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    Le grandi manovre sulle telecomunicazioni: Renzi, Telecom Italia, i francesi di Vivendi e Mediaset. Intervista con Gianni Dragoni.

    A cura di:

    Raffaele Liguori

    La frontiera di Ventimiglia questa volta è rimasta aperta: nessun ostacolo, nessuna barriera. Anzi, potremmo dire che sono stati srotolati tappeti rossi per consentire un facile e agevole passaggio dalla Francia all'Italia. Non parlo di persone, ma di capitali. Perchè da ieri il colosso francese delle comunicazioni, Vivendi, è diventato il primo azionista, l'azionista di riferimento, di Telecom Italia. Un'operazione complessa preparata da mesi e che ieri ha avuto la certificazione conclusiva. La società francese Vivendi, controllata dal finanziere Vincent Bollorè, ha il 14,9% di Telecom Italia. E' la prima volta che Telecom Italia ha come azionista di riferimento un soggetto non italiano. Memos di oggi ha ospitato il giornalista del Sole 24 Ore Gianni Dragoni (insieme a Patrizio Bianchi, economista, e Alfonso Fuggetta, informatico del Politecnico di Milano) per descrivere i pezzi di un puzzle che sta ridefinendo i confini di un vero e proprio intreccio “politico e industriale”. Si tratta delle relazioni tra le società che producono o gestiscono contenuti (Vivendi, Mediaset) e le società che controllano le infrastrutture su cui quei contenuti possono essere scambiati (Telecom Italia e gli altri operatori della telefonia e, forse in un futuro non lontano, anche la Cassa Depositi e Prestiti). Gli interessi del momento si concentrano attorno allo sviluppo del progetto del governo – atteso da anni - sulla banda ultralarga: in gioco ci sono oltre 6 miliardi di euro di fondi pubblici per portare nelle case e negli uffici connessioni dalle tre alle dieci volte più veloci di quelle massime attuali. Cosa faranno Renzi e la governativa Cassa Depositi e Prestiti appena rinnovata nei suoi vertici aziendali? E cosa farà il francese Bollorè in stretto contatto con un vecchio amico di Mediaset come Tarak Ben Ammar? La partita è già cominciata.

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    La COP30 in Brasile era partita con due obiettivi: triplicare i fondi per i paesi in via di sviluppo colpiti dagli effetti del riscaldamento globale e sottoscrivere un percorso per l’uscita dalla dipendenza e dall'uso dei carburanti fossili. Se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, un risultato su due è stato portato a casa. Ma chi avrebbe potuto fare pressioni per ottenere di più non l’ha fatto: gli USA assenti hanno boicottato, ma anche Cina e India, non pervenute, di fatto, mentre una Ue divisa alla fine ha battuto un colpo. Resta lo sforzo dei Paesi per raggiungere i loro obiettivi. L'analisi di Sara Milanese e il commento di Eleonora Cogo, responsabile del team Finanza in ECCO, il Think Tank sul cambiamento climatico. L'Europa cambia il piano Trump in almeno tre punti: nessuna concessione territoriale alla Russia prima del cessate-il-fuoco, un esercito per l'Ucraina più grande e nessun limite alle sue alleanze, l'uso dei fondi russi congelati in Europa per la ricostruzione (e no al 50% agli USA): sarà un piano digeribile anche per Trump? L'analisi di Federico Baccini, nostro collaboratore da Bruxelles. Infine Luigi Ambrosio inviato a Napoli per le elezioni regionali ci racconta il peso straordinario dell'astensionismo.

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    - Non morti, omicidi. Sulle centinaia di giornalisti uccisi a Gaza intervista al presidente dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli. L’occasione è il film su Fatma Hassona, la fotoreporter uccisa poco prima di andare al Festival di Cannes per il film girato da Sepideh Farsi sulla sua vita. Fondazione Diritti Umani vi invita all’anteprima che si terrà il 25 novembre alle 21.15 al Cinema Ariosto di Milano. - Ogni meta un kit scolastico per i bambini nelle zone di crisi. E’ l’iniziativa della nazionale italiana di rugby. Con Leonardo Ghiraldini, 107 partite con la maglia azzurra, parliamo di questo e dello sport per tutti e tutte. - Ultimi giorni per segnalarci il vostro luogo più simbolico della Resistenza a Milano. Dai vostri suggerimenti ne sceglieremo 3 perché diventino altrettanti podcast. In Rights Now sentiremo i luoghi scelti da Primo Minelli, presidente dell’ANPI provinciale di Milano. A cura di Danilo De Biasio. Per suggerimenti: direzione@fondazionedirittiumani.org

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