Torna libero Mohamed Shahin, l’imam di Torino che da novembre era trattenuto nel cpr di Caltanissetta con un decreto di espulsione verso l’Egitto firmato dal ministro dell’Interno Piantedosi. L’uomo da 21 anni in Italia, con due figli minorenni e imam di un centro di preghiera, è accusato di pericolosità per lo stato e terrorismo, per delle frasi sul 7 ottobre, in cui spiegava come l’attacco terroristico andasse contestualizzato con gli anni di guerra in Palestina. La Corte d’Appello di Torino ha accettato il ricorso sul trattenimento nel Cpr, in relazione alla richiesta d’asilo, presentato dagli avvocati Fairus Ahmed Jama e Gianluca Vitale anche a fronte di “nuove informazioni” tra cui l’archiviazione immediata, da parte della procura di Torino, di una denuncia proprio sulle frasi incriminate. La sentenza evidenzia come Shahin è “perfettamente integrato e inserito”, è un “soggetto completamente incensurato” e “non vi sono concreti elementi” per formulare “un eventuale giudizio di pericolosità”, lui stesso durante l’udienza si è pronunciato contro ogni violenza. Sulle frasi la Corte ha ricordato l’art. 21 della Costituzione che difende il diritto di libertà di espressione. Ora Shahin è libero con un permesso di soggiorno provvisorio, si aspetta in una settimana la pronuncia del Tar sul decreto che lo vuole espatriare nel suo paese di origine, l’Egitto, dove l’uomo rischia l’incarcerazione e la tortura, essendo un aperto dissidente del regime di Al Sisi. Intanto la maggioranza compatta attacca i giudici e strumentalizza il caso in chiave referendum. Mentre dal Viminale fanno sapere che andrà avanti la procedura di espulsione: il ministero dell’Interno farà ricorso in Cassazione per ottenere il rimpatrio dell’uomo ritenuto pericoloso per la sicurezza nazionale.
di Rita Rapisardi


