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A Palermo smantellato il welfare dei boss di mafia

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Una specie di welfare della mafia. E’ quello smantellato a Palermo nel quartiere Zen, uno dei più poveri della città: 16 gli arresti tra i mafiosi nel potente e storico mandamento di San Lorenzo e Tommaso Natale, che cercava di riorganizzarsi attraverso la costituzione della cupola mafiosa nella provincia di Palermo. “Le indagini ci hanno consentito di scoprire – dicono gli inquirenti – come la mafia tentasse allo Zen di Palermo di dare una sorta di welfare mafioso alla gente che aveva bisogno di avere assistenza durante la prima fase del lockdown con sussidi di tipo alimentare”.
Cinque gli imprenditori che si sono ribellati alla mafia e hanno denunciato. Ne parliamo con Salvatore Caradonna, uno dei fondatori dell’Associazione antiracket e antimafia Addiopizzo.
Soprattutto in questo momento, alle azioni di contrasto alle estorisioni, sia da parte della magistratura che delle associazioni anti-racket che lavorano sul territorio, bisogna affiancare altre strategie. Siamo in un momento di grave difficoltà economica, con il diritto al lavoro, al salute, alla casa, è messo seriamente in difficoltà. E’ fondamentale affiancare a strategie classiche di contrasto al racket anche politiche sociali e interventi sul territorio che impediscano a Cosa nostra di sostituirsi al welfare, allo Stato. Durante il lockdown anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo intrapreso un’azione di questo tipo sul territorio. Con i nostri mezzi abbiamo cercato di aiutare con una raccolta alimentare delle famiglie disagiate del centro storico di Palermo.

Cosa significa per un boss mafioso o aspirante tale portare la spesa a delle famiglie in difficoltà, che cosa gliene viene?

Consenso sul territorio, chiaramente. E’ una pratica che c’è stata anche in passato. Bisogna serrare le fila, sempre. Mantenere il consenso è fondamentale: quindi il mafioso che aiuta i bisognosi acquista un credito maggiore rispetto a un mafioso che fa soltanto le estorsioni. Quindi è un credito che Cosa nostra andrà a riscuotere.

Ho sentito che alcuni imprenditori hanno anche denunciato, e anche da lì si sono sviluppate le indagini. Questo che segnale è?

Questo è un segnale chiaramente positivo, negli ultimi tempi abbiamo assistito a un numero sempre maggiore di imprenditori, soprattutto edili, che denunciano in contesti difficili. Il dato numerico non è rilevante.

Sono ancora pochi insomma.

Si, sono ancora pochi. Non scordiamoci mai che i contesti sono difficili, che si confida sempre nella collaborazione anche successiva e associazioni come la nostra iniziano a lavorare anche su questo.

  • Autore articolo
    Alessandro Principe
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