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Tra i picchiatori fascisti la candidata di Casapound

Un’aggressione squadrista. In piena regola e in pieno giorno. Sabato 28 aprile, tra mezzogiorno e le 13. Via Amedeo angolo via Paladini, Milano. Non distante dalla casa di Sergio Ramelli, militante di estrema destra ucciso il 29 aprile del 1975 e divenuta ormai meta di pellegrinaggio per i neofascisti di tutta Italia, in particolare nei giorni vicini all’anniversario.

Due donne, di 24 e 43 anni, stanno togliendo alcuni dei numerosissimi manifesti affissi abusivamente in quei giorni in tutta la zona per pubblicizzare la manifestazione in ricordo di Ramelli. Non per un atto politico, preciseranno quando andranno a sporgere denuncia, ma solo perché “rovinavano il decoro della strada”. All’improvviso sentono urla, vedono quattro persone, tre uomini e una donna, scendere da un’automobile e scagliarsi contro di loro urlando e inveendo: “Puttane, cosa state facendo?”, “Cosa cazzo state facendo?”.

La donna sembra essere la più infervorata: “Volete fare le partigiane?”, urla. Insulta, strattona e picchia una delle due. La colpisce al collo, alle braccia, le tira un calcio sullo stinco. Intanto uno degli altri aggressori sferra un calcio al cagnolino di una delle due vittime. Tutto questo mentre altre persone da un bar vicino le insultano e minacciano alcuni passanti dicendo loro di non intervenire. L’aggressione finisce quando una delle due vittime riesce ad allontanarsi e chiamare la polizia. La sera stessa una delle due donne, la più giovane, racconta alla polizia i fatti, mostrando loro il braccio pieno di lividi. E dando una descrizione di almeno due degli aggressori. Uno è un ragazzo sui 30 anni, con un cappellino da baseball e pizzetto.

La donna viene descritta come sui 40 anni, capelli castani altezza spalle, con occhiali da sole e una vistosa collana blu. La seconda donna, scossa dall’accaduto, quel giorno non fa denuncia. Ma il giorno dopo, ricordandosi della commemorazione pubblicizzata sui manifesti strappati e causa dell’aggressione, decide di andare per cercare di individuare i suoi aggressori. Al cimitero non trova i suoi aggressori, ma grazie ad alcune immagini trovate su internet della manifestazione dell’anno precedente riconosce la donna che l’ha aggredita. Va a questo punto alla commemorazione in via Paladini, dove la vede. Chiede ad alcuni partecipanti chi fosse e la risposta è netta: Angela De Rosa. La candidata alla presidenza della regione Lombardia per Casapound nelle elezioni dello scorso 4 marzo. Non un cane sciolto della galassia neofascista, e nemmeno un pezzo piccolo, nientemeno che la candidata dei fascisti del terzo millennio a guidare la Lombardia!

Il giorno dopo la donna va a sporgere denuncia, e sottoposta al riconoscimento fotografico dei presunti aggressori, non ha dubbi: la donna che l’ha aggredita due giorni prima è proprio Angela de Rosa.

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  • Autore articolo
    Alessandro Braga
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    “Gaza City brucia di fronte al suo mare”. Israele lancia l’offensiva di terra sulla città

    L’esercito israeliano ha lanciato questa notte l’invasione di terra su Gaza City. Da ieri i carri armati sono entrati nel cuore della principale città della striscia, e i bombardamenti hanno colpito senza sosta strade, case, infrastrutture. Da questa mattina, i morti sono 89. Centinaia di migliaia di persone vivono ancora nella città. Migliaia di persone stanno invece cercando di fuggire, in un esodo verso un sud che non ha più spazio per ospitarli. Il servizio di Valeria Schroter.

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    1) “Gaza brucia di fronte al suo mare, testimone della sua tragedia”. L’esercito israeliano ha lanciato l’offensiva di terra sulla principale città della striscia. L’esodo in mezzo alle bombe. Quasi 90 i morti da questa mattina. (Valeria Schroter) 2) Israele come Sparta. Mentre l’ONU stabilisce che quello in corso a Gaza è genocidio, Netanyahu ammette l’isolamento internazionale e dipinge un futuro di autarchia e guerra permanente. (Anna Foa, Eric Salerno) 3) Gli Stati Uniti continuano a colpire il Venezuela. Trump punta a rovesciare il regime di Maduro con la scusa della lotta al narcotraffico. (Alfredo Somoza) 4) Cinquant’anni fa l’indipendenza della Papua Nuova Guinea. Il paese oggi è vittima della maledizione della ricchezza e rischia di finire ostaggio di un nuovo braccio di ferro tra occidente e Cina. (Chawki Senouci) 5) Spagna, l’estrema destra torna a riunirsi a Madrid. Il primo passo verso una grande alleanza di tutte le destre europee. (Giulio Maria Piantadosi) 6) Rubrica Sportiva. Julia Paternain, la maratoneta uruguayana entra nella storia vincendo la prima medaglia ai mondiali di atletica per il paese sudamericano. (Luca Parena)

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    Le Guthrie Family Singers portano avanti il messaggio di umanità del nonno Woody

    “E’ stato bello rendersi conto che la figura di Woodie Guthrie è ancora molto viva anche fuori dagli Stati Uniti”, racconta Sarah Lee, nipote dell’icona folk americana. “Le problematiche di cui cantava lui ottant’anni fa sono ancora attuali”, riferendosi al tema dell’immigrazione e alla difficile situazione al confine con il Messico. Con la sua musica Woody Guthrie "affrontava un concetto molto basilare di umanità e speranza, ovvero il trattare le persone come persone, aiutandosi a vicenda nei momenti di difficoltà": lo stesso messaggio che ora le Guthrie Family Singers vogliono portare avanti. Ascolta l’intervista di Elisa Graci alle Guthrie Family Singers.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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