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La candidatura ufficiale di Silvio Berlusconi, il parziale stop alla plastica monouso e le altre notizie della giornata

plastica

Il racconto della giornata di venerdì 14 gennaio 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il centrodestra è uscito dal vertice inchiodato ancora alla candidatura di Berlusconi. In oltre 100 comuni tra Liguria, Piemonte provincie di Parma, Piacenza e Pavia è stata vietata la caccia, la pesca e ogni attività all’aria aperta per contenere il diffondersi della peste suina. Da oggi sono vietati piatti, posate, cannucce e bastoncini di plastica monouso, come previsto dalla direttiva europea, ma la lobby italiana della plastica è riuscita a far inserire delle deroghe nel decreto. Boris Johnson è stato costretto a scusarsi per la seconda volta in una settimana.  Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Il centro destra ha ufficialmente candidato Berlusconi al Quirinale

(di Anna Bredice)
Matteo Salvini si è presentato nella villa sull’Appia antica con un foglio dove erano segnati i nomi dei presidenti della Repubblica eletti con le votazioni più complicate, Scalfaro, lo stesso Mattarella, elencando quanti voti avevano preso e in quale votazione. Un messaggio abbastanza chiaro diretto a Berlusconi per fargli capire che la partita dei numeri è fondamentale, o ci sono o non ci sono quei 505 voti sicuri per farcela alla quarta votazione. E quella certezza da Berlusconi non è arrivata, almeno non oggi. E quindi il centrodestra è uscito dal vertice inchiodato ancora alla candidatura di Berlusconi, ma chiedendogli al più presto di sciogliere la riserva, un termine asettico che vuol dire la sicurezza dei numeri. Si rivedranno la prossima settimana, ma intanto a Berlusconi gli affiancano anche i capigruppo dei vari partiti per calcolare anche loro se i voti ci sono oppure no. L’obbligo di rimanere fermi a Berlusconi, ma nello stesso tempo l’insofferenza per lo stallo della situazione, traspare dalla nota congiunta uscita dopo il vertice. “Abbiamo la maggioranza relativa e sta a noi fare il nome, lavoreremo poi per trovare la più ampia convergenza in Parlamento”, dicono, ma siccome la convergenza sul nome di Berlusconi non c’è e non ci sarà mai, né dai Cinque stelle, né dal Pd, e forse nemmeno da Renzi, si è capito dalle prime reazioni al nome di Berlusconi, “improponibile, irricevibile, provocatorio”, la convergenza va cercata su altri nomi e aprendo altri tavoli, cosa che al momento però non si può fare alla luce del sole. Berlusconi sa benissimo cosa accade, insiste a cercare voti e continuerà a farlo, ma se capisse che gli oltre 500 voti non ci sono, potrebbe fare un passo di lato, restando però lui il regista di tutta l’operazione, magari mandando avanti e proponendo il suo consigliere di una vita, Gianni Letta, che in questi giorni appare il contrario di Berlusconi, predica unità e condivisione per il Quirinale, proprio quello che chiedono gli altri, descrivendo le condizioni per cercare la candidatura perfetta.

La maxi perizia chiesta dalla Procura di Bergamo sulla gestione della pandemia

(di Roberto Maggioni)

“Un lavoro immane” lo ha definito Crisanti. Un lavoro fatto di numeri, schemi, calcoli e dietro ciascuno di quei numeri la vita di una vittima innocente, le storie di dolore personale e collettivo che la bergamasca ha subito in quei primi mesi del 2020. Crisanti uscendo dalla procura ha confermato che la storia del Covid in Italia inizia prima di Codogno. Il giorno della scoperta del paziente 1 nel lodigiano, all’ospedale di Alzano Lombardo c’erano già un centinaio di contagiati. Significa che i protocolli del ministero della salute non erano adatti a scoprire i casi di Covid. Ce lo aveva detto mesi fa l’ex direttore medico dell’ospedale di Alzano, giuseppe Marzulli. “Ci chiedevano indagini epidemiologiche sui rapporti con la Cina ma nessuna indagine clinica”. I famigliari delle vittime ripongono molte aspettative nel lavoro di Crisanti. Chiedono verità e giustizia. Questa indagine è destinata a svelare importanti pezzi di verità ad oggi taciuti, ma sarà complicato muoversi nella parte giudiziaria. Non c’è mai stato in Italia un processo simile, l’epidemia colposa omissiva non è mai stata contestata, il nesso causa-effetto non porta automaticamente a configurare reati. “Molte scelte fatte su base delle conoscenze e in buona fede, ma spetterà al procuratore decidere” ha detto Crisanti. E la perizia prova a calcolare che effetti avrebbero prodotto decisioni diverse. Le prime risposte le avremo entro marzo quando l’inchiesta verrà chiusa e la procura deciderà se andare a processo oppure no.

