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Leone d’Oro a Lav Diaz

Consegnare il Leone d’Oro a Lav Diaz è stata una grande prova di coraggio da parte della giuria di Venezia 73, presieduta da Sam Mendes. Era uno dei pochi premi prestigiosi che ancora mancavano  a Lav Diaz, regista filippino noto per i suoi film di durate chilometriche anche di otto, nove ore come A lullubay to the Sorrowful Mystery passato a Berlino, From what is before che vinse il Pardo d’Oro a Locarno o Death in the land of encantos premiato qualche anno fa a Venezia nella sezione Orizzonti. La sua è una cinematografia frequentata dai cinefili e dai critici presenti ai festival, quelli che resistono fino alla fine dell’opera. Il Leone d’Oro, forse riuscirà a convincere gli esercenti a programmare il suo film e a dargli l’attenzione che merita.

The woman who left, il film appena premiato, sfiora il tetto delle quattro ore. Lunghezze che per chi assiste a un film di Lav Diaz rappresentano una vera e propria esperienza. Qui racconta la storia di una donna uscita dal carcere dopo trent’anni, perché scoperta innocente. Diaz racconta il suo ritorno alla vita quotidiana, alla ricerca della famiglia perduta nel tempo, il conforto della vecchia abitazione. Tutto questo nella periferia di Manila nel 1997, quando la città era diventata la capitale asiatica dei sequestri. Piani sequenza lunghissimi, immagini profonde, personaggi disperati che solidarizzano tra loro, in un bianco e nero che abbaglia chi guarda.

Il Leone d’Argento-Gran Premio della Giuria lo ha ricevuto Tom Ford per Nocturnal Animals. Di ritorno alla Mostra del Cinema a istanza di sette anni da A Single Man con un nuovo lavoro che non ha niente a che vedere con le atmosfere del film precedente, elegante, raffinato, con Colin Firth protagonista e tratto dall’omonimo romanzo di Christopher Isherwood. Nel frattempo Ford ha consolidato la sua fama da stilista, soprattutto nel campo degli occhiali, che in entrambi i film vengono indossati e pubblicizzati dai protagonisti, che diventano testimonial all’interno di un lungometraggio. Ma considerate le capacità estetiche e di tenere con il fiato sospeso per quasi due ore di film, si comprende che parte della sua attività nella moda serve a produrre un cinema di qualità.

NOCTURNAL ANIMALS

La lettura di queste pagine diventa lo spunto per narrare un’altra storia e per realizzare parallelamente un film di genere. Mentre Susan legge di notte, da sola nella sua grande casa inquietante, si scopre l’avventura thriller di Tony Hastings (è sempre Jake Gyllenhall) e della sua famiglia, in una notte in viaggio sulle strade del Texas deserte e senza campo per il cellulare. Una vicenda tragica, seguita da un poliziotto malato e quasi in pensione (Michael Shannon), che si intreccia con il ricordo della storia d’amore, nata da molto giovani, tra Susan e Edward. Un pretesto per fare i conti con il proprio passato e i propri errori.

In ex aequo, il Leone d’Argento per la regia è andato a Paradise di Andrej Konchalovskj e a La region salavaje di Amat Escalante. Il film del regista russo è ambientato in epoca di occupazione nazista in Francia, una donna russa Olga (Yuliya Vystskaya), partecipa alla Resistenza proteggendo i bambini ebrei. Finita in un campo di concentramento, incontra l’ex amante francese (Philippe Duquesne), diventato collaborazionista. Riprenderanno a vedersi di nascosto organizzando una fuga insieme. Film denso e raffinato, in bianco e nero e che si aggiunge al patrimonio cinematografico sulla memoria. Nel 2014 Konchalovsky vinse già il Leone d’Argento con Le notti bianche di un postino.

paradise

Il film del messicano Escalante ha portato scompiglio con la creazione di un horror social-sexy che mette in scena una sorta di piovra gigantesca, contornata da falli al posto dei tentacoli. Una  creatura simbolica per rappresentare “il desiderio represso, diffuso nella società messicana”, così ha spiegato il regista. Ma l’intento di fondo è quello di denunciare l’omofobia imperante nel Messico di oggi, che spesso porta a efferati crimini nei confronti degli omosessuali.

La Coppa Volpi per la migliore attrice è stata consegnata a Emma Stone, protagonista di La la Land di Damien Chazelle, il film che ha aperto il concorso con allegria e musicalità e che sembra già essere candidato all’Oscar, sia come film che per le interpretazioni. In questo film la Stone canta e balla e il suo personaggio si avvale di molte sfumature. Del suo talento si era accorto anche Woody Allen, che la volle accanto a Colin Firth in Magic in the moonlight e a Joachim Phoenix in Irrational Man. E, tra gli altri film tipo Stupid crazy love con Ryan Gosling, è stata anche la figlia di Michael Keaton in Birdman.

