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La diffidenza al ghetto di Roma: “Meloni? Parole di circostanza”

ghetto roma

Attilio Lattes aveva un anno il 16 ottobre 1943. Si salvò perché fu calato dal padre nelle fogne. Poi visse con i genitori per un anno nei boschi di Monte Mario.

“Una ronda fascista un giorno ci intercettò. Chiesero a mia madre di abbassarmi i pantaloni. Videro la circoncisione. Adesso dovete venire a via Tasso e poi vediamo su quale treno mettervi, dissero. Mia madre aveva un falso certificato medico fatto da un dottore del Policlinico per giustificare la circoncisione in seguito a una operazione chirurgica. I fascisti ci credettero e così ci siamo salvati”.

Marco Di Porto aveva tre anni. Fu nascosto in un convento.
“I fascisti provarono a entrare per catturarci. Le suore si misero sulla porta e dissero prima ammazzate noi e poi entrate”.

Altri non si salvarono.

Quest’anno per la prima volta si è commemorata la deportazione degli ebrei romani con la destra estrema al potere. “Sono parole di circostanza” commentano al ghetto dopo la condanna della deportazione da parte di Giorgia Meloni.

Mai l’anniversario della deportazione degli ebrei romani era stato occasione per una tale sfilata di prese di posizione. Berlusconi, La Russa, Fontana, da destra tante voci a fare a gara a chi ricorda, condanna, ammonisce con più nettezza. E soprattutto lei, la Presidente del Consiglio di destra in pectore, Giorgia Meloni. Ha parlato di “orrore nazifascista”.

Targa Ghetto Roma

La destra italiana che ha vinto le elezioni e che come primo atto ha eletto un vecchio duro del Movimento Sociale e un cattolico reazionario alle presidenze di Senato e Camera ha approfittato del 16 ottobre per dare di sé l’idea di avere superato il passato fascista. Al ghetto ci credevano poco. Operazione di facciata, secondo chi accettava di parlare.

“Meloni dice cosi ma hai visto chi ha nel partito? La Rauti che entrerà nel Governo? E hai visto gli alleati? Hai visto Fontana? Sono pure peggio”.

Questa sollecitudine della nuova maggioranza a cercare di darsi nuovi colori non serve però tanto a convincere gli ebrei romani. Serve soprattutto a togliere argomenti alle opposizioni. E infatti quando Orlando del PD ha parlato di “destra pericolosa” nello stesso giorno della commemorazione della deportazione, a Meloni deve essere sembrata la combinazione perfetta. E ha affondato:
“Gli attacchi scomposti della sinistra sono un insulto a chi ci ha votato”.

Al ghetto nessuno di questi politici si è visto. È arrivato solo il sindaco di Roma, Gualtieri.
‘Ha paura?’ chiediamo a un uomo anziano. “Ho scampato la razzia del 16 ottobre, non sono preoccupato perché mi so difendere” ci risponde.

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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    Nell'ultima puntata di 37e2 abbiamo letto la lettera di una persona che ha lavorato come in un Cpr, Centro di permanenza per il rimpatrio, e che con molta amarezza ha deciso di abbandonare il lavoro. La lettera ci è arrivata attraverso la Rete Mai più lager - No ai Cpr con cui siamo in contatto per raccontarvi cosa accade nei Cpr.

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