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Stilfontein: la tragedia umanitaria nelle miniere d’oro illegali

Stilfontein: la tragedia umanitaria nelle miniere d'oro illegali

Il governo Sudafricano ha iniziato a chiudere le miniere d’oro illegali alla fine del 2023 con un’operazione chiamata Vala Umgodi, che in SiZulu vuol dire ‘chiudere il buco’. Le cose sono andate piuttosto bene in gran parte del paese, ma non a Stilfontein, a sud ovest di Johannesburg, dove tra agosto 2024 e gennaio 2025 centinaia di minatori sono rimasti intrappolati sotto terra per mesi. La polizia ha bloccato l’accesso alla miniera ai rifornimenti di cibo e acqua, e questo ha causato decine di morti (78 secondo le autorità, molto di più secondo vari testimoni) tra i minatori illegali che non sono voluti uscire dalla miniera per paura di essere arrestati. Tra le persone che si sono spese pubblicamente per difendere e proteggere queste persone c’è anche Mametlwe Sebei, il presidente del sindacato dei lavoratori delle industrie generali del Sudafrica (GIWUSA). Attivo da decenni nel movimento operaio del paese, Sebei aveva contribuito a organizzare lo sciopero dei minatori a Marikana nell’agosto del 2012, quando la polizia Sud Africana sparò per disperdere la folla uccidendo 34 persone.
Quell’evento divenne noto come il massacro di Marikana ed è stato richiamato spesso per parlare di quello che è successo a Stilfontein.

Ma in questo caso, gli abbiamo chiesto, cos’è che è andato storto?

A Stilfontaine sono venuti al pozzo 11, che è diventato il centro della crisi. Si tratta di un buco di due o tre chilometri senza ascensore né una scala attraverso la quale i minatori possono uscire. L’unico modo in cui i minatori potevano scendere e uscire dalla miniera era attraverso un sistema di carrucole. In pratica una corda, legata a una ruota attraverso la quale chi era in superficie, un gruppo di circa 30-40 uomini durante le operazioni di salvataggio della comunità, poteva far scendere e salire i minatori.  È lo stesso sistema che viene utilizzato anche per fornire cibo, farmaci e acqua ai minatori, perché rimangono lì sottoterra per un periodo di tempo prolungato. Quando la polizia è arrivata, ad agosto, ha semplicemente cacciato via questi uomini in superficie, ha aspettato intorno alla buca mentre chiudeva tutti gli altri punti di uscita e ha detto ai minatori che dovevano uscire. Ovviamente, era impossibile. E quando, dopo mesi, i minatori non uscivano, ma erano anche chiaramente affamati, senza acqua e medicine, la comunità ha iniziato a protestare. Durante quel periodo, la polizia ha iniziato a mentire dicendo che questi minatori potevano uscire.
Ma l’unico pozzo collegato al pozzo 11 è il pozzo 10 della stessa miniera. I minatori per passare dal pozzo 11 al pozzo 10 impiegavano in media sette giorni. Cioè tre o quattro giorni strisciando sottoterra in tunnel bui, stretti, insidiosi e allagati che si riempiono di acqua acida, solo per arrivare al pozzo 10.  Se sono fortunati, perché molti minatori sono morti in quel viaggio. Una volta lì, ci vogliono circa tre giorni per risalire in superficie. Molti di loro sono morti cercando di farlo. Il sito del pozzo ha scioccato anche i soccorritori. L’hanno descritto come un luogo orribile e rivoltante, pieno di corpi fatti a pezzi. Hanno raccontato di aver visto un torso senza testa, una testa senza corpo, un pezzo di gamba lì, un pezzo di mano là, cose del genere. Quindi i minatori non hanno mai avuto un punto di uscita alternativo. Non sarebbero potuti uscire senza il sistema di carrucole.

Quante persone calcolate che ci fossero sottoterra?

