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Se Sala pensa ai temi nazionali, i partiti del centrosinistra devono pensare a Milano

Il sindaco di Milano Beppe Sala

Il sindaco di Milano Beppe Sala nelle ultime settimane parla molto di questioni nazionali e poco del governo della città. Lo ha fatto anche nelle dichiarazioni e nelle interviste del fine settimana. L’interesse per le questioni nazionali è legittimo, ma mancano due anni alle prossime elezioni comunali e Milano non può permettersi un vuoto di governo e visione. C’è da occuparsi del trasporto pubblico di superficie ad esempio, mai così carente nella storia recente di Milano. Servirebbe ripristinare le corse tagliate da Atm, è una priorità perché le persone che utilizzano i mezzi pubblici sono arrabbiate per l’aumento dei tempi d’attesa e i mezzi stracolmi nelle ore di punta. Servirebbero interventi per la coesione sociale nelle periferie: a Corvetto, come a San Siro, tutti dicono che progetti sociali e culturali aiuterebbero anche sul fronte della sicurezza. Il caro-casa ha bisogno di interventi robusti per rallentare l’espulsione dalla città della classe media e dei giovani.

Milano attrae ancora chi vuole studiare, le iscrizioni alle università non calano, ma senza alloggi a prezzi abbordabili una decrescita sarà inevitabile. Lo sport di base fa fatica, le strutture comunali – come le piscine – vengono privatizzate, si attendono provvedimenti forti sulla mobilità sostenibile e il verde pubblico: troppe nuove riqualificazioni, ad esempio l’ex area verde vicino alla nuova fermata Vetra della M4, sono interventi con molto cemento e poco verde.

Sono tante le questioni che hanno bisogno di governo e visione. Va bene lanciare la provocazione sul terzo mandato dei sindaci, ma prima ancora bisogna riempire di buona politica quello da portare a termine. E i partiti del centrosinistra devono darsi una mossa per non lasciare vuoti nei quali si sta inserendo la destra, a suo modo.

  • Autore articolo
    Roberto Maggioni
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    Società Civile per il No. È nato il comitato, promosso da vari esponenti della società civile, da sindacati, associazioni e realtà democratiche, che sostiene le ragioni del No al referendum costituzionale sulla riforma della Giustizia del Guardasigilli Carlo Nordio. Presieduto da Giovanni Bachelet, il comitato ha nel direttivo nomi importanti come il segretario della Cgil Maurizio Landini, la presidente di Libertà e Giustizia Daniela Padoan e l’ex ministra Rosy Bindi. I principali punti del comitato vertono sul fatto che una magistratura autonoma, indipendente, che non guarda in faccia a nessuno sia una cosa che conviene ai cittadini. Il prossimo 10 gennaio a Roma si terrà la prima assemblea generale, per la partenza della campagna referendaria, che vedrà la nascita di comitati territoriali in tutta Italia per lanciare una campagna informativa sulle ragioni del No. “Riteniamo che sia una battaglia per evitare che venga minato un principio fondamentale della nostra democrazia”, ha detto Rosy Bindi, che fa parte del direttivo del comitato, nella nostra trasmissione Radio Sveglia. L'intervista di Alessandro Braga.

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