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Il no di Netanyahu alla proposta di Hamas, il caos nel campo largo per il voto in Basilicata e le altre notizie della giornata

Gaza Raid Israele ANSA

Il racconto della giornata di venerdì 15 marzo 2024 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il premier israeliano Netanyahu oggi ha respinto una proposta per un cessate il fuoco fatta da Hamas. I veti incrociati di Conte e Calenda rendono la scelta della candidatura in Basilicata un rebus, una questione un po’ complicata. Oggi c’è stata una contestazione all’università Federico Secondo di Napoli ai danni del direttore di Repubblica Maurizio Molinari. Si sono aperti oggi i seggi in Russia per le elezioni presidenziali e il risultato non è in dubbio.

Il piano di Netanyahu per l’invasione via terra di Rafah

Il premier israeliano Netanyahu oggi ha respinto una proposta per un cessate il fuoco fatta da Hamas. Il gruppo palestinese aveva presentato un piano diviso in tre fasi per lo scambio tra ostaggi e prigionieri palestinesi che portasse poi al completo ritiro dell’esercito israeliano dalla striscia di Gaza. Tel Aviv ha definito le richieste di Hamas “assurde” ma ha detto che manderà comunque la propria delegazione in Qatar per proseguire i colloqui. Oggi poi Netanyahu ha anche approvato il piano per l’invasione via terra di Rafah nonostante le pressioni internazionali di questi giorni. Il segretario di stato americano Antony Blinken ha detto che la casa bianca è preoccupata e ha chiesto a Israele di presentare un piano che assicuri sicurezza ai civili.
Nella striscia la situazione umanitaria è molto grave. Secondo l’Unicef in un mese la malnutrizione infantile nel nord della striscia è raddoppiata. Oggi la nave di Open Arms, che trasporta la prima spedizione di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza attraverso un corridoio marittimo è arrivata sulla costa dell’enclave palestinese, dove sono iniziate le operazioni di scarico di 200 tonnellate di cibo.

Oggi è anche il primo venerdì del mese di Ramadan, un giorno al quale si guardava con grande apprensione vista la tensione crescente in Cisgiordania e a Gerusalemme est. A Betlemme abbiamo raggiunto Francesco Buono, cooperante della Ong Avsi:


 

Il rebus della candidatura del campo largo per le elezioni in Basilicata

(di Anna Bredice)

I veti incrociati di Conte e Calenda rendono la scelta della candidatura in Basilicata un rebus, una questione un po’ complicata, con un candidato scelto ieri, Domenico Lacerenza, che questa mattina sembrava volesse ritrattare e che poi nel pomeriggio ha confermato di poter e voler correre per diventare il Presidente della regione. Il problema è che sindaci e amministratori locali del Partito Democratico hanno espresso una contrarietà verso questo nome, denunciando di non esser mai stati interpellati. Chiedono che si riunisca la direzione regionale, dove punterebbero probabilmente sul nome precedente, quello di Chiorazzo, sul quale però Conte ha posto un veto. Nel pomeriggio si è riunito il tavolo del centrosinistra per definire una volta per tutte il nome, ma mentre era in corso i Cinque Stelle, pure presenti alla riunione, hanno fatto sapere attraverso le agenzie, quindi ai giornali, che di Chiorazzo non se ne parla e loro restano sul nome di Lacerenza. Pittella, ex presidente della regione Basilicata ora passato con Azione di Calenda, presente a questo tavolo, si è detto pronto a sostenere Chiorazzo, rinunciando a sostenere il candidato della destra Bardi e restando in un campo largo che potrebbe contenere tutti, ma al momento questa soluzione, forse solo tattica per i centristi, sembra impossibile. In mezzo c’è il Partito Democratico che sostiene Lacerenza, ma sembra un po’ subire senza riuscire molto a governare questo contrasto tra due estremi di una coalizione che insieme potrebbero avere parecchie chance di farcela in Basilicata. Nel fine settimana la scelta dovrà essere definitiva per iniziare una campagna elettorale che per ora è un po’ all’insegna di una grande confusione.

Le contestazioni a Napoli ai danni di Maurizio Molinari

Oggi c’è stata una contestazione all’università Federico Secondo di Napoli ai danni del direttore di Repubblica Maurizio Molinari. Un gruppo di studenti ha contestato la collaborazione delle Università con gli atenei israeliani. Nella facoltà è stato anche affisso uno striscione con la scritta “Fuori i sionisti dalle università”. Ci sono stati dei contatti con la polizia e il dibattito è stato annullato.
Sull’episodio è intervenuto il presidente Mattarella che ha telefonato a Molinari e condannato ogni intolleranza che deve essere bandita dalle università.
La ministra dell’università Annamaria Bernini ha convocato una riunione della conferenza dei rettori, con riferimento non solo a questo ma a i diversi episodi di intolleranza.
Dura la presa di posizione delle comunità ebraiche: ha parlato di “intimidazioni e la violenza di un gruppo di facinorosi contro il relatore, il direttore di Repubblica Maurizio Molinari, solo perché ebreo. Se prevale l’antisemitismo, è una sconfitta per tutti”.

