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    Pubblica |

    Pubblica di mercoledì 26/04/2023

    A cura di:

    Raffaele Liguori

    Aldo Tortorella, 96 anni, partigiano, dirigente del Pci (partito di cui è stato anche presidente e responsabile cultura durante la segreteria di Enrico Berlinguer ), parlamentare tra il 1972 e il 1994 (eletto prima nelle liste del Pci e poi del Pds). Giornalista, è stato direttore dell’Unità tra il 1970 e il 1975. Aldo Tortorella è stato ospite oggi a Pubblica. Le manifestazioni di ieri – ha raccontato - “sono una conferma che l’antifascismo è una cosa vivente. Non si tratta soltanto di una memoria antica, ma anche di un impegno di tante donne, tanti uomini, e anche tantissimi giovani. Tutti sentono – prosegue Tortorella - che esiste un problema nella democrazia in tutto il mondo, e in particolare in Italia. Chi era in piazza ieri ha manifestato un forte desiderio di contrastare le posizioni più reazionarie e, come si diceva una volta, per un avvenire migliore”. E la destra oggi al governo? Come valuta, Tortorella, il tentativo di Meloni di dimostrare che si può governare l’Italia – con la Costituzione attuale – senza dirsi antifascisti? Per il partigiano Tortorella è un tentativo che va fermato non solo con i giusti argini istituzionali posti dal presidente Mattarella. Ma occorrono anche “argini popolari”: “le forze progressiste non sono state vicine né alle passioni, né ai sentimenti, né agli interessi popolari. Basti pensare all’abbandono dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori...ai decreti Treu che introdussero il precariato….avvenuti con il contributo della sinistra di quest’ultimo trentennio”. “C’è stata – insiste Tortorella – una deriva verso il centro”. Inoltre va ricordato che la destra sta cercando anche di modificare l’attuale Costituzione “con proposte – sostiene Tortorella – che vanno in una direzione più o meno autoritaria” (cita due esempi: il presidenzialismo e i pubblici ministeri sotto il controllo dell’esecutivo).

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    Da qualche settimana i giovani del Madagascar stanno scendendo in piazza. Le manifestazioni sono state represse con la violenza e ci sono state decine di morti. Ieri il presidente Andry Rajoelina ha dichiarato di essere fuggito in un luogo sicuro. Oggi, invece, ha annunciato lo scioglimento dell’assemblea nazionale, poche ore prima che i parlamentari si riunissero per metterlo sotto accusa per aver abbandonato il suo incarico. La votazione è avvenuta comunque e la maggioranza ha scelto l’impeachment del presidente. Il colonnello Michael Randrianirina ha annunciato che il Capsat, l’unità d’élite dell’esercito, ha preso il potere. Valeria Schroter ha intervistato Andrea Spinelli Barrile, giornalista di Slow News, per ricostruire il processo che ha portato il Madagascar agli eventi di oggi.

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    La liberazione degli ostaggi, il rilascio dei prigionieri palestinesi, l’intervento fiume di Trump alla Knesset e, in Egitto, la cerimonia organizzata per la firma ufficiale dell’accordo di pace alla presenza di capi di Stato e di governo da Europa, Asia e Mondo arabo. E’ stata una giornata importante quella di ieri? Per Gaza, per Israele, per il Medioriente in generale. Ne abbiamo parlato con il direttore del magazine indipendente israeliano +972, nonchè uno dei fondatori e leader del movimento “Two States One Homeland”, Meron Rapoport. L’intervista, a cura di Diana Santini, comincia con il suo commento al discorso del presidente Usa alla Knesset.

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