Mia cara Olympe

Elezioni: oltre la passione, ogni attenzione spenta

Ce la ricorderemo questa percentuale: 41,6% i votanti in Lombardia, 37,2% nel Lazio, a Roma va a votare una persona su 3. Ce la ricorderemo, azzardo, o meglio ce la dovremmo ricordare, più della percentuale con la quale Attilio Fontana si porta a casa un purtroppo previsto secondo mandato alla guida della Regione e più dell’altrettanto certo esito che mette anche sul Lazio la bandierina del centrodestra.

Dovremmo ricordarcela e indagarla perché è nel grande – ormai enorme, ai massimi storici – calderone dell’astensionismo che dobbiamo guardare per capire dove e perché è franata non solo la passione per la politica, ma anche l’ultimo residuo di attenzione a ciò che si muove in quelle stanze. Cosa ci consegna infatti questo dato che, parliamo per la Lombardia, vede ‘evaporare’ il  31,5% di chi aveva votato nella penultima elezione regionale? Ci sembra consegni  la convinzione di tanti, troppi elettori ed elettrici che nessuna relazione esista o possa esistere tra la loro vita e la politica o che, laddove si ritiene sussista, essa sia solo dannosa. Somma indifferenza, enorme lontananza o critica a tutto campo senza possibilità di appello.

E se Pierfrancesco Majorino va ringraziato, per il lavoro che ha fatto e per l’energia che ci ha messo, se in queste ore si stanno moltiplicando le analisi del voto, se il dettaglio mette in fila altre concause di questa ulteriore sconfitta (lo stato del Pd, l’assenza sulla scena lombarda dei big, l’onda lunga del successo nazionale di Meloni e soci), resta un elemento da cui non si può prescindere: la prima elezione dopo la pandemia da Covid che ha pesantemente infierito sulla Lombardia, sulle comunità, sulle singole vite premia – e non poco – chi così malamente l’ha gestita e non spinge alle urne per cambiare rotta una fetta rilevante dell’elettorato, fino a ieri attivo.

Diverse analisi politologiche, anche a livello internazionale, si soffermano sulla ‘capricciosità’ dell’elettorato e, di più, sulla sostanziale ‘indifferenza’ alla realtà delle cose: il voto, secondo questa visione, perderebbe ogni residua razionalità in base alla quale punisco o premio chi ho eletto sulla base di ciò che ha fatto. Non consola, perché se questa analisi è vera o è parzialmente vera, significa che bisogna riprendere punto per punto la trama della convivenza e della cittadinanza, ricostruirla con pazienza e lungimiranza, sapendo che è un lavoro di lungo periodo, faticoso e incerto, quanto necessario. Ricordiamocelo: 41,6 per cento. Tutte e tutti gli altri a casa. Altrove.

  • Assunta Sarlo

    Calabromilanese, femminista, da decenni giornalista, scrivo e faccio giornali (finché ci sono). In curriculum Ansa, il manifesto, Diario, il mensile E, Prima Comunicazione, Io Donna e il magazine culturale cultweek.com. Un paio di libri: ‘Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia’ con Francesca Zajczyk, e ‘Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza’. Di questioni di genere mi occupo per lavoro e per attivismo. Sono grata e affezionata a molte donne, Olympe de Gouges cui è dedicato questo blog è una di loro.

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