Nella visione del mondo di Donald Trump l’Unione Europea è il nemico, l’Emisfero Occidentale la proprietà di una Washington egemone, la Cina il grande competitore globale a cui mostrare i muscoli, ma con cui anche trattare, il Medio Oriente una regione pacificata dagli accordi di Abramo ma senza uno stato palestinese.
La nuova dottrina strategica degli USA è radicale, basata sulla forza economica e militare. Scompare il soft power; è una dottrina che divide il mondo in zone d’influenza, dove le alleanze sui valori non esistono, ma esistono solo sugli interessi nazionali e commerciali degli USA; un documento dalla fortissima impronta ideologica, nazionalista e sovranista, dove la lotta all’immigrazione a livello globale diventa una priorità: per gli Usa, ma come indicazione – correggere la traiettoria, si legge – anche per l’Europa.
E proprio al Vecchio Continente è dedicata la frase shock del documento: l’Europa rischia l’erosione della sua civiltà. Nero su bianco, parole che riecheggiano l’idea di sostituzione etnica, il manifesto della Destra Mondiale. Non è un caso che la nuova dottrina preveda esplicitamente l’appoggio ai partiti europei nazionalisti. Ricordate J.D. Vance a Monaco? I suoi incontri con gli esponenti di Alternativa per la Germania? Secondo il documento, gli europei dovranno abbandonare la loro politica contro la Russia e rientrare in un nuovo ordine di sicurezza globale discusso tra Washington e Mosca. È quello che già sta accadendo con le trattative sull’Ucraina.
Viene così sancito il divorzio dell’Occidente. Se questa parte del documento è stata probabilmente scritta dal vicepresidente, quella relativa all’Emisfero Occidentale è stata ispirata da Marco Rubio. Il Segretario di Stato. La Dottrina Monroe si allarga con il corollario Trump, come è scritto. Non più semplice cortile di casa, ma una sorta di grande dépendance libera da ingerenze straniere, vedi Cina, dove i governi devono essere amici e omogenei dal punto di vista ideologico, dove le risorse e le catene di approvvigionamento siano controllate direttamente dagli USA, anche attraverso un sistema di basi militari da costruire, dove i prodotti statunitensi abbiano un ampio mercato. Un sistema dove la periferia dell’impero sia funzionale alle esigenze del suo centro: Washington.


