Approfondimenti

La minaccia del ministro Valditara, la sentenza di Rigopiano, la guerra in Ucraina e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di giovedì 23 febbraio 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il ministro dell’Istruzione Valditara ha definito la lettera inviata dalla preside del liceo scientifico di Firenze “Leonardo Da Vinci” ai suoi studenti “del tutto impropria” e ha sostenuto che “non compete a una preside nelle sue funzioni di lanciare messaggi di questo tipo”. Una condanna e, di più ancora, una minaccia di provvedimenti nei confronti della preside che ha scritto la lettera agli studenti chiedendo loro di reagire contro l’indifferenza. Venticinque assoluzioni e solo cinque condanne con pene lievi: dopo sei anni di attesa e svariati rinvii, è arrivata oggi la sentenza del processo di primo grado sulla strage di Rigopiano, l’hotel di Farindola travolto da una valanga nel 2017. Alla vigilia dell’anniversario della guerra in Ucraina, mentre si attende il voto della risoluzione dell’Onu, sembra assumere sempre più rilevanza il ruolo cinese. Domani dalle 9 alle 11,30 in onda lo speciale “Un anno che ha cambiato il mondo”.

Il mondo alla rovescia del ministro dell’Istruzione Valditara

(di Anna Bredice)

Se dal ministro dell’Istruzione Valditara arriva una condanna e, di più ancora, una minaccia di provvedimenti nei confronti della preside che ha scritto la lettera agli studenti chiedendo loro di reagire contro l’indifferenza, si può in qualche modo considerare prevedibile ciò che è accaduto poche ore dopo: davanti al liceo Da Vinci di cui è dirigente la preside è apparso uno striscione dell’associazione studentesca neofascista Blocco studentesco. In una foto su Twitter si vedono gli studenti che bruciano la lettera censurata e attaccata dal ministro dell’Istruzione, il quale anziché condannare il pestaggio di qualche giorno prima si è scagliato contro la preside minacciando provvedimenti contro di lei. Parlare di antifascismo mette in crisi Valditara, come fosse questo sì pericoloso. Per il ministro la preside è politicizzata, dice cose ridicole, anzi, il pestaggio è alla stregua della libertà di opinione: Valditara scrive “trovo che ci sia sempre più un attacco alla libertà di opinione e un alzare i toni, trasformando la polemica in una campagna di odio.” E’ come un mondo alla rovescia. La dirigente scolastica invece ha ottenuto l’appoggio, la solidarietà di tantissime realtà, politiche e sociali. Dai sindacati, ai presidi, agli studenti. Il sindaco di Firenze Dario Nardella è andato ad incontrare la preside e a Valditara ha chiesto o di scusarsi o di dimettersi. Le dimissioni sono quelle che chiedono senza dubbio gli studenti della rete dei medi. E infine la politica, mai come questa volta c’è stata una reazione compatta di tutta l’opposizione, del Pd in maniera unitaria, di Italia viva, dei Cinque stelle, della sinistra, nella richiesta di chiarimenti e di avere in aula subito il ministro Valditara per riferire. Da Meloni, dai presidenti di Camera e Senato nulla, come se non fosse accaduto niente.

La rabbia dei familiari delle 29 vittime di Rigopiano

(di Mattia Guastafierro)

Venticinque assoluzioni e solo cinque condanne con pene lievi.
Dopo sei anni di attesa e svariati rinvii, è arrivata oggi la sentenza del processo di primo grado sulla strage di Rigopiano, l’hotel di Farindola travolto da una valanga nel 2017. I maggiori imputati, tra cui l’ex prefetto di Pescara e l’ex presidente della Provincia, sono stati dichiarati non colpevoli. Erano accusati – a vario titolo – di disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni, falso, depistaggio e abusi edilizi. Condannato a due anni e otto mesi solo il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, anche se per lui la procura ne aveva chiesti 11. Alla lettura della sentenza in aula è esplosa la rabbia dei familiari delle 29 vittime, che hanno pianto, urlato e contestato la decisione del giudice.

