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Un mese di arresti ed epurazioni

Continuano in Turchia le operazioni di polizia. Oggi è stato il giorno delle aziende sospettate di avere finanziato i fautori del golpe: si sono svolte operazioni in 44 società operanti sul Bosforo che hanno portato a 12 mandati d’arresto nei confronti dei loro dirigenti.

Sempre per presunti legami con Fetullah Gulen, il leader religioso a capo dell’organizzazione che avrebbe pianificato il golpe, sono stati emessi 83 mandati d’arresto oggi, 173 ieri, a carico del personale operante in tribunali del lato asiatico di Istanbul.

A un mese dal fallito golpe del 15 luglio, almeno 26mila persone sono state arrestate e circa 82mila sono state sospese o rimosse dal loro posto di lavoro. Nessuna categoria sembra essere immune dall’incriminazione: soldati, politici, giudici, avvocati, accademici , giornalisti, insegnanti, dottori e anche giocatori di football.

In particolare gli insegnati epurati sono stati 30mila. Fra i soldati ci sono stati 20mila arresti, mentre 1.684 sono stati congedati: fra essi 149 generali e ammiragli, 87 generali, 256 ufficiali; nel corpo della Marina 32 ammiragli, 59 ufficiali, e 63 funzionari, nell’aeronautica 30 generali, 314 funzionari e 117 ufficiali. Nel campo della giustizia, il 20 per cento dei giudici è stato sospeso. Sono stati rimossi anche 88 diplomatici. Anche il personale sanitario non è stato risparmiato: arrestati in 98, fra medici e infermieri, operanti nell’ospedale militare di Ankara.

Le conseguenze della repressione post golpe si sono abbattute pesantemente anche sull’informazione: 130 media sono stati chiusi perché accusati di far parte della struttura parallela messa in piedi da Fetullah Gulen: nello specifico, 3 agenzie, 16 canali televisivi, 23 radio, 45 quotidiani, 15 riviste e 29 case editrici.

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    Serena Tarabini
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