A destra è sempre una competizione alla ricerca del capro espiatorio perfetto e in questa fase storica il capro espiatorio migliore di tutti, quello più spendibile e adattabile a ogni contesto è senza ombra di dubbio l’immigrazione. E così la gara è anche a chi assume la posizione più radicale, incarnata oggi in una parola: remigrazione. Per anni, in Europa, il concetto di rimandare a casa gli immigrati semplicemente in quanto stranieri è rimasto confinato nei recinti delle destre radicali e fasciste. Poi sono arrivati gli altri. In Italia lo scorso mese di maggio si è tenuto un convegno sulla remigrazione a cui hanno partecipato destre neofasciste e destre sovraniste europee. Partiti con vasti e crescenti consensi come la tedesca AfD fanno incetta di voti promuovendo la purezza etnica.
“Remigrazione” è un concetto strettamente legato alla teoria complottista della cosiddetta “sostituzione etnica”, secondo cui presunte “élite globaliste” avrebbero pianificato l’immigrazione di massa in Europa per rimpiazzare i bianchi autoctoni con altre etnie al fine di garantirsi un dominio incontrastato sul continente. Una teoria del complotto dalla nemmeno tanto velata matrice antisemita.
E mentre si moltiplicano le manifestazioni nere per chiedere i rimpatri, Salvini non poteva mancare l’occasione di provare a intestarsi la battaglia. Il capo della Lega ha lanciato una provocazione: una manifestazione per la remigrazione da tenersi a Milano poco prima del prossimo 25 aprile. La Lega insiste da tempo sulla remigrazione, col generale nostalgico del fascismo Vannacci, con la vicesegretaria Silvia Sardone. Una gara a destra per il consenso sulla pelle dei migranti.


