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Artista della settimana: Sufjan Stevens torna con il nuovo disco Javelin

sufjan stevens

Sufjan Stevens – Javelin: il cantautore e compositore americano Sufjan Stevens (sito ufficiale) è un artista eclettico e imprevedibile, nel miglior modo possibile. Provare a indovinare o anticipare cosa ci possa essere in un suo nuovo disco è sempre un’impresa fallimentare, oltre che inutile.

Le sue prolificità e curiosità musicali, oltre che la sua capacità di raccontare con le note mondi molto diversi tra loro, lo porta a collaborare con molti altri artisti, a immaginare progetti che lo portano a farsi ispirare dal pop di Ariana Grande per un intero album dal suono elettronico oppure a produrre musica meditativa, o ancora a comporre una colonna sonora per un balletto…e la lista potrebbe continuare. Tutto questo dopo che un album folgorante, doloroso e insieme luminoso, come “Carrie and Lowell” gli aveva fatto conquistare anche il grande pubblico.

“Javelin” è, da quel lavoro uscito nel 2015 a oggi, probabilmente il suo disco più universale. A fornire l’ispirazione per questa raccolta di canzoni c’è un altro lutto: se infatti “Carrie and Lowell”era ispirato alla perdita della madre Carrie, e alla relazione tra lei e il suo patrigno Lowell Brams, con cui Stevens ha fondato l’etichetta discografica Asthmatic Kitty, “Javelin” prende spunto direttamente dalla morte del compagno Evans Richardson IV.

sufjan stevens javelinL’amore, non solo la sua perdita, è anche il filo conduttore di dieci racconti brevi che accompagnano il disco e si trovano sul suo libretto.

Musicalmente, si tratta di un disco che parte dall’anima più scarna e cantautorale di Stevens, ma quasi ogni canzone dell’album mostra, nelle evoluzioni degli arrangiamenti sempre in crescendo, la ricchezza e le sfaccettature della sua visione musicale. E in quelle aperture melodiche, chi ascolta trova l’appiglio migliore per farsi trasportare oltre un approccio potenzialmente malinconico.

Sufjan Stevens con “Javelin” conferma ancora una volta la qualità unica della sua sensibilità musicale, grazie alla quale sono nate canzoni nel contempo delicate e potenti. Che ci hanno convinto, senza bisogno di insistere, che fosse necessario avere Stevens come nostro artista della settimana. Dopo aver raccontato, nelle nostre trasmissioni delle ultime settimane, delle difficoltà che sta ultimamente attraversando, a causa della diagnosi di una malattia autoimmune, la sindrome di Guillain-Barré, che colpisce il sistema nervoso. Come ha raccontato lo stesso musicista, davanti a sé ha un percorso piuttosto lungo di riabilitazione da affrontare.

Per sette giorni, le canzoni del nuovo “Javelin” di Sufjan Stevens accompagneranno le nostre trasmissioni. Domenica 22 ottobre gli dedicheremo uno speciale, come per tutti gli artisti della settimana, che andrà in onda dalle 18.30 alle 19. Qui sotto, invece, trovate il video di uno dei brani più intensi dell’album,”Will anybody ever love me?”.

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  • Autore articolo
    Niccolò Vecchia
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    È da poco uscito il secondo EP di Wayloz, artista italo-nigeriano che oggi è passato a trovarci a Volume per suonare alcuni brani. “Mentre nel precedente ep ho voluto catturare l’essenza di ciò che ero io con la chitarra in mano, qui c’è molto più spazio per gli arrangiamenti e per altri strumenti musicali”, spiega Wayloz. Tra folk primitivo, altrock, blues e suoni dell’Africa tribale, il disco è un viaggio tra atmosfere desertiche e rurali, che esplora il rapporto con la natura ma non solo: il titolo “We All Suffer” è più che altro un invito a riconoscere una condizione che è di tutti e a “trovare solidarietà e fratellanza con le altre persone”. L'intervista di Elisa Graci e Dario Grande e il MiniLive di Wayloz

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    Da Cortina a Milano in 12 giorni errando per antiche vie

    Errando per Antiche Vie è una grande azione performativa in cui artisti e pubblico percorrono a piedi la distanza che separa Cortina e Milano, tra il 5 e il 16 dicembre, a un mese dall’inizio delle Olimpiadi, per raccontare un territorio incredibile, contraddittorio che per la prima volta viene messo in luce dalle Olimpiadi. Un cammino lungo oltre 250 km, spettacoli teatrali e di danza, letture, pasti di comunità, incontri e dibattiti: un racconto della montagna fatto di sostenibilità, di protagonismo dei territori alpini e prealpini, di chi decide di vivere e lavorare in quota e nei territori periferici, al di là della spettacolarizzazione del momento olimpico. Michele Losi di Campsirago Residenza ha raccontato a Cult tutto il percorso. L'intervista di Ira Rubini.

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