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Violenze di genere: la sinistra francese è nei guai

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La storia può suonare familiare: un brillante deputato, giovane leva di un importante partito di sinistra, considerato il delfino del segretario, viene segnalato alla polizia dalla moglie, da cui sta divorziando, per averle afferrato il polso, tirato uno schiaffo e sequestrato il cellulare. La donna non sporge denuncia ma la segnalazione viene resa nota dai giornali e la procura apre un’inchiesta per violenze domestiche. Il deputato in questione annuncia allora di voler fare un passo indietro dalla coordinazione del partito, senza rinunciare al seggio in parlamento e ricevendo il sostegno del suo segretario e mentore.
Lui si chiama Adrien Quatennens e il partito in questione è La France Insoumise. Una delle formazioni politiche che più di tutte, in Francia, ha fatto della lotta alle violenze contro le donne una bandiera. Un paradosso che molti elettori, elettrici e militanti hanno deciso di smettere di ignorare.
Se questa notizia fosse uscita qualche mese o qualche anno fa, infatti, la storia di Quatennens sarebbe probabilmente finita con un ritorno alla ribalta del popolarissimo 32enne pel di carota dopo un più o meno lungo silenzio mediatico. Ma per LFI si tratta dell’ennesimo problema di sessismo, violenza e molestie in meno di sei mesi. Dopo il caso del candidato alle legislative dello scorso giugno che si è ritirato in seguito a un’inchiesta interna per violenze sessuali e quello del presidente della commissione finanze, indagato per molestie, le militanti femministe vicine al partito chiedono, amareggiate e arrabbiate, le dimissioni di Quatennens.
Con che credibilità, si interrogano, qualcuno che ha ammesso di aver avuto un comportamento violento verso l’ex moglie, può votare su delle proposte di legge contro le violenze di genere? L’Osservatorio delle violenze sessiste e sessuali in politica invita LFI a prendere una posizione chiara, ricordando che il partito si era impegnato con l’associazione nata dopo il #metoo ad esautorare ogni autore di violenza. Altre militanti notano la tendenza a voler contestualizzare i fatti per minimizzare, sottintendendo che una situazione stressante, come un divorzio, possa in qualche modo giustificare la violenza tra i partner. Il riferimento è a un tweet di Jean-Luc Mélénchon, che rinnova la sua fiducia a Quatennens e ne loda il coraggio e la dignità. Parole insufficienti e inaccettabili per più di un motivo, è insorta una néo-deputata insoumise. La polemica ha persino obbligato Mélénchon a cercare di correggere il tiro, una rarità per il tribuno.
Medeline Da Silva, consulente in comunicazione politica e militante, osserva che queste reazioni sono un perfetto esempio di boy’s club. Quella solidarietà maschile rinfacciata a Macron quando aveva detto di aver parlato da uomo a uomo con il suo ministro dell’interno accusato di stupro. È una mentalità che non lascia di fatto spazio alle donne in politica e, nel caso di LFI, fa emergere sia l’assenza di discussioni trasparenti in casi come questo, che l’inefficacia del comitato interno contro le violenze sessiste e sessuali. Insomma, la questione è politica e per una parte della sinistra è ora di affrontarla seriamente.

  • Autore articolo
    Luisa Nannipieri
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    1) “Il mondo non deve lasciarsi ingannare: a Gaza il genocidio non è finito”. Il nuovo rapporto di Amnesty International ci chiede di non voltare la faccia dall’altra parte. (Riccardo Noury - Amnesty Italia) 2) Negligenza e corruzione. Cosa c’è dietro l’incendio del complesso residenziale di Hong Kong costato la vita a decine di persone. (Ilaria Maria Sala, giornalista e scrittrice) 3) Stati Uniti, l’attacco di Washington potrà avere effetti a lungo termine sulle politiche migratorie dell’amministrazione Trump e sulla vita di migliaia di migranti. (Roberto Festa) 4) Francia, dall’estate 2026 torna il servizio militare volontario. Il presidente Macron ha annunciato oggi quello che sembra più che altro un segnale politico e strategico. (Francesco Giorgini) 5) Spagna, una marea di studenti e professori in piazza a Madrid contro i tagli alle università pubbliche. La regione della capitale, guidata dalla destra, è quella che spende meno per gli studenti in tutto il paese. (Giulio Maria Piantedosi) 6) World Music. Entre Ilhas, l’album che celebra diversità e affinità musicali degli arcipelaghi della Macaronesia. (Marcello Lorrai)

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    A Gaza il genocidio non è finito

    A oltre un mese dall’annuncio del cessate il fuoco nella striscia di Gaza, le autorità israeliane stanno ancora commettendo il crimine di genocidio nei confronti della popolazione palestinese. Un nuovo rapporto di Amnesty International, che contiene un’analisi giuridica del genocidio in atto e testimonianze di abitanti della Striscia di Gaza e di personale medico e umanitario, evidenzia come Israele stia continuando a sottoporre deliberatamente la popolazione della Striscia a condizioni di vita volte a provocare la sua distruzione fisica, senza alcun segnale di un cambiamento nelle loro intenzioni. Martina Stefanoni ne ha parlato con Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia.

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    Poveri ma belli di giovedì 27/11/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Stuart Murdoch: "Il mio primo romanzo non è una biografia, ma racconta la mia storia e la storia della mia malattia"

    Il leader dei Belle & Sebastian racconta "L'impero di nessuno", il suo libro d'esordio, ai microfoni di Volume. Un libro che lui stesso definisce di autofiction: "La maggior parte delle cose che accadono a Stephen, il protagonista, sono successe anche a me". 10 anni fa, Murdoch aveva scritto una canzone con il medesimo titolo: "Il romanzo tocca gli stessi temi: Stephen ha un'amica del cuore, Carrie, entrambi hanno la stessa malattia e si sostengono e ispirano a vicenda". La malattia è l'encefalomielite mialgica: "Mentre scrivevo immaginavo il mio pubblico, e il mio pubblico era il gruppo di supporto per l’encefalomielite che frequentavo negli anni Novanta. Immaginavo di scrivere per loro, e questo mi ha aiutato a trovare il tono giusto". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Stuart Murdoch.

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    Il 7 dicembre la Scala apre la stagione con l’opera censurata da Stalin

    Nel cinquantenario della morte di Šostakovič il Teatro alla Scala inaugura la Stagione con il suo capolavoro Una lady Macbeth del distretto di Mcensk, tratto dal racconto di Nikolaj Leskov in cui una giovane sposa con la complicità dell’amante uccide il marito e il tirannico suocero, ma viene scoperta e finisce per suicidarsi in Siberia, tradita da tutti. Dopo il debutto a San Pietroburgo, l’opera, che avrebbe dovuto essere il primo capitolo di una trilogia sulla condizione della donna in Russia, ebbe enorme successo in patria e all’estero. Stalin assistette a una rappresentazione a Mosca nel 1936; due giorni dopo apparve sulla Pravda la celebre stroncatura dal titolo “Caos invece di musica” con cui il regime metteva all’indice l’opera e il compositore. Anni dopo Šostakovič preparò una nuova versione che andò in scena a Mosca nel 1963 con il titolo Katarina Izmajlova, dopo che il sovrintendente Ghiringhelli aveva invano cercato di ottenerne la prima per la Scala. Oggi il Teatro presenta la versione del 1934 con la direzione del M° Chailly e il debutto del regista Vasily Barkhatov. Ascolta Riccardo Chailly nella presentazione dell’opera.

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    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

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