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Cosa succede in Bulgaria, dove la mortalità è la più alta d’Europa (e la vaccinazione la più bassa)

In Bulgaria, 9 pazienti su 10 tra quelli ricoverati in terapia intensiva, muoiono. Il Paese ha il tasso di di mortalità più alto di tutta l’Europa e il tasso di vaccinazione più basso. Solo il 20% della popolazione è immunizzato. Ne abbiamo parlato con il giornalista bulgaro freelance Ruslan Trad

Come è possibile che il paese sia arrivato a questo punto?

E’ una lunga storia, fatto di un disastro dietro l’altro. In Bulgaria ci siamo trovati nel mezzo di una tempesta perfetta fatta di crisi politica, tensioni sociali e il fallimento dei nostri leader nello spiegare alla società cosa sta succedendo e perché è importante vaccinarsi. Abbiamo passato tutta l’estate a raccontarci che andava tutto bene, mentre dagli ospedali dicevano che non eravamo pronti, e ora siamo il paese con la mortalità più alta al mondo. E’ una situazione molto brutta causata anche e soprattutto dalla crisi politica: domenica andremo a votare per la quarta volta in un anno. E tutta la classe politica ha paura di parlare di misure anti covid, perché hanno paura di perdere voti.

Ma perché la gente non si vaccina?

I motivi per cui la gente qui non si vaccina sono tanti. A partire da una serie di
teorie cospirazioniste che si sono diffuse fin dall’inizio della pandemia, due anni fa, e che ora sono aumentate. Una campagna di disinformazione che ora è al suo apice e che è portata avanti da alcuni siti di contro informazione, e dall’area nazionalista della politica, che è contro i vaccini, contro l’unione europea e contro i lockdown. Quindi, per molti mesi durante i quali non abbiamo avuto un governo, siamo caduti in questa trappola. E ora la gente crede fermamente che i vaccini facciano male e che il covid non sia così pericoloso, nonostante solo oggi sono morte 200 persone. Ma la gente non parla di questi numeri. Io temo che la società bulgara sia immersa in un’atmosfera tossica. Ogni conversazione collegata al Covid in questo momento è puramente e assolutamente politica. E non è un attacco ad Astrazeneca, o a Pfizer, è tutto il sistema. E’ una mentalità ormai dominante in Bulgaria.

La cosa più difficile da capire è in che modo l’opinione pubblica possa ignorare la
differenza tra quello che succede in Bulgaria – così come nel resto dell’est Europa – e come invece la quarta ondata sia più clemente con i paesi che hanno un tasso di
vaccinati più alto.

E’ difficile da capire anche per me che sono bulgaro. Oggi il ministro della sanità
ha detto che non abbiamo bisogno di un lockdown, perché i numeri vanno bene. Ci credi? Ma è qualcosa di molto tipico per la Bulgaria. La gente ignora totalmente e anzi si oppone a ogni tipo di misura e decisione istituzionale. E’ una sorta di resistenza contro ogni imposizione che arriva dall’alto. È difficile da spiegare, è il fallimento di un intero sistema. Quando chiedo alla gente cosa ne pensa, mi risponde “non mi interessa”. Ma come è possibile. Tutti, me compreso, conosciamo almeno una persona che è morta di covid. Non ho una spiegazione per questo fallimento.

Nel frattempo, domenica, il paese sarà chiamato a votare per la quarta volta in un
anno. La Bulgaria sta affrontando una crisi politica immensa, e – come spiegava
Ruslan Trad – questa incertezza politica non ha fatto altro che accentuare la sfiducia nelle istituzioni. A questo si aggiunge una stampa completamente supina alla politica e dei candidati che spingono il populismo a livelli così alti che per paura di perdere voti non parlano nemmeno del Covid.

Durante la campagna elettorale non c’è stato un solo partito politico che ha parlato del covid. Perfino il presidente, ne ha parlato solo durante la settimana della sanità. Nessuno ha nemmeno menzionato la possibilità di introdurre lockdown o misure di altro genere. Il covid non è stato nemmeno menzionato, è come se non esistesse.

In tutto questo, la piccola percentuale di persone vaccinate inizia ad avere paura e la società è sempre più divisa.

Questo è un motivo di grande divisione nella società. Ci sono stati già episodi di violenza tra la maggioranza della popolazione che non vuole vaccinarsi e non vuolerispettare le misure di sicurezza come le mascherine e chi invece si è vaccinato e ha paura. In questi giorni c’è stata un’aggressione in un bus per questo, e io mi aspetto che continueranno ad essercene, perché la popolazione sta diventando sempre più aggressiva su questo argomento.

