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Una piazza popolare che dice: adeguare la legge alla vita come è già oggi

piazza milano legge zan ANSA

Fare in fretta. Per approvare la Legge Zan si deve fare in fretta. Più trascorre il tempo più chi sta boicottando il testo contro la omotransfobia vede aumentare le proprie possibilità di farcela.
Votare la Zan al Senato entro la fine dell’estate. Lo dicevano ieri i politici che si sono presentati all’arco della Pace, a Milano. Alessandro Zan, Alessandra Maiorino, quelli del PD.
Dopo l’estate inizierà la partita per il Quirinale, che si lega al futuro di Draghi, e inizierà di fatto la campagna elettorale. Diventerà tutto ancora più complicato.

Correre allora anche se fino a oggi solo il Movimento 5 Stelle ha cercato di usare tutti gli strumenti del regolamento per accorciare i tempi. Molto dipenderà dalla determinazione della ex maggioranza giallorossa e un fattore, che ieri si è visto in piazza con Elio Vito e soprattutto quando è arrivata Francesca Pascale, è Forza Italia. “Sono abbastanza imbarazzata dal fatto che gli equilibri di Forza Italia li debba spostare io” ci ha detto la ex compagna di Berlusconi.

Le sue parole contro la concezione reazionaria della famiglia del coordinatore Tajani hanno sollevato un velo e le contrarietà forziste alla linea del no alla Zan rischiano di essere decisive, dati i numeri al Senato e date ad esempio le ambiguità di Italia Viva. Questi i giochi nelle aule parlamentari, che sembravano ancora più incomprensibili del solito.

Ieri dal palco i politici hanno parlato, la piazza li ha ascoltati, ma non sono stati loro i protagonisti. È stata in una manifestazione popolare dove c’erano sì le bandiere dei partiti, dei sindacati, ma protagoniste sono state le persone. Persone giovani in maggioranza – e pure questo è un dato politico – che chiedono niente altro che adeguare le norme italiane al quotidiano di tutte e tutti. Persone che hanno detto ai politici che il dibattito romano è anni luce indietro rispetto alla realtà e che casomai la Zan è il dato minimo di civiltà in un paese moderno.

La legge “è una esigenza politica ma non è una questione di colore o di bandiera politica, non ho mai votato a sinistra ma oggi mi sento di ringraziare la sinistra che si è presa cura di questo tema” ci diceva Francesca Pascale. Era esattamente il sentimento della piazza. Adeguare le leggi italiane alla vita come già è oggi. Lo capiranno, nel Palazzo?

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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    Gli accampamenti alla Columbia University contro i fondi per Israele in un documentario

    Kei Pritsker, regista con Michael T Workman del documentario “The Encampments”, racconta ai microfoni di Radio Popolare i retroscena della protesta studentesca pro Palestina alla Columbia University. “Gli studenti della Columbia protestano da anni per la Palestina e per ottenere che l’università dismetta gli investimenti in Israele – spiega Pritsker. L’università ha un ingente fondo di dotazione che investe in ogni sorta di attività, molte delle quali riguardano aziende produttrici di armi, aziende manifatturiere che realizzano armamenti, motori per elicotteri, bulldozer e ogni tipo di attrezzatura utilizzata in queste operazioni”. “The Encampments” fa parlare i ragazzi e le ragazze di questo movimento studentesco che dall’aprile del 2024 ha montato le tende nel giardino del Campus per chiedere trasparenza, il ritiro del denaro dagli investimenti israeliani e l’amnistia per gli studenti puniti per le proteste. “Chiunque creda ancora a questa narrativa sull’antisemitismo nel movimento per la Palestina dovrebbe semplicemente guardare il film – assicura Kei Pritsker”. Al momento “The Encampments” ha una distribuzione indipendente che lo diffonde nei cinema più coraggiosi. L'intervista di Barbara Sorrentini per la trasmissione Chassis.

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