Garanzie di sicurezza simili a quelle di un Paese NATO. È ciò che Volodymyr Zelensky sembra essere stato in grado di ottenere durante i colloqui con Stati Uniti e Paesi europei in questi giorni a Berlino. Nell’accordo di pace in discussione, ci sarebbe la possibilità, per l’Ucraina, di mantenere un esercito da 800 mila unità, il più grande d’Europa. A una forza multinazionale formata dai Paesi europei, sicuramente la Polonia, non si sa se la Francia e la Gran Bretagna, verrebbe dato il compito di presidiare sul mantenimento della pace. Non si capisce se questa forza sarà dispiegata dentro o fuori dal territorio ucraino. Gli Stati Uniti avranno un ruolo di garanti della pace e continueranno a scambiare intelligence con Kiev. Nel caso di un nuovo attacco russo, gli alleati si impegnano a intervenire a fianco dell’Ucraina. Anche qui, non è chiaro se l’intervento sarà militare o piuttosto logistico ed economico. L’energia prodotta dalla centrale di Zaporizhzhia verrà divisa tra ucraini e russi. L’amministrazione Trump, per dare maggiore forza all’accordo, si impegna a sottoporlo a un voto del Congresso. Donald Trump, ieri, tra l’altro, ha mostrato grande ottimismo, dicendo che l’intesa per far finire la guerra non è mai stata così vicina. E Steve Witkoff, l’inviato USA che guida i colloqui, ha parlato di grandi progressi. Se i dettagli sulla sicurezza sembrano in qualche modo definiti, resta aperta la questione dei confini. Trump vuole che l’Ucraina rinunci al Donbass. Tanto, dice, l’Ucraina è destinata a perderlo, con il proseguimento della guerra. Zelensky non è per nulla disponibile a rinunciare ai territori non ancora conquistati da Mosca. È un dettaglio non da poco, che rischia di rallentare i negoziati. E poi, ovviamente, c’è l’incognita più grande. Il piano in discussione in questi giorni a Berlino deve essere inviato per l’approvazione a Mosca. Ed è tutt’altro che certo che Mosca darà l’ok alle garanzie di sicurezza richieste da Kiev.


