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Cabo Delgado, il gas “italiano” al costo di una guerra in Mozambico

cabo delgado gas

C’è un legame molto stretto tra la guerra In Ucraina e il viaggio di questi giorni del presidente Mattarella in Mozambico.

Mattarella è andato a perorare la causa dell’Italia per avere una fetta dell’immenso giacimento di gas naturale trovato sulla costa del nord, nella zona di Cabo Delgado. Nella zona già opera una gigantesca piattaforma galleggiante dell’Eni che ha appena iniziato l’estrazione di GNL, a regime ne produrrà 3,37 milioni di tonnellate all’anno.

Tutto bene, tutto giusto, l’Italia deve diversificare le sue fonti di energia dopo lo scoppio del conflitto ucraino e nessuno qui vuole rimanere al freddo.

Tutto bene purché si sappia la verità su quel giacimento e si decida consapevolmente di pagarne il prezzo morale.

La scoperta del gas a Cabo Delgado ha infatti provocato immediatamente un conflitto con le popolazioni locali, costrette a lasciare i loro villaggi per far posto agli impianti delle multinazionali.

La rabbia dei contadini poveri sfollati ha aperto le porte ai gruppi islamisti di Shabaab, la cui guerriglia ha già provocato oltre 3.000 morti e 800 mila profughi interni.

Questi vivono in campi sovraffollati, falcidiati da dissenterie e malaria e dove gli approvvigionamenti di cibo delle Nazioni Unite rischiano di assottigliarsi per la crisi alimentare globale.

Quindi, di nuovo: fa bene Mattarella a fare gli interessi del suo Paese andando a prenderci il gas; ma se pensiamo che sia meno insanguinato di quello russo è solo perché le guerre in Africa non hanno mai i titoli dei tg e dei quotidiani.

  • Autore articolo
    Alessandro Gilioli
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