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“Sono state cambiate le leggi per fermarla”

Venticinque anni fa, il 17 febbraio del 1992, con l’arresto di Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio di Milano, inizia l’era di Mani Pulite. Le inchieste della procura milanese sulla corruzione scoperchiano un sistema del malaffare che ha riguardato partiti e imprese.

«Alla fine è cambiato poco», dice oggi uno dei magistrati più impegnati in quelle inchieste. E’ Piercamillo Davigo, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, allora uno dei pm di Mani Pulite.

«Alla fine è cambiato poco perché l’attività principale dei vari governi e maggioranze che si sono susseguiti da allora – accusa Davigo – non è stata quella di rendere più difficile la corruzione, ma quella di rendere più difficili le indagini e i processi sulla corruzione. Sono state cambiate le leggi per fare assolvere gli imputati, cose veramente sconcertanti».

Quando sono state cambiate queste leggi?

«Diciamo dal 1994 in avanti».

Perchè Mani Pulite nasce proprio in quel 1992?

«C’è stato un effetto domino di inconsuete proporzioni. Ogni tanto, raramente, si crea l’effetto domino: qualcuno comincia a parlare, i chiamati in correità a loro volta parlano, e così via. In quel periodo ci fu un effetto di dimensioni sorprendenti».

Piercamillo Davigo
Piercamillo Davigo

Perché?

«La mia spiegazione, la tesi che sostengo, è perché erano finiti i soldi. Se tutti gli anni si riesce a fare una torta più grande, si possono sedare le liti tra i concorrenti, soddisfare anche gli appetiti dei nuovi arrivati nei cartelli che si spartiscono gli appalti. Ma se i soldi non ci sono più per i controlli sovranazionali, per i vincoli di bilancio, diventa tutto più difficile. Non si riescono ad accontentare i nuovi partecipanti e cominciano le liti fra di loro. Gli inquirenti, a quel punto, possono infilarsi in quelle liti».

Davigo nel corso dell’intervista a Memos indica quali strumenti dovrebbero essere adottati contro la corruzione: norme premiali e operazioni sotto copertura. Perchè non vengono approvate? «Lo chieda al parlamento», risponde. Ma lei si sarà fatto un’idea? «Sì – taglia corto l’ex pm – ma me la tengo per me».

Il Davigo-pensiero sulla corruzione è concentrato in un libro che uscirà la prossima settimana dal titolo: “Il sistema della corruzione” (Laterza 2017).

Ospite della puntata di oggi a Memos anche la giornalista del Sole-24 Ore Serena Uccello. In un recente libro (“Corruzione”, Einaudi 2016) ha raccontato il sistema della corruzione in Italia attraverso un testimone diretto, Piergiorgio Baita, ex amministratore delegato della Mantovani Spa, al centro dell’inchiesta veneziana sul Mose.

Serena Uccello
Serena Uccello

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    Raffaele Liguori
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    “Abbiamo sempre preferito la take imperfetta ma magica”: i Satantango raccontano il nuovo album

    Un debutto interessante quello dei Satantango, nuovo progetto shoegaze proveniente dalla provincia cremonese. Il duo, composto da Valentina e Gianmarco, è oggi passato a Volume per raccontare e suonare in acustico alcuni brani del nuovo album “Satantango”. Il titolo è lo stesso di un film ungherese del 1994 della durata di oltre sette ore: “l’ambientazione e le atmosfere sono molto simili a quelle che ci sono nei nostri posti”, spiega il duo. Tra shoegaze, dream pop e slowcore, l’album dipinge un immaginario bianco e nero tra malinconie di provincia e nebbia, cinema chiusi e un senso di innocenza perduta, ed è ricco di riferimenti a pellicole vintage come “Gioventù Amore e Rabbia”. L'intervista di Elisa Graci e Dario Grande e il MiniLive dei Satantango.

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