Elezioni in Russia, cosa c’è in gioco per Putin?

Si sono aperti oggi i seggi in Russia per le elezioni presidenziali. Si voterà fino a domenica e il risultato non è in dubbio. Vladimir Putin non ha reali oppositori politici e con ogni probabilità il voto di questi tre giorni estenderà i suoi 24 anni di governo almeno fino al 2030.
Ai seggi, però, abbastanza inaspettatamente, alcuni cittadini russi – in diverse zone del paese – hanno organizzato piccole azioni per disturbare il voto. Alcuni video diffusi da diversi seggi elettorali in tutta la Russia mostrano manifestanti versare quello che le autorità hanno descritto come colorante nelle urne, per rovinare i voti espressi.
A Mosca una donna è stata arrestata dopo aver appiccato il fuoco a una cabina elettorale, mentre a San Pietroburgo una donna ha lanciato una bottiglia molotov contro l’insegna di un seggio. Secondo il giornale russo Novaya Ggazeta sono stati segnalati almeno 4 attacchi incendiari contro seggi elettorali.
La protesta delle vernice, che è stata la più diffusa nella giornata di oggi, è significativa anche perché il colorante usato dai manifestanti è verde e tintura verde è stata utilizzata negli attacchi contro giornalisti russi e figure dell’opposizione, in particolare contro il defunto critico del Cremlino Alexey Navalny.
Dopo questo primo giorno di voto si guarda con ancora maggior attenzione alla giornata di domenica, quando è stata proclamata un’azione da parte della moglie di Navalny, che ha invitato tutti i sostenitori del dissidente a recarsi alle urne alle 12.
Nonostante le proteste, però, come dicevamo la vittoria di Putin non è in dubbio. Cosa però è in gioco per il presidente russo? Sentiamo Giovanni Savino, storico ed esperto di Russia:


 

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    Di Cesare: “Sul fascismo c’è una mancanza di vigilanza culturale ed etica”

    Una casa editrice di estrema destra si iscrive alla Fiera nazionale della Piccola e Media Editoria “Più libri, Più liberi”, organizzata dall’Associazione editori italiani. Alcuni intellettuali si chiedono se sia opportuno ospitare pensieri razzisti o apologie del nazismo e come spiega la filosofa e scrittrice Donatella Di Cesare, esperta internazionale di "negazionismo" (l'ultimo suo libro per Einaudi si intitola “Tecnofascismo”): “Non discutiamo la libertà di pensiero e di pubblicazione per una casa editrice, ma l’idea della Fiera intitolata Più libri, Più Liberi a cui chiediamo se è giusto offrire questa vetrina ulteriore, così emblematica e significativa, dove verranno esposti autori e tematiche che in altri paesi europei come la Germania non sono tollerate”. “In Italia c’è una soglia molto bassa di attenzione, forse perché i temi storici non vengono approfonditi e siamo ancora nella vulgata del rigurgito del passato che ritorna o di temi folcloristici da non prendere seriamente e secondo me è un elemento critico e una mancanza di vigilanza culturale ed etica”. Ascolta l'intervista di Claudio Jampaglia e Cinzia Poli.

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    C’è un tesoro in Italia, ambito da sempre, ed è il tesoro delle Assicurazioni Generali. Chi comanda a Trieste, comanda su un pezzo importante del paese. Per 70 anni il tesoro delle Generali è stato controllato da Mediobanca, che una volta era il salotto del capitalismo familiare italiano e oggi è una solida banca milanese. Nell’ultimo anno, grosso modo, due capitalisti nostrani, non si sa se anche coraggiosi, Francesco Gaetano Caltagirone, insieme a Francesco Milleri, hanno portato a termine il colpo del secolo: con un’operazione di scambio di azioni – e con il concorso esterno del MPS, fino a qualche mese fa banca di stato - hanno cacciato i vecchi azionisti dagli uffici di piazzetta Cuccia a Milano (Mediobanca) e al loro posto ci hanno messo se stessi più alcuni amici. In questo modo l’immobiliarista e editore Caltagirone, insiene al socio un po’ litigioso degli eredi Luxottica, hanno preso il controllo di Mediobanca. E lo hanno fatto con l’aiuto del MPS, banca pubblica privatizzanda. Preso il controllo di Mediobanca, i “nostri” Caltagirone&Soci hanno cominciato a vedere terra, la costa triestina, la casa mitteleuropea di Generali. Ora, su tutta questa operazione – sommariamente sintetizzata – qualcosa non ha funzionato. La Procura di Milano sta indagando per il mancato rispetto di alcune importanti formalità da codice penale: il “concerto” non previsto, il rispetto del “mercato” e delle autorità di controllo. Aspettiamo fiduciosi che la giustizia faccia il suo corso, mentre la politica rivendica i suoi meriti, giusti o sbagliati che siano. Pubblica oggi ha ospitato il giornalista e saggista Vittorio Malagutti (Domani) e il senatore del Pd Antonio Misiani.

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