La Scala saluta Riccardo Chailly dopo il trionfo senza contestazioni della Prima
Applausi molto affettuosi tributati dal pubblico al maestro Riccardo Chailly al termine dell’opera, essendo giunto al termine del suo mandato come direttore musicale. È stato lui a volere fortemente che fosse proprio “Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk” a inaugurare questa stagione: un’opera a cui è molto legato che ha diretto molte volte. Una regia visionaria con piani mobili con una serie di idee che hanno anche innovato rispetto al racconto dell’originale, firmata dal giovane regista Barkhatov, e un cast di specialisti autenticamente internazionale: almeno 12 le nazionalità coinvolte, comprese Ucraina e Russia. La platea e il palco reale, intorno alla senatrice Segre, le autorità cittadine e della regione, ma anche il ministro della cultura Giuli che si è fatto accompagnare dal responsabile della cultura di Fratelli d’Italia Mollicone e dal sottosegretario Mazzi. In platea molti volti noti da Pierfrancesco Favino a Mahmood, poi c’era lo chef Davide Oldani e ovviamente molti amministratori delegati, capitani di industria per applaudire questa opera che ha riscosso un ottimo successo e nessuna contestazione. In loggione molte appassionate lodi nei confronti dell’esecuzione musicale e opinioni molto variegate rispetto alla regia. Insomma, un 7 di dicembre davvero piuttosto riuscito.
Ira Rubini

“Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk”, romanzo criminale imponente e di successo
Il registra Vasily Barkhatov ha fatto il suo debutto scegliendo più che altro la prospettiva del romanzo criminale con cambi di scena spettacolari, a vista quattro interni e un enorme salone, ha montato uno spettacolo sicuramente scenograficamente imponente, dinamico, ben fatto, ambientato nella Russia degli anni ‘50. A questo dinamismo scenografico ha fatto riscontro una narrazione realistica che parte dall’idea di un flashback in cui i due protagonisti rivivono tutto quello che è successo interrogati dalla polizia. Forse lo spettacolo ha dei momenti di superficialità, cioè psicologicamente è meno fine, meno sottile di altri grandi spettacoli di riferimento. Però ha avuto un grandissimo successo e si sa che un debutto il 7 dicembre alla Scala è sempre rischiosissimo. Protagonista Sara Jakubiak, che è una buona cantante, con alcuni difetti, ma ha retto con bravura la difficile tessitura di Katerina, non ha un grandissimo carisma, però ha retto molto bene alla scena. Con lei il basso Alexander Roslavets e buoni due tenori Yevgeny Akimov e Najmiddin Mavlyanov. Riccardo Chailly ha imposto una concertazione assolutamente serrata, molto tesa che ha riscosso un successo, secondo me, meritatissimo. Grande prova tecnica dell’orchestra in tutti i suoi settori e del coro, sempre strepitoso.
Giovanni Chiodi


