Approfondimenti

Le indagini sulla strage del Mottarone, la svolta a destra del Governo e le altre notizie della giornata

Draghi PNRR ANSA

Il racconto della giornata di mercoledì 26 maggio 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Potrebbero esserci presto nuovi indagati per la strage del Mottarone dopo i tre arresti della notte scorsa. Blocco dei licenziamenti e codice degli appalti sono i due temi sociali su cui il governo dovrà prendere una decisione definitiva nei prossimi due giorni. Manutenzioni non adeguate o mancanza di manutenzione. Parole legate a tutte le stragi e gli incidenti sul lavoro in Italia. La tragedia del Mottarone non fa eccezione. Questa settimana governo britannico e Commissione Europea hanno ripreso a litigare sulla questione del confine irlandese, mentre in Giappone anche l’importante quotidiano Asahi Shimbun si è schierato contro le Olimpiadi. Infine, i dati di oggi sull’andamento dell’epidemia da COVID in Italia.

Strage della funivia, potrebbero esserci presto nuovi indagati

(di Luigi Ambrosio)

Potrebbero esserci presto nuovi indagati per la strage del Mottarone. Si indaga a partire dalla manomissione dei freni di sicurezza, atto deliberato che i tre arrestati di oggi hanno ammesso di aver compiuto, hanno detto gli investigatori, per evitare che la funivia si bloccasse, visto che c’erano problemi. Problemi che avrebbero dovuto essere risolti con un intervento che avrebbe richiesto tempo e quindi, si presume, un fermo proprio adesso che la stagione turistica era iniziata dopo 15 mesi di pandemia che aveva messo in crisi oltre alla funivia tutta l’economia della zona che vive di turismo. [CONTINUA A LEGGERE]

Mancanza di sicurezza e scelte deliberate. Il comun denominatore di stragi e morti sul lavoro

(di Alessandro Principe)

“C’è qualcosa di strano, anche questa volta”. Egle Possetti, presidente del comitato famigliari vittime del Ponte Morandi, il giorno dopo il disastro del Mottarone ai nostri microfoni tracciava il nesso che oggi è più evidente.
L’inchiesta sul crollo del Morandi sostiene che la causa è stata la mancata manutenzione. Il 22 aprile si sono chiuse le indagini. 71 indagati. “Manutenzioni non adeguate. Decisioni operative sulla sicurezza della struttura mai prese”. Meccanismi delle manutenzioni stradali su viadotti, ponti e gallerie che, secondo l’accusa, erano improntati solo a garantire minori costi e maggiori guadagni. 43 morti.
Meno costi. Più guadagni. Meno spese per la sicurezza. La produzione da non fermare. A nessun costo. Come nella strage della Thyssen Krupp, 7 operai bruciati. Vertici della multinazionale tedesca condannati. Inadeguate misure di sicurezza. Estintori scarichi, telefoni staccati, idranti che non funzionano. L’estintore era scarico, disse il giorno dopo Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto.
Una scelta deliberata. Parole che tornano. Oggi lo dicono i pm di Verbania. Allora il pm del processo Thyssen Raffaele Guariniello.
Decisioni. Risparmiare. Non fermare il lavoro. Succede tante volte anche negli incidenti meno eclatanti, quotidiani. Spesso sono le carenti misure di sicurezza a causarli.
Nel caso della giovane operaia Luana D’Orazio è proprio quello che sospettano gli inquirenti: per la Procura il cancello di protezione del macchinario – che dovrebbe tenere il lavoratore distante quando è in funzione – è stato manomesso. L’inchiesta prosegue.
Scelta deliberata, dicono i pm del disastro del Mottarone, quella di togliere i freni di emergenza per non bloccare l’impianto. Non fermare il turismo e il suo giro d’affari.

