un grado di fallimento formativo del 23-24%. Oggi siamo arrivati al 17,2%, una cifra tra le più alte tra i paesi europei e dell'Ocse».

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    A fine giornata selezioniamo il fatto nazionale o internazionale che ci è sembrato più interessante e lo sviluppiamo con il contributo dei nostri ospiti e collaboratori. Un approfondimento che chiude la giornata dell'informazione di Radio Popolare e fa da ponte con il giorno successivo.

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    Femminicidi, Nordio parla di genetica e allontana l’educazione nelle scuole

    Oggi il ministro della giustizia Nordio ha partecipato a una conferenza sui femminicidi e ha esposto una teoria sulle radici della violenza di genere. In sostanza ha detto che c’è una questione millenaria, genetica, legata al fatto che l’uomo è fisicamente più forte della donna, e che bisogna intervenire “come fanno gli psicologi e gli ipnotisti su chi ha una tara legata a un trauma adolescenziale”. Nordio ha aggiunto che l’educazione è fondamentale, che va bene farla nelle scuole ma che la sede è, innanzitutto, la famiglia. All’evento c’era anche la ministra della famiglia Roccella, che ha negato che ci sia un legame tra l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole e l’andamento del numero dei femminicidi. Dall’opposizione arrivano forti critiche, sia per la contrarietà di fatto all’educazione nelle scuole ribadita dai due membri del Governo, sia per le parole di Nordio sulla genetica: dai partiti di minoranza si parla di “visione retrograda” e di “ritorno al peggior Medioevo”. Stefano Ciccone è presidente dell’associazione Maschile plurale, impegnata contro la violenza contro le donne.

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