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Sanità, costo della vita e crisi abitativa possono aspettare, la priorità di Trump è costruire il suo personale arco di trionfo

Trump

I prezzi della casa, dei generi di prima necessità, dei servizi più elementari? No. I costi della sanità, che nel giro di un paio di settimane schizzeranno alle stelle, fino a quadruplicare, per milioni di americani? Nemmeno. Non c’è niente di tutto questo tra le priorità della politica interna di Donald Trump. Lo ha spiegato ieri in conferenza stampa lo stesso presidente americano, che ha detto che la priorità del suo White House Domestic Policy Council è l’arco di trionfo, the Arc of Thriumph, come l’ha chiamato, mescolando inglese e francese, che lui vuole fare costruire accanto all’Arlington Bridge, di fronte al Lincoln Memorial, a Washington, DC.
Un grande arco di trionfo è un vecchio sogno di Trump. Che si ispira, manco a dirlo, a quello parigino, costruito tra il 1806 e il 1836 per onorare i francesi morti in combattimento durante la Rivoluzione francese e le guerre napoleoniche. Il suo, ha spiegato Trump, sarà comunque molto meglio rispetto a quello di Parigi.
Il presidente ha spiegato di aver visto il progetto che gli ha portato Vince Haley, che guida proprio il suo consiglio sulle politiche interne, e di essere rimasto senza fiato. «Questa è la tua priorità», ha detto Trump a Haley, che in realtà, come responsabile del gruppo che si occupa di politiche nazionali, avrebbe forse altre priorità. Non per Trump, comunque, che vuole aggiungere questa sua creazione, l’Arc de Thriump, come l’ha chiamato, alla trasformazione, nel segno del suo nome e della sua personalità, cui sta sottoponendo la capitale, anche da un punto di vista architettonico.
Di recente, il presidente ha intitolato a sé l’istituto di pace di Washington, che è diventato il Donald J. Trump Institute of Peace. Ma la sua realizzazione più grande, il vero monumento a se stesso, è sicuramente il ballroom, la sala da ballo che sta costruendo dopo aver raso al suolo la East Wing della Casa Bianca.
Sotto questo punto di vista, il presidente sta incontrando qualche difficoltà. La sala da ballo cui pensava dovrebbe misurare 27 mila metri quadrati. Si tenga presente che l’edificio principale della Casa Bianca misura 16 mila metri quadrati. Quindi, diciamo, l’annesso è quasi il doppio dell’edificio che dovrebbe andare a completare.
L’architetto che era stato in un primo tempo scelto per costruire il ballroom, Kames McCra the Second, ha cercato di far ragionare Trump. Gli ha spiegato che un edificio annesso a un corpo principale, che tra l’altro ha anche un valore storico, simbolico e ospita il presidente degli Stati Uniti, colui che incarna la Nazione, ecco, un corpo secondario non può essere il doppio di quello primario. E poi ci sarebbero, secondo McCra, problemi strutturali, che renderebbero il ballroom, almeno come lo vuole Trump, impossibile da far restare in piedi.
Trattandosi di Trump, l’esito era già scritto. McCra è stato licenziato e ora Trump sta cercando un nuovo studio, che forse sarà quello di Shalom Baranes, uno studio di architettura di Washington DC. Comunque, la situazione è molto precaria. La East Wing è stata rasa al suolo. Il progettista è stato licenziato. Il prossimo, se ci sarà, si troverà di fronte a richieste del committente difficili da accogliere.
Trump non se ne preoccupa più di tanto e ora si concentra sul suo meraviglioso arco di trionfo, vera priorità nazionale. Casa, sanità, prezzi possono aspettare.

  • Autore articolo
    Roberto Festa
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    Il Premio Ubu 2025 per il miglior spettacolo di teatro è stato assegnato a A place of safety. Viaggio nel Mediterraneo centrale della compagnia Kepler-452. Lo spettacolo nasce da un’indagine teatrale condotta da Enrico Baraldi e Nicola Borghesi a bordo di una nave di ricerca e soccorso con Emergency e Sea-Watch, e mette in dialogo teatro, testimonianza diretta e responsabilità politica. In scena, oltre ad attori e attrici, anche protagonisti delle reali navigazioni, con le loro intense testimonianze. Lo spettacolo conferma il metodo drammaturgico e performativo della compagnia, da sempre impegnata a rappresentare le urgenze del contemporaneo, dopo un lungo lavoro di ricerca. Enrico Baraldi e Nicola Borghesi sono stati ospiti di Cult poco dopo il debutto assoluto dello spettacolo, nel marzo 2025. L'intervista di Ira Rubini.

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