Blocco dei licenziamenti e codice degli appalti: il governo vira a destra

(di Massimo Alberti)

Blocco dei licenziamenti e codice degli appalti sono i due temi sociali su cui il governo dovrà prendere una decisione definitiva nei prossimi due giorni, quando è previsto il Consiglio dei Ministri sul decreto Semplificazioni. Sull’abrogazione del codice degli appalti si va verso uno stralcio delle norme su subappalto e massimo ribasso, che sarebbero rimandate ad una legge delega entro fine anno. Il tema è diventato centrale anche nella giornata di mobilitazione degli edili di Cgil, Cisl e Uil per la sicurezza sul lavoro, con manifestazioni in 6 città.
Musica, flash mob in tuta bianca e caschetto ad Alessandria, Ancona, Bergamo, Napoli, Palermo questa mattina, e nel pomeriggio un sit-in a Roma davanti al parlamento per chiedere di fermare la strage sui luoghi di lavoro. Oggi è morto Matteo Leone, l’operaio 35enne rimasto schiacciato ieri da un carrello elevatore al porto di Salerno. Un operaio di 44 anni è morto a Castiglione della Pescaia investito da un furgone mentre lavorava su una strada del grossetano.
L’altra svolta a destra del governo è quella sulla fine del blocco dei licenziamenti. Una partita chiusa per Draghi, mentre Cgil, Cisl e Uil torneranno in piazza dopodomani. Nelle città e nelle Regioni si iniziano a fare conti su quante persone rischiano il posto di lavoro.
La partita non è chiusa, insiste il segretario Cgil Landini nel presentare la piazza di venerdì davanti a Montecitorio. Ma il governo ha scelto Confindustria, in quella che Draghi ha definito una mediazione, ma che di fatto viene incontro a tutte le richieste del padronato. E così nell’industria da luglio si faranno i conti con la contraddizione della ripresa annunciata, e un’ondata di licenziamenti che le imprese stanno già preparando come testimoniano lavoratori e sindacati.
A novembre il blocco scade anche per le piccole e il settore dei servizi. Quanti sono i posti a rischio? Difficile dirlo. Si va dai 500mila stimati da Bankitalia ai 2 milioni del sindacato. Realisticamente, molte centinaia di migliaia, a guardare la differenza tra la media dei licenziamenti negli anni precedenti e quelli “mancati” nel 2020. Stima al ribasso che potrebbe allargarsi con le imprese che ne approfitteranno per sostituire la forza lavoro. Che si aggiungeranno ai 383.688 licenziamenti economici avvenuti nonostante il blocco. E’la bomba sociale di cui parlano i sindacati, pronta a esplodere anche per l’assenza di una riforma degli ammortizzatori sociali che rischia di lasciare senza reddito centinaia di migliaia di famiglie già tra un mese. La scelta del governo formato da Lega, Forza Italia, PD, Italia Viva, 5 Stelle, Leu ha già innescato scioperi spontanei, a livello territoriale, come quelli di oggi in alcune aziende della Brianza.

Brexit e confine irlandese

(di Emanuele Valenti)

Questa settimana governo britannico e Commissione Europea hanno ripreso a litigare sulla questione del confine irlandese. Rispondendo alla richiesta di Londra di rivedere le norme inserite con un protocollo ad hoc nell’accordo sulla Brexit del 2019, la Commissione Europea ha ribadito che quelle regole non si toccano.
La presidente dell’esecutivo UE Ursula Von Der Leyen è andata oltre, sottolineando come i problemi e le tensioni di questi ultimi mesi in Irlanda del Nord non siano la conseguenza del Protocollo per il Nord Irlanda, ma derivino direttamente dalla Brexit. [CONTINUA A LEGGERE]

Migranti e morti in mare. L’Europa continua a voltarsi dall’altra parte

(di Diana Santini)

Non si sopportano volentieri le lacrime di cui si è la causa. Deve essere per questo che il piccolo fotografato cadavere su una spiaggia libica è riuscito a guadagnarsi a fatica un taglio basso in prima pagina, una noticina di dolore doverosa e qualche prosa più asciutta del solito (anche perché in questi giorni siamo occupati a fare della pornografia sul passeggino di un altro piccolo, morto su una funivia). Immagini inaccettabili, ha detto Mario Draghi a proposito delle foto di Zuara nell’ennesimo vertice europeo in cui c’era altro di più importante da discutere. Immagine. Ma non è un’immagine quella. Non è l’immagine a essere inaccettabile. Come si chiama il bambino? Ah già, non lo sappiamo. Non conosceremo la sua storia, nessuno avrà voglia di girare un film sulla vita spezzata di uno dei tanti che ogni giorno affogano per raggiungere le coste italiane tirate a lucido per le nostre agognate vacanze. Eppure, appena sei anni fa, era il settembre 2015, siamo stati almeno capaci di far annegare il piccolo Alan Kurdi – ricordate? – in un mare di lacrime di coccodrillo. Già. Piangeva il mondo e grazie alla sua morte, almeno così abbiamo detto senza sentirci abbastanza ridicoli, allora sì che l’Europa sarebbe stata costretta a cambiare direzione, a mettersi una mano sul cuore. Insomma, dopo quell’immagine scioccante, niente sarebbe stato come prima. Vero. Adesso è peggio di prima e non ci sforziamo nemmeno più. In Libia va bene così, lo dice il capo dei migliori, e quanto ai prossimi annegati che arriveranno via Tunisi ci ha pensato Luciana Lamorgese, ministra risoluta ma pur sempre più aggraziata di Salvini. L’Europa, vabbè, sono anni che si dà appuntamento al prossimo vertice (stavolta, giugno) per risolvere la faccenda. Nel frattempo, continuiamo serenamente a voltarci dall’altra parte.