In tutta l’area di Stilfontein si parla di migliaia di minatori. E questa è una cosa di cui non si vuole parlare. Stilfontein è solo una delle oltre 6.000 miniere di questo paese che sono abbandonate, senza proprietario, con tutto ciò che ne deriva. Le compagnie minerarie le gestivano con un sistema estrattivo coloniale. In cui i minerali vengono estratti grazie a una manodopera migrante nera a bassissimo costo ed esportati grezzi, senza investimenti nelle comunità. E alla fine della vita dell’attività mineraria, la maggior parte di queste aziende ha abbandonato queste miniere. Ma invece di chiuderle e sigillarle, assicurandosi che il terreno fosse bonificato per usi produttivi alternativi, per creare la possibilità di un’economia post-estrattiva, hanno abbandonato i minatori, le loro famiglie, le loro comunità. E l’intera economia di Stilfontein è diventata dipendente dall’estrazione artigianale che si sviluppa senza alcuna regolamentazione, attrezzature o sostegno statale. Le persone lavorano in condizioni orribili e senza aver accesso al mercato. Un vuoto che ora viene colmato dalle organizzazioni criminali. Ecco perché c’erano migliaia di minatori nel sottosuolo. Ma in questo pozzo in particolare, che è il pozzo 11 della miniera di Stilfontein, quello dove i minatori erano effettivamente intrappolati, ad un certo punto ce ne sarebbero stati 500.
500 è la stima più prudente, alcuni dicono addirittura 800, il che renderebbe questo uno dei peggiori massacri nella storia di questo paese. Parliamo di centinaia di minatori morti a seguito di un’azione deliberata dello Stato e di una serie di decisioni che in realtà li hanno condannati a morte. Una morte lenta e dolorosa per fame e disidratazione, oltre che per annegamento o caduta.

Chi sono gli Zama Zama – cosa vuol dire zama zama – e come vivevano lì sotto?

Zama Zama è qualcuno che non vale nulla, a cui piace rovistare tra gli avanzi, un imbroglione. Chiamiamo così chi cerca di estrarre i minerali residui lasciati dalle grandi aziende. Molti di questi minatori sono in realtà ex minatori. Perché, quando si sa quanto scende in profondità l’estrazione mineraria in questo paese, è impossibile che una persona senza alcuna esperienza possa entrare in queste miniere da sola. Senza, come minimo, un gruppo di minatori che avevano lavorato in quella miniera, che conoscono la profondità del buco, che sanno come muoversi e dove trovare i minerali e così via. E a loro si uniscono le loro famiglie: molte di loro sono solo persone costrette a fare questo lavoro dai devastanti livelli di disoccupazione e povertà che abbiamo raggiunto in questo paese. Si stima che ci siano circa 100 mila Zama Zama in tutto il Sud Africa.
Ovviamente, visto che si tratta di un’industria che non è regolamentata, è un’industria criminalizzata. Che attrae elementi criminali. C’è ad esempio un sindacato criminale organizzato che vuole monopolizzare l’accesso a questi pozzi abbandonati, oltre a determinare chi può lavorarci. Estorcono anche i minatori, imponendo il loro mercato con la forza. Terrorizzano i minatori, le loro famiglie, le loro comunità. Per questo gli Zama Zama sono diventati famigerati. La gente sta confondendo le vittime e i colpevoli della violenza associata all’estrazione mineraria informale in questo paese.
E va detto che quei criminali sono legati alla polizia. Perché, se conoscete il Sudafrica, sapete che questi poveri minatori di Stilfontein non hanno certo modo di portare oro o platino fino alla provincia settentrionale del Limpopo, fino ai porti sulla costa, senza l’aiuto della polizia.
I minerali vengono poi venduti sui mercati internazionali dalle grandi multinazionali, che monopolizzano le licenze per l’estrazione mineraria in questo paese.
La Convenzione delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo afferma che il Sudafrica sta perdendo 60 miliardi di dollari all’anno a causa dei flussi illeciti di minerali.

Abbiamo visto anche che c’è stata una parte della popolazione che si è attivata per aiutare questi minatori. Qual è il rapporto di queste persone con la popolazione locale, in questo contesto così complesso?

La protesta della comunità ha messo in luce il fatto che questi minatori artigianali non sono semplicemente bande di criminali provenienti dall’estero, dal Mozambico, dal Lesotho e da altri paesi, confinanti con il Sudafrica, venuti qui solo per commettere crimini. Sono membri e parte integrante di queste comunità. Come ho detto, l’intera comunità di Stlifontein è arrivata a dipendere nel corso degli anni dalle attività di questi minatori. Uno dei nostri compagni che abbiamo mandato sul posto mi ha detto che è stato sollevato come un eroe in un negozio della zona. Perché lo hanno visto in tv difendere quei minatori. Questo è un motivo in più per cui dobbiamo trovare una soluzione sostenibile, ma anche progressista, all’estrazione mineraria illegale. Dobbiamo fare i conti con la crisi di uno sviluppo esplosivo dell’attività mineraria artigianale non regolamentata che sta attirando elementi della criminalità organizzata. E il modo per farlo, per noi è fornire un quadro normativo per quei minatori in modo che possano guadagnare dignitosamente per sé stessi e le loro famiglie. Lo Stato potrebbe anche acquistare questi minerali, stabilendo un mercato chiaro. Potrebbero quindi essere in grado di vendere i loro prodotti per il valore equo invece che subire un’estorsione. È il modello dello Zimbabwe.