Come miglior attore è stato giudicato Oscar Martinez, nel film argentino El ciudadano ilustre di Mariano Cohn e Gastón Duprat. Una commedia per raccontar ei fantasmi del passato dell’Argentina, attraverso il ritorno a casa di uno scrittore Premio Nobel, trascurato in patria. L’attore, molto noto in Argentina, è stato tra i protagonisti degli episodi di Storie pazzesche, il padre di Paulina, visto al Torino Film Festival.

 

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Premio per la miglior sceneggiatura a Noah Oppenheim per il film Jackie di Pablo Larraín. Un film che meritava anche di più, ma probabilmente anche questo è già avviato nella corsa verso gli Oscar.
Premio speciale della giuria a The bad batch di Ana Lily Amirpour. E’ il secondo film, della regista iraniana, un po’ ostico per alcune scene splatter, ambientato in una zona desertica tra Messico e Texas in cui vivrebbe una popolazione cannibale. Arlen (Suki Waterhouse), una ragazza di passaggio in quelle zone finisce lì quasi per caso, viene sequestrata e in parte mutilata. Nonostante questo riesce a salvarsi e a scappare, raggiungendo un’altra zona popolata da derelitti, succubi di un guru che promette benessere (Keanu Reeves). Con lei c’è una bambina rimasta orfana di madre, la figlia del capo dei cannibali (Jason Momoa), che le chiederà un aiuto per riportargliela. E’ interessante la costruzione delle due zone, abitate da freaks ed esplorate quasi a livello documentristico. Zone che esistono nelle lande depresse degli USA, meno esasperate e fantasiose ma comunque violente per la disperazione e la miseria, come si è visto nei film Louisiana di Roberto Minervini o Below sea level di Gianfranco Rosi e Re della terra selvaggia di Benh Zeitlin. Nel cast anche Jim Carrey e Giovanni Ribisi.
Infine, il Premio Mastroianni a una giovane attrice emergente a Paula Beer, protagonista del bellissimo Frantz di François Ozon.
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 Qui tutti gli altri premi di Venezia 73.
  • Autore articolo
    Barbara Sorrentini
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    Esteri di martedì 16/09/2025

    1) “Gaza brucia di fronte al suo mare, testimone della sua tragedia”. L’esercito israeliano ha lanciato l’offensiva di terra sulla principale città della striscia. L’esodo in mezzo alle bombe. Quasi 90 i morti da questa mattina. (Valeria Schroter) 2) Israele come Sparta. Mentre l’ONU stabilisce che quello in corso a Gaza è genocidio, Netanyahu ammette l’isolamento internazionale e dipinge un futuro di autarchia e guerra permanente. (Anna Foa, Eric Salerno) 3) Gli Stati Uniti continuano a colpire il Venezuela. Trump punta a rovesciare il regime di Maduro con la scusa della lotta al narcotraffico. (Alfredo Somoza) 4) Cinquant’anni fa l’indipendenza della Papua Nuova Guinea. Il paese oggi è vittima della maledizione della ricchezza e rischia di finire ostaggio di un nuovo braccio di ferro tra occidente e Cina. (Chawki Senouci) 5) Spagna, l’estrema destra torna a riunirsi a Madrid. Il primo passo verso una grande alleanza di tutte le destre europee. (Giulio Maria Piantadosi) 6) Rubrica Sportiva. Julia Paternain, la maratoneta uruguayana entra nella storia vincendo la prima medaglia ai mondiali di atletica per il paese sudamericano. (Luca Parena)

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    “E’ stato bello rendersi conto che la figura di Woodie Guthrie è ancora molto viva anche fuori dagli Stati Uniti”, racconta Sarah Lee, nipote dell’icona folk americana. “Le problematiche di cui cantava lui ottant’anni fa sono ancora attuali”, riferendosi al tema dell’immigrazione e alla difficile situazione al confine con il Messico. Con la sua musica Woody Guthrie "affrontava un concetto molto basilare di umanità e speranza, ovvero il trattare le persone come persone, aiutandosi a vicenda nei momenti di difficoltà": lo stesso messaggio che ora le Guthrie Family Singers vogliono portare avanti. Ascolta l’intervista di Elisa Graci alle Guthrie Family Singers.

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    Iniziamo parlando del festival Coachella 2026 di cui è appena stata annunciata la lineup e ricordando Victor Jara, cantautore cileno simbolo della canzone sociale e di protesta che scomparse oggi 52 anni fa durante la dittatura Pinochet. Proseguiamo con il mini live in studio delle Guthrie Family Singers, trio di discendenti di terza e quarta generazione dell'icona folk americana Woody Guthrie. Nell'ultima parte accenniamo al concerto di raccolta fondi per la Palestina del 18 settembre, organizzato a Firenze da Piero Pelù, e ricordiamo la stella del cinema Robert Redford appena scomparsa.

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