Giappone, anche il quotidiano Asahi Shimbun contro le Olimpiadi

(di Disma Pestalozza)

In Giappone anche l’importante quotidiano Asahi Shimbun si è schierato contro le Olimpiadi.
Mancano meno di due mesi all’inizio delle olimpiadi, la fiaccola oggi passa dall’antica capitale del Giappone Kyoto, città svuotata dai turisti e che resterà tale anche per i prossimi mesi, sicuramente per queste Olimpiadi vietate al pubblico straniero e, ormai certamente contingentate anche per il pubblico locale, sempre se si svolgeranno. Perché oggi al coro dei no-si è unito anche l’importante quotidiano giapponese Asahi Shimbun, uno dei trentatré marchi presenti nel tabellone degli Olympic Official Partners, nonché uno dei 4 quotidiani più venduti in Giappone con Yomiuri, Mainichi e Nikkei.
Insomma, una voce decisamente importante. Ha deciso di schierarsi e in un editoriale uscito oggi, 26 maggio, ha chiesto al primo ministro Suga di chiamare fuori il Giappone dalle Olimpiadi. “È semplicemente irragionevole tenere le olimpiadi in Giappone” scrive l’Asahi “Chiediamo al primo ministro Suga di valutare la situazione oggettivamente e di decidere di non tenere le olimpiadi in Giappone”.
L’Asahi Shimbun si oppone ai Giochi, chiede al governo un intervento, ma soprattutto fa fronte al CIO denunciandone l’arroganza e l’ipocrisia, in più momenti ha dichiarato, senza motivare, che i giochi si potranno tenere anche in un eventuale stato di emergenza del Giappone.
La priorità principale, continua l’Asahi, è la salute dei cittadini giapponesi in un momento di vaccinazioni ancora scarse e di alti contagi. Tutto questo mentre l’opinione pubblica è fortemente contraria ai Giochi, molti governatori delle 47 prefetture li osteggiano e posti disponibili negli ospedali, per eventuali aggravamenti epidemici durante le olimpiadi non ce ne sono.
La voce dell’Asahi è una voce importante e autorevole, che si aggiunge alle tante che dicono no a dei giochi che di spirito olimpico, come fa intuire l’articolo del quotidiano giapponese, ne avranno poco. Un appello diretto come di rado accade in Giappone al primo ministro Suga, a Yuriko Koike governatrice di Tokyo e a Seiko Hashimoto, presidentessa del comitato organizzatore.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Circa 4mila i nuovi positivi censiti oggi in Italia dal bollettino giornaliero. Il tasso di positività dell’1,5%, lievemente più alto di ieri ma comunque sotto le soglie critiche. 121 i decessi registrati nelle ultime 24 ore. Prosegue il progressivo calo del numero di pazienti ricoverati, -439, e di pazienti in terapia intensiva, -45 rispetto a ieri.
Matteo Salvini e le Regioni a trazione leghista insistono intanto sui vaccini in vacanza. Siano disponibili a chi fa almeno tre settimane stanziali in una Regione diversa dalla propria, chiedono i governatori. Salvini rincara la dose: porteremo la questione sul tavolo del governo, ha detto invece il leader leghista, di fatto ignorando le decisioni già assunte in proposito dal commissario Figliuolo. Oggi l’Alto Adige ha annunciato che da ora in poi vaccinerà tutti senza più il criterio delle fasce d’età.

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