Foto | I lavoratori della ristorazione protestano contro l’introduzione di una sorta di green pass. Sofia, Bulgaria

  • Autore articolo
    Martina Stefanoni
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    Aree interne, non piace il riferimento del governo al declino demografico: per Legambiente nell’Oltrepo pavese c’è un’inversione di tendenza

    Nuova strategia e organismi di gestione per i fondi per le aree interne fino al 2027. Lo ha deciso il governo, con poca convinzione nella possibilità di invertire lo spopolamento e il declino economico di ampie zone d’Italia, più al sud che nel centro nord. In tutto ci vivono oltre 13 milioni di persone. In Lombardia le aree interne sono Valcamonica e Valcamonica in provincia di Brescia, Val d’Intelvi in quella di Como, e l’Oltrepo pavese. Per supportare questi territori ci saranno strutture dalla presidenza del consiglio alle regioni, passando per gli enti territoriali comprensoriali che dovranno attivarsi per coordinare il lavoro in rete. Come nella precedente strategia rimangono centrali i servizi per chi vive in questi territori, dalla sanità alla scuola, passando per le connessioni digitali e i trasporti. L’invecchiamento della popolazione, secondo il documento del governo, appare maggiore in questi territori, i migranti possono aiutare a diminuire questa prospettiva, così come ci sono segnali di ripresa del commercio in alcuni territori. Fabio Fimiani ha sentito Patrizio Dolcini di Legambiente Oltrepo pavese, una delle aree interne della Lombardia.

    Clip - 01-07-2025

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    Jazz in un giorno d'estate di martedì 01/07/2025

    “Jazz in un giorno d’estate”: il titolo ricalca quello di un famoso film sul jazz girato al Newport Jazz Festival nel luglio del ’58. “Jazz in un giorno d’estate” propone grandi momenti e grandi protagonisti delle estati del jazz, in particolare facendo ascoltare jazz immortalato nel corso di festival che hanno fatto la storia di questa musica. Dopo avere negli anni scorsi ripercorso le prime edizioni dei pionieristici festival americani di Newport, nato nel '54, e di Monterey, nato nel '58, "Jazz in un giorno d'estate" rende omaggio al Montreux Jazz Festival, la manifestazione europea dedicata al jazz che più di ogni altra è riuscita a rivaleggiare, anche come fucina di grandi album dal vivo, con i maggiori festival d'oltre Atlantico. Decollato nel giugno del '67 nella rinomata località di villeggiatura sulle rive del lago di Ginevra, e da allora tornato ogni anno con puntualità svizzera, il Montreux Jazz Festival è arrivato nel 2017 alla sua cinquantunesima edizione.

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    quando le piante dei nostri balconi tirano un sospiro di sollievo, perché finalmente qualcuno che la sa lunga ci spiega come e quando bagnarle, come trattarle, reinvasarle, esporle al sole. Ospite della puntata Ambra Pagliari (pianteinveranda su Instagram). A seguire microfono aperto con tutti gli scempi da pollice nero di cui siete e siamo capaci. Con Vittoria Davalli e Alessandro Diegoli

    Poveri ma belli - 01-07-2025

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    Almendra di martedì 01/07/2025

    Almendra è fresca e dolce. Almendra è defaticante e corroborante. Almendra si beve tutta di un fiato. Almendra è una trasmissione estiva di Radio Popolare in cui ascoltare tanta bella musica, storie e racconti da Milano e dal mondo, e anche qualche approfondimento (senza esagerare, promesso). A luglio a cura di Luca Santoro, ad agosto di Dario Grande.

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    Addio all’architetto Francesco Borella

    E’ morto l’architetto Francesco Borella, per tanti il papà del Parco Nord Milano. Lo ha diretto per venti anni dagli inizi degli anni ‘80, quando lo ha progettato insieme al paesaggista Adreas Kipar. Cava dopo cava, orto spontaneo dopo orto spontaneo, aziende agricole in dismissione dopo aziende agricole a fine ciclo, ha rigenerato e riconesso con percorsi ciclopedonali l’ampia area che tra Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo si estende a Cusano Milanino, Cormano e ai quartieri milanesi di Affori, Bruzzano, Niguarda e Bicocca. Un parco che negli anni ‘70, quando è stato voluto con le mobilitazioni popolari, sembrava impensabile che potesse avere le presenze che ha il più noto e storico Parco di Monza. Fabio Fimiani ha chiesto un ricordo dell’attuale presidente del Parco Nord di Milano, Marzio Marzorati. Radio Popolare si stringe affettuosamente con un abbraccio ai figli Joanna, Cristiana, Giacomo e Sebastiano Borella.

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    Il podcast di Francesco Tragni e Giuseppe Fiori registrato dal vivo a Germi. Enrico Gabrielli è stato il secondo ospite che ha raccontato quali sono i suoi vinili di riferimento: polistrumentista, compositore e arrangiatore, ha collaborato con artisti come Muse e PJ Harvey, e fa parte dei gruppi Calibro 35, Winstons e Mariposa (in passato anche negli Afterhours). Complessivamente compare in oltre 200 dischi. Ha anche suonato il flauto traverso nella sigla di Dodici Pollici.

    A tempo di parola - 01-07-2025

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    Con Andrea Fabozzi (direttore del Manifesto), Luciano Fontana (direttore del Corriere della Sera) e Agnese Pini (direttrice di Quotidiano Nazionale). Coordina Lorenza Ghidini (direttrice di Radio Popolare).

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