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Sbarchi, polemiche sul recupero dei morti

Sono in 348 i migranti arrivati a Catania. Superstiti di tre naufragi. Ieri, 30 giugno, venti miglia a largo dalle coste libiche un gommone carico di migranti si è rovesciato. Dieci donne subsahariane (la maggioranza nigeriane) sono annegate. “I gommoni su cui viaggiano sono di fabbricazione cinese, usa e getta – spiega ai nostri microfoni Alfonso Di Stefano, della Rete antirazzista di Catania – cominciano subito a caricare acqua non appena prendono il largo”. Nel caso dell’ultimo naufragio, l’acqua era piena di benzina. Infatti i superstiti hanno sul corpo segni di bruciature. In tutto sono 108 i superstiti, tra cui alcuni parenti delle vittime. “Il Comune di Catania si è offerto di offrire una sepoltura alle vittime”, aggiunge Di Stefano.

Ascolta l’intervista completa a Alfonso Di Stefano, a cura di Andrea Monti

Alfonso Di Stefano

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Il recupero dei corpi dei migranti morti in mare è cominciato in aprile, a un anno di distanza dal naufragio con cui il Mediterraneo ha inghiottito la vita di 700 persone. Il relitto è stato recuperato il 29 giugno, con un’operazione svolta dalla Marina Militare costata all’Italia 9,5 milioni. Il controammiraglio Pietro Corvino, in conferenza stampa, ha detto che per l’ispezione del relitto sono stati spesi 1,4 milioni di euro, per il recupero 1,6 e per il movimento delle navi 6,5. Proprio il costo ha provocato commenti indignati, sui social e non solo.

A Radio 3, ad esempio, sono arrivate molte telefonate dopo la lettura della notizia nella rassegna stampa. Tanto che la discussione è proseguita anche in altre trasmissioni: un dibattito infuocato.

Anche il primo ministro Matteo Renzi è intervenuto su Facebook il 30 giugno, giustificando i motivi per i quali l’Italia ha deciso di recuperare il relitto del peschereccio, nel quale si pensa ci siano ancora tra i 250 e i 300 cadaveri: “Ho ordinato il recupero perché noi italiani conosciamo il valore della parola ‘civiltà'”. “Quella nave contiene storie, volti, persone, non solo un numero di cadaveri. […] Dare una tomba a ciascuno di loro significa restituire il diritto alla memoria. E significa ammonire l’Europa su quali siano i valori che contano davvero. Continuiamo tutti i giorni a cercare di salvare vite umane, anche oggi”, ha aggiunto. A questo primo lavoro di recupero si aggiunge il riconoscimento dei cadaveri, di cui è responsabile Cristina Cattaneo anatomopatologa del LABANOF – Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense. Il riconoscimento è finalizzato, oltre a dare una degna sepoltura a chi è morto, anche ad avvisare le famiglie che ancora aspettano di avere notizie dai propri cari. La Croce rossa internazionale ha realizzato un sito – Trace the face – dove pubblicano le foto dei migranti sopravvissuti. Da lì, le famiglie possono risalire ad un loro caro e ristabilire un contatto.

Secondo l’Organizzazione Mondiale delle migrazioni, ci sono 2.476 migranti morti nell’attraversare il Mediterraneo dall’inizio del 2016.

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    Nel cinquantenario della morte di Šostakovič il Teatro alla Scala inaugura la Stagione con il suo capolavoro Una lady Macbeth del distretto di Mcensk, tratto dal racconto di Nikolaj Leskov in cui una giovane sposa con la complicità dell’amante uccide il marito e il tirannico suocero, ma viene scoperta e finisce per suicidarsi in Siberia, tradita da tutti. Dopo il debutto a San Pietroburgo, l’opera, che avrebbe dovuto essere il primo capitolo di una trilogia sulla condizione della donna in Russia, ebbe enorme successo in patria e all’estero. Stalin assistette a una rappresentazione a Mosca nel 1936; due giorni dopo apparve sulla Pravda la celebre stroncatura dal titolo “Caos invece di musica” con cui il regime metteva all’indice l’opera e il compositore. Anni dopo Šostakovič preparò una nuova versione che andò in scena a Mosca nel 1963 con il titolo Katarina Izmajlova, dopo che il sovrintendente Ghiringhelli aveva invano cercato di ottenerne la prima per la Scala. Oggi il Teatro presenta la versione del 1934 con la direzione del M° Chailly e il debutto del regista Vasily Barkhatov. Ascolta Riccardo Chailly nella presentazione dell’opera.

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