Il 18 gennaio 2017 l’hotel Rigopiano venne travolto e distrutto da una valanga, in cui morirono 29 persone, tra ospiti e dipendenti. Gli imputati erano sotto accusa per la mancata prevenzione, gli allarmi ignorati e i ritardi nei soccorsi che portarono alla strage. Quintino Marcella è un ristoratore di Farindola. Quel giorno, con una telefonata alla prefettura, fu il primo a dare l’allarme. Lo ha intervistato Mattia Guastafierro

Il ruolo della Cina nella guerra in Ucraina

Alla vigilia dell’anniversario della guerra in Ucraina, mentre si attende il voto della risoluzione dell’Onu, sembra assumere sempre più rilevanza il ruolo cinese. Poco fa il vice ambasciatore di Pechino all’Onu, Dai Bing, intervenendo durante il dibattito alle nazioni unite, ha detto: “La posizione della Cina è chiara: l’integrità territoriale e i principi della carta dell’Onu devono essere rispettati”. Pechino nei giorni scorsi aveva annunciato di star lavorando ad un piano di de-escalation e oggi, a sorpresa, lo stesso presidente Ucraino Zelensky, si è detto interessato ad incontrare i vertici cinesi.
Il segretario della Nato Stoltenberg, ha detto oggi che ci sono segnali che la Cina sta riconsiderato l’ipotesi di inviare armi alla Russia. Accusa respinta con fermezza da Pechino che attraverso i portavoce del ministero degli esteri ha detto:”La cosiddetta intelligence degli Stati Uniti non è altro che speculazione e calunnia contro la Cina”.
Intanto si sono conclusi gli interventi in Assemblea Generale dell’Onu e la sessione speciale di emergenza sull’Ucraina e’ stata aggiornata. In serata si procederà al voto degli emendamenti proposti dalla Bielorussia e quindi della bozza di risoluzione sponsorizzata dai 75 paesi sostenitori di Kiev.
Kyiv spera di eguagliare il sostegno ottenuto ad ottobre, quando 143 paesi hanno votato per una risoluzione che condannava l’annessione di diversi territori ucraini da parte della Russia. Ma la Cina, il Sudafrica, l’India e molti paesi del sud del mondo probabilmente continueranno ad astenersi, sottolineando la loro alienazione da quella che considerano la guerra dell’occidente. Secondo l’International Crisis Group, poi, molti dei paesi che avevano votato a sostegno dell’Ucraina – come il Brasile, l’Indonesia e gli Stati arabi – hanno recentemente rifiutato di aderire alle sanzioni internazionali contro la Russia.
Questi quindi i punti su cui si concentrerà l’attenzione internazionale nelle prossime ore, soprattutto quella occidentale che misurerà così il suo consenso globale a un anno dall’invasione. Sul campo intanto cresce la tensione in vista dell’anniversario. Secondo Kiev le truppe russe starebbero preparando provocazioni vicino al confine della regione di Chernihiv, nell’Ucraina del nord, mentre gli attacchi nell’est del paese si sarebbero intensificati. Altro fronte da dove nelle ultime ore arrivano notizie potenzialmente preoccupanti è il confine con la Moldavia. Qui, secondo diverse fonti, Kiev starebbe ammassando truppe e Mosca oggi ha accusato l’Ucraina di voler “preparare una provocazione armata contro la Transnistria”, la regione separatista filorussa della Moldavia, coinvolgendo “sabotatori che indosseranno uniformi militari russe” per poter quindi accusare la Russia. La Moldavia ha smentito e invitato alla calma, Mentre Kiev ha accusato il Cremlino di “voler accendere conflitti interni in Moldavia”. La posizione geografica della Moldavia è particolarmente problematica per Kiev, perché a soli pochi chilometri da Odessa.

