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Un riccetto può cambiare la vita

Massimo Vacchetta è un veterinario che a Novello, nel cuneese, si occupa da vent’anni di bovini.

Un collega che ha un ambulatorio per piccoli animali gli chiede di sostituirlo in un fine settimana e qui la vita di Massimo cambia.

Tra gli ospiti c’è un “riccetto”, un riccio, di forse tre giorni portato da una signora che lo ha trovato in campagna; è orfano, pesa 25 grammi.

Il veterinario ha passato vent’anni coi bovini e dice “son diventato avvezzo al dolore, forse insensibile“. Quando però il mattino dalla scatola di scarpe sente che il riccio, Ninna, piange, succede qualcosa. Gli sale “un groppo al cuore, una compassione infinita”. Si documenta in Rete, ordina il latte giusto. “E’ una corsa contro il tempo”: per un mese e mezzo la allatta ogni tre ore, fino a quando Ninna è salva.

“Io ho salvato lei, ma lei ha salvato me, mi ha insegnato che la vita deve essere semplice e immediata”, dice Massimo.

E’ così che nasce, da una costola del Cras (Centro recupero animali selvatici) di Bernezzo (Cuneo), il Centro Recupero Ricci “Ninna e i suoi amici” di Novello. Senza ricevere aiuti esterni, il Centro ospita in questo momento almeno 60 ricci, orfani, feriti da investimenti automobilistici o dai tosaerba, piccoli nati a settembre causa il clima mite e troppo piccoli per sopravvivere da soli.

Praticamente a casa sua, spesso sotto il suo letto in modo da poter intervenire in caso di bisogno, il dottor Massimo Vacchetta cura amorevolmente i riccetti, che una volta ripresisi lascerà liberi nelle campagne.

Massimo Vacchetta

 

L’intervista completa a Considera l’armadillo – noi e altri animali

https://www.radiopopolare.it/podcast/considera-larmadillo-gio-2502/

 

  • Autore articolo
    Cecilia Di Lieto
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    Da Cortina a Milano in 12 giorni errando per antiche vie

    Errando per Antiche Vie è una grande azione performativa in cui artisti e pubblico percorrono a piedi la distanza che separa Cortina e Milano, tra il 5 e il 16 dicembre, a un mese dall’inizio delle Olimpiadi, per raccontare un territorio incredibile, contraddittorio che per la prima volta viene messo in luce dalle Olimpiadi. Un cammino lungo oltre 250 km, spettacoli teatrali e di danza, letture, pasti di comunità, incontri e dibattiti: un racconto della montagna fatto di sostenibilità, di protagonismo dei territori alpini e prealpini, di chi decide di vivere e lavorare in quota e nei territori periferici, al di là della spettacolarizzazione del momento olimpico. Michele Losi di Campsirago Residenza ha raccontato a Cult tutto il percorso. L'intervista di Ira Rubini.

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