E invece, in particolare in questo caso, quello che è successo è che il governo sudafricano ha deciso di rispondere con la repressione. Come ha detto prima, e come il vostro sindacato ha affermato più volte, questo è stato un massacro perpetrato dalle autorità. Ed è stato il peggiore dai tempi dell’apartheid. Può dirmi perché?

Assolutamente. Voglio dire, anche solo in termini di numeri. I numeri superano di gran lunga il massacro di Marikana. Questa è la prima cosa. Ma in secondo luogo, vedete, questo è un modo decisamente peggiore di morire perché queste persone sono morte di una morte molto lenta e dolorosa. Sono morti di fame, ma hanno anche subito un lento degrado delle loro condizioni di salute. Penso a quelli che soffrivano di malattie croniche che per mesi non hanno ricevuto scorte di farmaci. Quindi, sia in termini di quantità che di qualità, è una cosa semplicemente raccapricciante e brutale. Penso che sia il modo più crudele in cui uno Stato possa uccidere il proprio popolo. Dobbiamo chiamare le cose con il loro nome. È un massacro. E il governo avrebbe potuto impedirlo. Avrebbero potuto permettere ai soccorritori di estrarre i minatori, continuando a fornire una quantità ragionevole di cibo.
Io ho organizzato i lavoratori di Marikana. So di cosa parlo. E posso dirvi che questo è sicuramente il peggiore massacro che abbia visto. Il fatto che siano riusciti a fomentare un sentimento xenofobo, populista di destra e reazionario nella società, non cambia l’essenza di ciò che è realmente accaduto. Probabilmente ci vorranno anni per far sì che la società riconosca il livello di tradimento da parte di un governo a maggioranza nera e democraticamente eletto.

Quali saranno le vostre prossime mosse?

Per quanto riguarda le nostre prossime mosse, ci stiamo battendo per assicurarci che questi minatori ricevano cure mediche adeguate. Molti dei lavoratori ricoverati in ospedale soffrono di problemi alimentari, di tifo e di tutta una serie di altre complicazioni che avrebbero potuto essere evitate assicurando un’adeguata valutazione medica, un trattamento e un’assistenza subito dopo la loro estrazione dalla miniera. Chi è intervenuto sul posto avrebbe dovuto dichiarare lo stato d’emergenza, in modo da poter far allestire delle strutture mediche direttamente lì. Quindi avere a disposizione infermieri e medici, ma anche far sì che il dipartimento sanitario potesse ricevere qualsiasi supporto aggiuntivo necessario. Molte persone erano pronte a offrirsi volontarie per aiutare, se fosse stato possibile. Lotteremo anche per garantire che le famiglie di chi è morto in questa miniera possano recuperare i corpi dei loro cari per poter avere pace. Un’altra questione da affrontare è quella delle responsabilità di questo massacro. Tutte le persone che hanno preso delle decisioni e hanno eseguito gli ordini che hanno portato alla morte di questi minatori hanno una responsabilità penale che intendiamo far valere.
Stiamo studiando i certificati di morte man mano che vengono effettuate le autopsie: chiederemo di poter collaborare all’inchiesta e sulla base dei risultati prevediamo di sporgere denunce civili e penali contro i responsabili.
Abbiamo anche detto che per noi è necessario creare una commissione d’inchiesta sui problemi legati all’estrazione illegale che possa fornire delle possibili soluzioni in termini di regolamentazione, sostegno ai minatori e accesso ai mercati. Delle proposte che garantiscano l’estromissione delle organizzazioni criminali. Dobbiamo affrontare questo problema per fare fronte alla violenza, agli stupri e agli omicidi che sono stati associati all’estrazione mineraria artigianale per come si è sviluppata. D’altra parte, bisogna trovare una soluzione duratura anche alla crisi delle miniere.

  • Autore articolo
    Luisa Nannipieri
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