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Von der Leyen: più a destra, più debole

Ursula Von der Leyen

Ursula Von der Leyen paga una strategia spregiudicata ma, alla prova dei numeri, fallimentare. Il risultato è che l’Europa oggi ha la commissione più debole di sempre.

All’indomani delle elezioni di giugno si era formata una maggioranza di centro che guardava a sinistra. Popolari, Socialisti, Liberali e, alla fine del negoziato, i Verdi. Al voto dell’Europarlamento i voti erano 401. Una maggioranza non larghissima ma solida. Ma poi qualcosa è cambiato. È cambiata la percezione della fase politica. I venti di destra. L’ombra di Trump che si allungava. I temi delle sinistre europee a cominciare dal Green deal, ma anche l’immigrazione, i diritti, che perdevano terreno.

E in questo vento si è infilata la destra del partito popolare, guidata da Manfred Weber, acerrimo nemico anche personale di Ursula Von der Leyen e potente riferimento dei Popolari tedeschi. Aprire, preparare uno slittamento a Destra: ai Conservatori Ecr, il gruppo di Giorgia Meloni. Nonostante avessero votato contro Von der Leyen? Sì, nonostante questo.

E qui entra in gioco Raffaele Fitto: il ruolo dell’Italia da rispettare? Non c’era bisogno di farlo vicepresidente esecutivo inserendo lui – e quindi il suo partito – nella cabina di regia politica della Commissione. Alle proteste dei Socialisti i Popolari hanno risposto cercando boicottare la spagnola Teresa Ribera, usando cinicamente l’alluvione di Valencia per attaccarla. Alla fine l’intesa, ma grandi malumori hanno attraversato Socialisti, Liberali e ancora di più i Verdi.

E oggi questo si è visto nel voto di fiducia dell’Europarlamento. Von der Leyen ha ottenuto 370 voti, appena nove di margine, la maggioranza è 361. E, soprattutto, trentuno in meno di luglio. Lo spostamento a destra non ha rafforzato ma indebolito di molto Von der Leyen. Che ha guadagnato circa metà dei voti Ecr. Ma ha perso metà dei Verdi e un buon pacchetto dei Socialisti. Ora dovrà tenere insieme una commissione ostaggio di minoranze, trattare a ogni decisione importante, barcamenarsi ogni giorno, a ogni pattuglia che minacci di togliere il sostegno.

Risultato politico: una commissione spostata a destra e nettamente più debole.

  • Autore articolo
    Alessandro Principe
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    Lo stato dell’economia italiana. Il caso Italia è «un esempio per l’Europa», come ha scritto sul Financial Times una penna amica del governo Meloni un paio di settimane fa? Oppure – come sostiene invece Liberation (prima pagina 17 novembre ) – il governo Meloni è solo un miraggio economico? Pubblica ha ospitato l’economista Francesco Saraceno, il quale ha "spulciato" voce per voce le principali variabili dell'economia italiana: dal Pil ai prezzi, dall’occupazione ai salari, passando per la produttività, la gestione del debito pubblico e del fisco.

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