Peste suina, vietata la caccia, la pesca e ogni attività all’aria aperta in oltre 100 comuni

Per contenere il diffondersi della peste suina africana in oltre 100 comuni tra Liguria, Piemonte provincie di Parma, Piacenza e Pavia è stata vietata la caccia, la pesca e ogni attività all’aria aperta. Il provvedimento è scattato dopo il ritrovamento di alcune carcasse di cinghiali infetti tra l’alessandrino e le province di Genova e Savona. La peste suina, che non si trasmette all’uomo, ha però una diffusione molto rapida tra gli animali e non esiste cura. La preoccupazione è che si possa diffondere negli allevamenti intensivi di maiali con pesanti ripercussioni economiche. Svizzera, Kuwait, Cina, Giappone e Taiwan hanno già bloccato temporaneamente l’import di carni e salumi prodotte in Italia. Secondo stime di Cia-Agricoltori Italiani, l’export italiano in questo settore vale 1,7 miliardi di euro l’anno, aumentato nel 2020 del 12,2%.

Lo stop alla plastica monouso è solo parziale

(di Chiara Ronzani)

Da oggi sono vietati piatti, posate, cannucce e bastoncini di plastica monouso, come previsto dalla direttiva europea. Ma oltre ai sei mesi di ritardo nel recepimento, la potente lobby italiana della plastica è riuscita a far inserire delle deroghe nel decreto i cui effetti scattano oggi: per i prodotti a contatto con gli alimenti, come piatti e posate, saranno possibili alternative in plastica biodegradabile e compostabile, che potranno contenere fino al 10% di plastica derivata dal petrolio.
Le imprese, che sono già riuscite a far slittare di un altro anno la pur blanda plastic tax, riceveranno tre milioni di euro l’anno di incentivo; inoltre non c’è alcuna misura per disincentivare l’uso di prodotti usa e getta. Infine, nulla è stato fatto né per gli imballaggi, né per le bottiglie, che soltanto a partire dal 2025 dovranno esser composte per una percentuale di plastica riciclata.
Secondo alcune associazioni ambientalista l’Italia rischia la procedura di infrazione europea.
Stefano Ciafani, presidente di Legambiente

 

Party-gate, anche i laburisti chiedono le dimissioni di Boris Johnson

(di Martina Stefanoni)

Il 17 aprile 2021, la regina Elisabetta sedeva sola nella cappella di St. George, al castello di Windsor. Abito nero, cappello nero e mascherina nera. Da sola, nel rispetto delle regole anti covid che erano vigenti nel Regno Unito a quel tempo, assisteva al funerale di suo marito, il Principe Filippo.

Non molte ore prima, a Londra, al numero 10 di Downing Street, lo staff di Boris Johnson teneva due distinte feste di addio per due membri del gruppo che cambiavano lavoro: uno dei fotografi personali di Johnson e James Slack, capo della comunicazione del primo ministro. Le due feste, iniziate in due aree divise della residenza del primo ministro britannico, si sono poi unite e i festeggiamenti sono andati avanti fino alle prime ore del mattino. La notizia di questa festa si è diffusa oggi, a partire da un’inchiesta del Daily Telegraph, ma quella del 16 aprile non è stato l’unico party che c’è stato a Downing Street mentre per il resto del paese erano vietati. La lista è lunga. La prima è stata il 15 maggio 2020, nel giardino della residenza del premier. Circa 17 persone, tra cui Boris Johnson, si sono trovati a bere vino e mangiare formaggio.

