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Gran Bretagna, al bando le auto a benzina e diesel nel 2030

Boris Johnson Gran Bretagna

La Gran Bretagna accelera la svolta verde e annuncia che metterà al bando dalla circolazione tutte le automobili a benzina e diesel già nel 2030, anticipando l’obiettivo di 10 anni.

La decisione della Gran Bretagna era stata anticipata ed è stata confermata ufficialmente dal premier Boris Johnson, in un progetto in 10 punti per “una rivoluzione industriale verde” nel Paese. Il piano prevede, tra le altre cose, la creazione di 250mila posti di lavoro e incentivi per mezzi pubblici e mobilità dolce.

Gianluca Ruggieri, docente e ricercatore all’università dell’Insubria e conduttore di C’è Luce, commenta a Radio Popolare le implicazioni di questa inaspettata manovra della Gran Bretagna.

Quello che è stato presentato è un piano sulla transizione energetica del Regno Unito in 10 punti, che hanno dentro un po’ di tutto: dalla promozione dell’eolico offshore alla promozione anche del nucleare, l’idrogeno e in particolare, per quanto riguarda i veicoli elettrici, questa previsione di anticipare il bando, che era già stato proposto per il 2040, al 2030. È un bando sulle nuove immatricolazioni, quindi non potranno essere immatricolate auto che usano benzina e gasolio. Sembra esserci un’apertura invece per le ibride, che usano benzina e gasolio ma hanno anche un supporto elettrico. Nel 2019 meno del 2% delle nuove immatricolazioni erano 100% elettriche. Fare un’accelerazione di questo tipo ovviamente è andare un po’ sulle montagne russe, ma il Regno Unito ha bisogno anche di definire un proprio ruolo nel mondo nei prossimi anni. Puntare su questa transizione per il rilancio dell’economia, nella ripartenza dopo la pandemia, è una cosa che molti paesi sono interessati a fare. Lo sta facendo in parte l’Unione Europea, e il Regno Unito, che non ne farà più parte, lo fa in questo modo.

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    Società Civile per il No. È nato il comitato, promosso da vari esponenti della società civile, da sindacati, associazioni e realtà democratiche, che sostiene le ragioni del No al referendum costituzionale sulla riforma della Giustizia del Guardasigilli Carlo Nordio. Presieduto da Giovanni Bachelet, il comitato ha nel direttivo nomi importanti come il segretario della Cgil Maurizio Landini, la presidente di Libertà e Giustizia Daniela Padoan e l’ex ministra Rosy Bindi. I principali punti del comitato vertono sul fatto che una magistratura autonoma, indipendente, che non guarda in faccia a nessuno sia una cosa che conviene ai cittadini. Il prossimo 10 gennaio a Roma si terrà la prima assemblea generale, per la partenza della campagna referendaria, che vedrà la nascita di comitati territoriali in tutta Italia per lanciare una campagna informativa sulle ragioni del No. “Riteniamo che sia una battaglia per evitare che venga minato un principio fondamentale della nostra democrazia”, ha detto Rosy Bindi, che fa parte del direttivo del comitato, nella nostra trasmissione Radio Sveglia. L'intervista di Alessandro Braga.

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