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Il fantasma di Corso Venezia

Draghi ANSA - Il fantasma di Corso Venezia

Sono giorni difficili per il governo che da un lato gode ancora dei favori dei sondaggi e dall’altro però rischia di incartarsi da solo, isolato in Europa, alle prese con la manovra e con i crescenti problemi nella sua compagine. Le nubi si stanno addensando su Lollobrigida, ancora potentissimo dentro al partito nonostante la fuga da lui di Arianna e Giorgia Meloni, di cui viene alla luce ora l’assunzione di decine di collaboratrici e collaboratori al ministero dell’Agricoltura, molti dal curriculum discutibile. E il clima di paranoia e complotto alimentato da Fratelli d’Italia si sta rivoltando contro Meloni. Da questo punto di vista ci mancava solo il fantasma di Corso Venezia: sarebbe Mario Draghi, che è andato nel centro borghese di Milano, tra i palazzi Liberty e neo gotici a trovare Marina Berlusconi, l’erede politica del padre Silvio. Visita di cortesia, dice lo staff di Marina. Ma non ci crede nessuno. Forza Italia ha scherzato questa estate sui diritti civili, quando è arrivato il momento di affondare il colpo in Parlamento si è ritirata, sia sullo Ius Scholae che sulle misure cattivissime della destra come il carcere per le madri e per le donne incinte. Sui soldi, scherza un po’ meno il partito centrista. E la minaccia di stamattina di Tajani di mettersi di traverso sulla tassa sugli extraprofitti è più seria. Così come è serio l’interesse per il piano Draghi in Europa, mentre Lega e pure Meloni, sotto sotto, continuano a vedere Draghi come uno spauracchio se non come un nemico. Salvini può dirlo più liberamente, Meloni meno e allora basta una speculazione di quelle che circolano in queste ore, scenari tipo governi tecnici a guida Pd-Forza Italia, per fare salire la tensione. E’ fantascienza, oggi, lo scenario. E’ realtà quel fantasma che stava a Corso Venezia a Milano ad agitare, da lontano, la Meloni asserragliata al primo piano di Palazzo Chigi circondata solo da pretoriani, non fidandosi nemmeno della Polizia.

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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    Tre anni di Chat Gpt. Il 30 novembre 2022 la società californiana Open AI metteva a disposizione degli utenti, gratuitamente, il primo software di intelligenza artificiale (IA). A distanza di tre anni c’è una bolla speculativa, generata dagli investimenti multi-miliardari nell’IA, che rischia di scoppiare su Wall Street. Non è escluso, però, che si sgonfi lentamente, senza provocare grossi danni. Un’ipotesi che i capi di Big Tech (le grandi società tecnologiche da Apple a Microsoft, da Google a Amazon, a Meta e a diverse altre) sembrano escludere, preferendo messaggi allarmistici. Sundar Pichai, amministratore delegato di Google-Alphabet qualche giorno fa ha detto: se scoppiasse una bolla nel settore dell'IA «nessuna azienda ne sarebbe immune, inclusi noi». Pubblica ha ospitato il giornalista e saggista Michele Mezza e la filosofa della scienza Teresa Numerico.

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