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Le nuove regole per scuole e università e la protesta di 1500 presidi

Green Pass Scuola Presidi ANSA

Per ora la prima preoccupazione per i presidi è quanto personale avranno a disposizione, visto che le stime circolate in questi giorni parlano di circa 20mila docenti contagiati. È questa la prima incognita per quando si riapriranno i portoni, domani mattina per un quarto delle superiori al nord, e lunedì mattina per tutti gli altri. Poi si cominceranno a fare i conti con le regole differenziate che prevedono meno restrizioni a seconda dell’età e della copertura vaccinale.

Per nidi e materne la chiusura della classe scatta al primo contagio e il personale sarà dotato di mascherine FFP2. Alle elementari, invece, al primo contagio la classe viene testata, anche con test rapidi, per due volte e al secondo contagio scatterà la DAD per 10 giorni. Per medie e superiori al primo caso ci si mette la mascherina FFP2 e si fanno i test, gratuiti in farmacia, con prescrizione. Al secondo contagio vanno in Dad i ragazzi non vaccinati, che secondo le statistiche nazionali sono uno ogni quattro, e quelli che non hanno fatto i richiami nei tempi stabiliti. E al terzo contagio va in DAD tutta la classe.

Resta un mistero come faranno i presidi a disporre le DAD selettive non avendo loro accesso per la privacy al dato di vaccinazione degli studenti. Vedremo soprattutto se queste differenze tra uno o due contagi nelle classi reggeranno alla velocità di diffusione di Omicron.

Anche le Università si preparano disponendo la possibilità di tornare, fino a febbraio alle sessioni di laurea e di esami a distanza. Il capo dell’Associazione Nazionale Presidi ha detto che avrebbe preferito due o 3 settimane di DAD in partenza per passare il picco dei contagi. Con lui ci sono 1.500 presidi che ieri hanno firmato una lettera che ne chiede due di settimane di didattica a distanza, per evitare caos ed inefficienze. Vedremo tra poco chi tra loro e il governo avrà ragione.

  • Autore articolo
    Claudio Jampaglia
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    Stuart Murdoch: "Il mio primo romanzo non è una biografia, ma racconta la mia storia e la storia della mia malattia"

    Il leader dei Belle & Sebastian racconta "L'impero di nessuno", il suo libro d'esordio, ai microfoni di Volume. Un libro che lui stesso definisce di autofiction: "La maggior parte delle cose che accadono a Stephen, il protagonista, sono successe anche a me". 10 anni fa, Murdoch aveva scritto una canzone con il medesimo titolo: "Il romanzo tocca gli stessi temi: Stephen ha un'amica del cuore, Carrie, entrambi hanno la stessa malattia e si sostengono e ispirano a vicenda". La malattia è l'encefalomielite mialgica: "Mentre scrivevo immaginavo il mio pubblico, e il mio pubblico era il gruppo di supporto per l’encefalomielite che frequentavo negli anni Novanta. Immaginavo di scrivere per loro, e questo mi ha aiutato a trovare il tono giusto". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Stuart Murdoch.

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    Nel cinquantenario della morte di Šostakovič il Teatro alla Scala inaugura la Stagione con il suo capolavoro Una lady Macbeth del distretto di Mcensk, tratto dal racconto di Nikolaj Leskov in cui una giovane sposa con la complicità dell’amante uccide il marito e il tirannico suocero, ma viene scoperta e finisce per suicidarsi in Siberia, tradita da tutti. Dopo il debutto a San Pietroburgo, l’opera, che avrebbe dovuto essere il primo capitolo di una trilogia sulla condizione della donna in Russia, ebbe enorme successo in patria e all’estero. Stalin assistette a una rappresentazione a Mosca nel 1936; due giorni dopo apparve sulla Pravda la celebre stroncatura dal titolo “Caos invece di musica” con cui il regime metteva all’indice l’opera e il compositore. Anni dopo Šostakovič preparò una nuova versione che andò in scena a Mosca nel 1963 con il titolo Katarina Izmajlova, dopo che il sovrintendente Ghiringhelli aveva invano cercato di ottenerne la prima per la Scala. Oggi il Teatro presenta la versione del 1934 con la direzione del M° Chailly e il debutto del regista Vasily Barkhatov. Ascolta Riccardo Chailly nella presentazione dell’opera.

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    Il trumpismo fa paura. L'autoritarismo trumpista ancora di più. A Pubblica la prima sintesi degli incontri alla Casa della Cultura di Milano per il ciclo "Autoritarismi in democrazia" (Osservatorio autoritarismo, Università Statale Milano, Libertà e Giustizia, Castelvecchi) di cui Radio Popolare è media partner (qui il programma https://www.libertaegiustizia.it/2025/11/21/autoritarismi-in-democrazia/). Ospite del primo incontro (22 novembre 2025) la filosofa Chiara Bottici, della New School for Social Research di New York. «Il clima negli Stati Uniti – ha raccontato la filosofa - è estremamente allarmante, estremamente preoccupante. Quando parlo di neofascismo non è un'esagerazione, non è un modo per dire "questi sono cattivi, Trump è autoritario"».

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