Il Ministero potrebbe bloccare l’espansione di Malpensa nel Parco del Ticino

(di Fabio Fimiani)

Potrebbero rimanere a brughiera i quarantaquattro ettari del Parco del Ticino, sui quali dovrebbe sorgere la nuova zona cargo dell’aeroporto di Malpensa. La Valutazione d’Impatto Ambientale presentata da Sea, la società di gestione degli scali milanesi, potrebbe non essere ritenuta adeguata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. La voce circola dalla scorsa settimana senza conferme ufficiali, le indiscrezioni in tal senso aumentano ogni giorno. CONTINUA A LEGGERE

Domani in onda lo speciale “Un anno che ha cambiato il mondo”

Venerdì 24 febbraio, dalle 9 alle 11,30 andrà in onda lo speciale “Un anno che ha cambiato il mondo” a cura di Michele Migone. In studio Lorenza Ghidini e Alessandro Gilioli con tanti ospiti in diretta, inviati di guerra, analisti di politica internazionale e attivisti per la pace.

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    La richiesta di riapertura delle indagini fallisce, e fallisce anche la denuncia contro il medico legale. Per due volte, il Tribunale di Busto Arsizio dice no alla richiesta della famiglia Mattarelli di riaprire le indagini sul caso Mattarelli. Eppure le cose non tornano. C'è un buco di due ore nella ricostruzione di quella notte, ma nessuno parla. Non parlano i magistrati, i consulenti chiamati dalla procura, i titolari della ditta dentro la quale Simone è stato trovato morto. "Simone" è un podcast scritto, prodotto e finanziato da Stefano Vergine. È disponibile gratuitamente anche sulle principali piattaforme audio e su YouTube. Per segnalazioni: https://www.instagram.com/stefano.vergine/

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    Ci si può suicidare sotto effetto di cocaina? Gli esperti sentiti per questa puntata dicono di no: la quantità di sostanza presente nel sangue del ragazzo non è compatibile con il suicidio. Questo, secondo la famiglia Mattarelli, è uno dei tanti errori commessi nelle indagini. Il più grave, però,sarebbe stato commesso dal medico legale chiamato dalla procura. Su queste basi l'avvocato dei familiari tenta di opporsi alla richiesta di archiviazione. "Simone" è un podcast scritto, prodotto e finanziato da Stefano Vergine. È disponibile gratuitamente anche sulle principali piattaforme audio e su YouTube. Per segnalazioni: https://www.instagram.com/stefano.vergine/

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    News della notte di domenica 02/11/2025

    L’ultimo approfondimento dei temi d’attualità in chiusura di giornata

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    Simone ep.3 - Conflitti d'interesse

    Il 15 marzo del 2021, due mesi dopo la morte di Simone, la procura di Busto Arsizio chiude l'indagine e chiede al tribunale di archiviare il caso: per i magistrati è stato un suicidio provocato dal down della cocaina. Leggendo gli atti della richiesta dei pm, i legali della famiglia scoprono però cose che non li convincono. "Simone" è un podcast scritto, prodotto e finanziato da Stefano Vergine. È disponibile gratuitamente anche sulle principali piattaforme audio e su YouTube. Per segnalazioni: https://www.instagram.com/stefano.vergine/

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    Simone è un ragazzo di provincia. È nato in Brianza, il 6 giugno del 1992, ed è cresciuto in un paese piccolissimo. Tanti amici, la fidanzata, la passione per il calcio, i motori, i viaggi. Fa il gommista in un'officina. Il nonno gli ha lasciato una piccola eredità con cui lui dice di voler aprire un'attività tutta sua. Ma la notte del 2 gennaio del 2021 la sua vita prende una svolta improvvisa. "Simone" è un podcast scritto, prodotto e finanziato da Stefano Vergine. È disponibile gratuitamente anche sulle principali piattaforme audio e su YouTube. Per segnalazioni: https://www.instagram.com/stefano.vergine/

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    Il pomeriggio del 3 gennaio del 2021 il corpo di un ragazzo di 28 anni viene trovato senza vita all'interno di una fabbrica in provincia di Varese. Impiccato con la sua stessa cintura a un macchinario usato per riciclare vetro. La notte prima era stato rincorso per tre ore da 14 carabinieri tra le province di Milano, Como, Varese e Monza. Il ragazzo si chiama Simone Mattarelli. "Simone" è un podcast scritto, prodotto e finanziato da Stefano Vergine. È disponibile gratuitamente anche sulle principali piattaforme audio e su YouTube. Per segnalazioni: https://www.instagram.com/stefano.vergine/

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