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Il regalo alle imprese del governo, che legalizza il lavoro povero e si accanisce sui lavoratori sottopagati

Il regalo alle imprese del governo

Al Senato è iniziata la discussione della manovra economica, ma solo sulla carta, visto che il testo è uscito blindato dalle commissioni, dopo i molti scontri nella maggioranza, e per domani è atteso il probabile voto di fiducia. Alla Camera si inizierà il 28 dicembre, entro il 31 l’approvazione definitiva.

In queste ore le opposizioni e i sindacati stanno protestando per la cosiddetta norma Salva Imprenditori, che consente ai datori di lavoro di non pagare gli arretrati a quei lavoratori che una sentenza ha stabilito essere sottopagati: è il sadismo con cui la destra si accanisce sui più deboli, siano poveri col taglio dell’assegno di inclusione, siano lavoratori precoci o che svolgono mansioni usuranti con le pensioni. La destra aveva già provato ad approvarla quest’estate nel decreto Ilva, eliminata dopo le proteste di opposizioni e sindacati e ora rientrata in manovra. L’intento è duplice: l’ennesimo regalo alle imprese, e un attacco alla magistratura accusata di intervenire troppo in questioni di lavoro e limitare la libertà di impresa, compresa evidentemente anche di sfruttare.

Negli ultimi anni sentenze della Cassazione e della Corte costituzionale, su ricorsi per lo più di sindacati di base, sono intervenute in caso di contratti pirata, ma anche in casi come i servizi fiduciari, firmati da Cgil Cisl e Uil, dichiarandoli incostituzionali sulla base dell’articolo 36, il salario dignitoso. Imponendo adeguamenti per portare i salari almeno sopra la soglia di povertà. E imponendo alle imprese che li siglavano il pagamento degli arretrati, dando modo di richiederli anche dopo la fine del rapporto di lavoro, per tutelare i precari dall’avviare cause che potessero comprometterne il posto di lavoro.

L’emendamento limita la possibilità di ricorrere per chiedere gli arretrati introducendo un tempo di prescrizione e pone dei paletti ai magistrati che possono intervenire solo per salari non contrattati dalle parti. Di fatto si legalizza il lavoro dichiaratamente sottopagato, in aperta sfida all’articolo 36 della Costituzione e ai magistrati che lo hanno fatto applicare, e si tutela chi applica contratti pirata.

  • Autore articolo
    Massimo Alberti
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