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Dalla crisi escono macerie di democrazia

renzi crisi

Lo avete sentito dalle nostre cronache: anche in queste ultime ore di trattative Matteo Renzi continua ad alzare la posta e ora dice che “se Conte rimanesse premier, la gente non capirebbe perché abbiamo fatto tutto questo casino”.

La preoccupazione del Capo di Italia Viva su quello che “capisce la gente” forse, però, è un po’ tardiva: già da settimane la grande maggioranza degli italiani è molto lontana dai giochi di partito, e se segue la crisi il più delle volte lo fa in una sorta di “disperato intrattenimento”, come ha detto l’altro giorno a Radio Popolre Filippo Ceccarelli

Giusto ieri è uscita una ricerca dell’istituto Demos sul rapporto tra gli italiani e lo Stato e sulla fiducia nelle istituzioni: i partiti sono all’ultimo posto, con il 9 per cento, battuti non solo dal Presidente della Repubblica, dalle forze dell’ordine e dai sindacati, ma proprio da tutti, perfino dalle banche.

E per godere di meno fiducia delle banche, diciamolo, bisogna proprio essersi impegnati nel perdere prestigio.

Presto forse sapremo qualcosa di più sull’esito di questa crisi, o forse no e si andrà avanti per altri giorni ancora, è da quasi due mesi ormai che è scoppiato il terremoto politico e vedremo come va a finire.

Una certezza però c’è già: i partiti, indicati dalla Costituzione come i soggetti che “determinano la politica nazionale”, ne escono reputazionalmente a pezzi, il che vuol dire nuove macerie di democrazia e di rappresentanza, nuove macerie appunto della nostra Costituzione.

Chissà se se n’è accorto qualcuno, al tavolo delle trattative che si tiene alla Camere, o tra i negoziatori notturni che si scambiano telefonate frenetiche in queste ore, tutti rinchiusi in quei due ettari di Palazzi nel centro di Roma.

  • Autore articolo
    Alessandro Gilioli
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