Simbolo di bellezza, diventato quasi un aggettivo, Brigitte Bardot ha rappresentato l’icona sexy del cinema francese a partire dagli anni ‘60. La meraviglia che nei film accompagnava uomini ricchi, di potere e persino intellettuali. Così bionda, spesso così poco vestita o molto elegante e venerata, in quegli anni BB era diventata un esempio femminile, rincorsa da riviste di moda e da donne comuni che ne imitavano lo stile. Nata a Parigi nel 1934 e morta a Saint Tropez, figlia di un industriale, Bardot ha cominciato con la danza e la musica al Conservatorio. Il cinema arriva nel 1952, e dopo parecchi film l’incontro con Roger Vadim, poi anche marito, che la dirige in “Piace a troppi” e nel film spartiacque “E Dio creò la donna”. Tantissimi film fino agli anni ‘70, la nouvelle vague con Jean-Luc Godard in “Il disprezzo”, dal libro di Alberto Moravia. E prima ancora con Louis Malle, Jean Cocteau e Steno, in Italia. Gossip e paparazzi l’hanno sempre perseguitata, a caccia delle sue relazioni: come quella con gli attori Jean-Louis Trintignant e Jacques Charrier, con cui ha avuto un figlio che non ha cresciuto. Politicamente vicina alla destra francese, Bardot ha sempre rifiutato l’etichetta femminista e non ha mai nascosto posizioni di tipo discriminatorio nei confronti delle minoranze. Tant’è che aveva sostenuto Marine Le Pen. Più importante è stato il suo attivismo per gli animali, dichiarando che il cinema è sempre solo stato un mezzo per potersi dedicare alle sue battaglie animaliste.
Barbara Sorrentini
“Non sono mai stata scandalosa, sono sempre stata come volevo essere, libera”. Così BB, Brigitte Bardot, in una celebre intervista a Vogue di tanti anni fa. Parafrasando il titolo del primo film ad erigerla incarnazione della bellezza e, dunque, dell’oggetto di desiderio, si potrebbe dire: Dio creò la donna e Bardot la resa libera. Libera di andare a piedi nudi e capelli al vento nella Francia cattolica e conservatrice degli anni ’50. Libera di scegliersi gli uomini da amare senza sé e senza ma. Libera di presentarsi all’Eliseo nel 1961 per ricevere un’onorificenza artistica davanti al molto serio, molto solenne, molto impressionante generale De Gaulle coi capelli sciolti e vestita da uomo, da ufficiale napoleonico. Libera di partorire senza voler essere madre, di rifiutare il dovere della maternità. Libera, infine, di uscire di scena ad appena 38 anni, all’apice della celebrità. Dopo, sono parole sue, “aver dato abbastanza e forse anche troppo agli uomini, al loro spettacolo”. Non sarà forse mai stata così bella che con un cucciolo bianco di foca tra le braccia per difendere gli animali, la battaglia di tutta una vita. Al di là delle polemiche per le sue derive senili tra xenofobia e nazional-populismo resterà l’ultima delle dive nel senso divino del termine, condannate per bellezza ad oggetto di desiderio, capaci per temperamento, intelligenza e sensibilità, ciascuna a loro modo, a volte tragico, di diventare soggetto di libertà. Da Sarah Bernhardt a Greta Garbo, da Ava Gardner a Marilyn Monroe, da Elizabeth Taylor, appunto, a Brigitte Bardot.
da Parigi Francesco Giorgini


