L’indignazione che immediatamente sia il ministro Valditara che la ministra Roccella si erano affrettati ad esprimere per la lista degli stupri al liceo Giulio Cesare di Roma – non una goliardata, ma come ipotizza la Procura di Roma un reato di istigazione alla violenza sessuale – si è fermata oggi fuori dal portone di Montecitorio, visto che la maggioranza ha deciso come sempre di tirare dritto sull’educazione all’affettività e alla sessualità. Come se niente fosse, come se questo episodio non fosse mai accaduto. E invece è un esempio chiaro di cosa può succedere in una scuola quando manca un’educazione al rispetto di genere.
Oggi è stato approvato l’articolo uno nello stesso modo in cui il governo aveva deciso tempo fa: vietata l’educazione all’affettività nelle scuole materne ed elementari e prevista invece nelle medie e nelle superiori ma solo con il consenso dei genitori. Bisognerebbe quindi chiedersi se nel caso specifico del liceo Giulio Cesare, le famiglie da cui provengono i figli autori di quella scritta sarebbero così pronte a concedere quel permesso oppure no.
È stato respinto anche un emendamento che prevedeva la mancanza del consenso nel caso il corso fosse organizzato e svolto dalle Asl, che non sono certamente associazione pericolose, ma il Servizio sanitario nazionale. Niente da fare e si va avanti, per ora con una certa lentezza rispetto alle aspettative della maggioranza che vorrebbe chiudere subito questo argomento. Le opposizioni si sono iscritte in massa a parlare e per ora è stato approvato solo il primo articolo.
Il disegno di legge torna oggi in aula dopo la seduta in cui il ministro Valditara aveva accusato le opposizioni di strumentalizzare i femminicidi per sostenere l’educazione all’affettività, un’accusa durissima a cui la sinistra aveva risposto con proteste forti, ma il ministro dell’Istruzione si era alzato e se ne era andato.


