Approfondimenti

Un abbraccio lungo un millennio

Dopo 10 secoli si stringeranno in un abbraccio i “fratelli separati” dal Grande Scisma del 1054 tra la Chiesa di Roma e quella di Bisanzio. Un evento storico sotto il sole dei Caraibi, un posto che all’epoca dello Scisma non era stato ancora “scoperto” dagli europei e con un Papa nato in una zona del pianeta che durante il Medioevo si pensava fosse popolata da mostri marini. L’incontro all’aeroporto dell’Avana tra Papa Francesco e il Patriarca di Mosca Kirill è un punto nodale nella nuova geopolitica mondiale. Una situazione liquida nella quale alcune potenze emergenti, come il Brasile o la Cina, sono più sfumate mentre conquistano spazio altre realtà come il Vaticano, la Russia putiniana e la Cuba socialista.

Cosa produrrà l’incontro lo sapremo presto, ma ciò che sarà riguarda uno dei sogni più a lungo perseguiti da Jorge Mario Bergoglio, il Papa che in pubblico ama autonominarsi “Vescovo di Roma”, per sottolineare la sua condizione primigenia di “vescovo” rispetto al ben più consueto titolo di “Papa”. E questo perché proprio il primato dell’istituzione romana è stato il principale ostacolo nel rapporto tra le due chiese cristiane, separate anche per motivi geopolitici e teologici. Un’aspirazione quella di Bergoglio, ricucire lo Scisma, che sicuramente era già implicita nella sua richiesta all’epoca della sua elezione quale Arcivescovo di Buenos Aires di essere contemporaneamente nominato “ordinario per i fedeli di rito orientale in Argentina”. Un’aspirazione che arriva da lontano quindi, alimentata dalla paziente costruzione di una rete di conoscenze nel mondo orientale.

La scelta del luogo dove avverrà il primo incontro ufficiale tra i due “patriarchi” è fortemente simbolico anche se la stampa non lo ha molto rilevato. Con il disgelo tra Cuba e Stati Uniti Papa Francesco ha ottenuto il suo più grande successo in politica estera. Un traguardo perseguito da Wojtyla e da Ratzinger, ma portato a casa dal primo Papa latinoamericano. La serietà è fedeltà al mandato dimostrato dai cubani in qualche modo viene ora “premiato” con la scelta di incontrare Kirill proprio sull’isola.

Cuba, nella geopolitica Vaticana, è un Paese chiave per fare partire una nuova evangelizzazione dell’America Latina, il grande continente cattolico, ma anche il terreno di maggiore espansione delle neo-religioni cristiane di matrice statunitense. Cuba infine, il paese nel quale Russia, o meglio l’Urss, e l’America Latina sono state più vicine in questi ultimi 50 anni.

Nulla c’è di casuale nelle scelte di Francesco, Papa e gesuita allo stesso tempo, così come poco c’è di casuale nelle scelte di Vladimir Putin, in qualche modo il referente politico della Chiesa Ortodossa. E se insieme, Putin e Francesco, riuscirono a fermare l’intervento militare statunitense in Siria, ora lanceranno un messaggio di intesa che travalica le stanze della diplomazia per diventare globale. Il prossimo passo potrebbe essere l’annuncio di una futura visita del Papa a Mosca. Ma con calma, non si chiudono 1000 anni di divisione coi tempi del moderno circo mediatico.

Una pietra miliare viene oggi posata a Cuba per risolvere un conflitto centenario tra due anime d’Europa separate dalla storia. Nel breve incontro dell’Avana si discuterà di temi spirituali, ma si produrrà anche un grande evento di politica internazionale. Politica che può diventare una grande risorsa per la pace quando si sa come adoperarla.

  • Autore articolo
    Alfredo Somoza
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