Un affondo sulla confusione crescente sullo sviluppo dell’auto elettrica accompagnato da un tentativo di rinviare i target 2035 sotto la spinta soprattutto della Germania. I costruttori europei del comparto automotive stanno incrementando il pressing nei confronti della commissione che il 10 dicembre dovrà pubblicare il nuovo piano per il comparto. L’obiettivo principe resta il rinvio della scadenza alla fine della commercializzazione delle vetture a combustione interna. In proposito il cancelliere tedesco Merz è stato molto esplicito: dopo il 2035 dovrà essere fissato un target che lasci sul mercato le ibride plug-in, le vetture con nuove alimentazioni (idrogeno e carburanti sintetici) a condizione che le emissioni delle vetture e dei carburanti siano compensate. Molto più ampia la presa di posizione di Acea, l’associazione che raggruppa tutti i costruttori europei, che mette nel mirino, giustamente, l’insufficienza della rete di ricarica e la disomogeneità tra i diversi Paesi sia in termini di offerta che di incentivi. La verità è che il comparto affronta una doppia crisi: quella dell’auto come bene di investimento (le immatricolazioni sono costantemente in calo in tutti i Paesi), l’aggressività dell’offerta cinese e il ritardo accumulato da un settore che negli ultimi dieci anni ha distribuito utili iperbolici (quasi 500 miliardi di euro) riducendo nel contempo investimenti in ricerca e sviluppo.