Di quella festa, qualche settimana fa era circolata una foto, che aveva fatto scoppiare lo scandalo. Poi, qualche giorno dopo, sono emerse alcune email che invitavano circa 100 persone a un party il 20 maggio dello stesso anno. Tra le circa 40 persone che poi hanno effettivamente partecipato, c’era anche il premier. Il tutto, in uno dei momenti più critici della pandemia, mentre i britannici erano chiusi in casa e potevano uscire solo per bisogni essenziali. Da lì, come un effetto domino, sono emerse tante, troppe, altre feste organizzate a Downing Street. L’ultima, resa nota oggi poco dopo quella della notte del funerale del principe Filippo, coinvolge diversi membri della task force contro il covid 19, che il 17 dicembre 2020 si sono trovati per festeggiare un membro del comitato che lasciava l’incarico.[CONTINUA A LEGGERE]

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Il numero dei morti per covid in questa quarta ondata fa segnare un nuovo picco: 360 in 24 ore. Dopo due giorni di discesa tornano ad aumentare anche i posti letto occupati in terapia intensiva, undici in più, e nei reparti ordinari, più 371. 186253 i nuovi casi che confermano il rallentamento di omicron: secondo gli esperti, dovremmo essere intorno al picco. Tra le regioni, solo la Valle D’Aosta rischia l’arancione. Sonora stroncatura dal modo medico e scientifico dell’ipotesi di cambiare il calcolo di casi e ricoveri di covid. “Strumenti fondamentali per monitorare la pandemia”, la posizione del comitato tecnico scientifico e dall’istituto superiore di sanità. “Trucco contabile, il peso sugli ospedali non cambia”, accusano i sindacati dei medici.

(di Massimo Alberti)
Le modalità con cui vengono calcolati i ricoveri e i nuovi casi è il tema di discussione tra governo e regioni, che vorrebbero smettere di contare gli asintomatici, e i ricoverati per patologie diverse ma risultati positivi. Questa mattina l’agenzia Ansa aveva dato notizia di una circolare che andava proprio in questa direzione. Ma poi il ministero della salute ha diffuso una nota in cui ha smentito qualsiasi atto formale. Poco prima erano arrivati i no dall’Istituto superiore di sanità, dall’ordine e dal sindacato dei medici, che lo hanno definito, senza mezzi termini, un “espediente contabile”.

Uno due tre e 4 stroncature in serie dal mondo medico e scientifico, dell’ipotesi di cambiare il calcolo di positivi e ricoveri. La prima è nientemeno che dell’Istituto superiore di sanità, che ha ribadito la necessità della sorveglianza su tutti i positivi e non solo su chi ha sintomi respiratori. E’ probabilmente quella che ha convinto il ministero a fare marcia indietro per non andare apertamente contro il massimo organo sanitario italiano, rendendo così palese che il cambio di calcolo non avrebbe nulla di scientifico ma puramente politico. L’istituto lo spiega con alcune ovvietà: il covid non è solo una malattia respiratoria, ma una malattia multiorgano che da sintomatologie diverse, tanto più con le varianti. Sottolinea che verrebbe meno un dato fondamentale per capire incidenza e conseguenze su diverse fasce e classi di popolazione, e per monitorare l’andamento della circolazione virale, delle varianti, le conseguenze sul sistema sanitario.

Sono sostanzialmente le stesse ragioni della bocciatura da parte del Comitato tecnico scientifico. Ordine e sindacato dei medici ospedalieri aggiungono delle ovvietà pratiche: gestire un paziente col covid, ma ricoverato per altre patologie, non pesa meno sull’attività ospedaliera.Perché un virus ad alta infettività, ricordano i medici, richiede personale e spazi dedicati, lunghe procedure, che impattano sulle attività ordinarie. Tutti motivi, sottolineano, che renderebbero il cambio del calcolo inefficace e fuorviante per valutare il carico sugli ospedali, che va a gravare sui noti ed evidenti problemi strutturali di personale -100mila posti mancanti tra medici e infermieri – e uno dei tassi di posti letto più bassi d’Europa, poco più di 3 per mille abitanti rispetto alla media europea di 5. Una possibile soluzione, per i sindacati, sarebbe creare reparti covid multidisciplinari flessibili. All’ospedale di Monza sono stati i primi a farlo, al costo però per ora di chiudere una linea di chirurgia.

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