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La disperata situazione umanitaria a Gaza, le manifestazioni pro Palestina in Italia e le altre notizie della giornata

Gaza ANSA

Il racconto della giornata di sabato 14 ottobre 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. La situazione umanitaria a Gaza resta disperata per la carenza di acqua ed elettricità, mentre cine di migliaia di civili provare a fuggire da Gaza City. La diplomazia al momento resta in affanno mentre in tante città del mondo, Italia compresa, si susseguono manifestazioni pro Palestina. Dopo aver chiuso a qualsiasi trattativa con le parti sociali, il governo italiano domani in Consiglio dei Ministri va a mettere i primi paletti di una manovra pre-elettorale che prova a non scontentare nessuno con le poche risorse a disposizione.

La disperata situazione umanitaria a Gaza

Superati i 2.200 morti nell’assedio di Israele a Gaza. Siamo all’ottavo giorno dall’efferato attacco di Hamas di sabato scorso. Attacchi condotti con raid aerei e carri armati. 2.215 i morti a stamattina, secondo fonti palestinesi. Un terzo sarebbero bambini. La situazione umanitaria resta disperata per la carenza di acqua ed elettricità. Decine di migliaia di civili provano a fuggire da Gaza City: l’esercito di Israele aveva concesso una finestra temporale, fino alle 16, per muoversi lungo i due valichi, Biet Hanoun a Nord e Khan Younes nella zona centrale, ma l’Egitto li tiene chiusi. Reporter palestinesi al confine con l’Egitto raccontano di centinaia di persone in fila, ma con passaporto straniero. La fuga per i civili palestinesi sembra impossibile. L’atteggiamento di Hamas non è chiaro: il capo politico dell’organizzazione nel pomeriggio ha detto che i palestinesi non se ne andranno e non ci sarà emigrazione verso l’Egitto. Poco prima il responsabile sanità di hamas si era unito alle altre organizzazioni palestinesi nel chiedere all’Egitto di consentire la fuga. Chi può scappa verso il sud della striscia.

L’Unione Europea triplica gli aiuti per Gaza, portandoli da 25 a 75 milioni di euro. Critica la situazione negli ospedali: Medici Senza Frontiere ha fatto sapere che dall’ospedale di Al Awda, dopo aver trascorso parte della notte in strada, con le bombe che cadevano nelle vicinanze ‘parte dei medici e i pazienti’ si sono spostati. L’altro ospedale, quello di Shifa è pieno di famiglie sfollate ed a rischio epidemie, riportano i medici. Hamas intanto ha riferito che 9 degli ostaggi detenuti, tra cui 4 stranieri, sono stati uccisi nei raid israeliani. Sotto il Ministero della Difesa a Tel Aviv stamattina hanno manifestato i familiari dei sequestrati, accusando il governo di disinteressarsi della loro sorte. Dal kibbutz teatro del massacro di Hamas, il primo ministro israeliano Netanyahu ha lanciato la nuova offensiva su larga scala. L’esercito ha fatto sapere di aver ucciso uno dei comandanti dell’unità di Hamas che ha condotto l’attacco terroristico di sabato scorso.

I tentativi diplomatici e l’allerta al massimo livello in Francia

Si muove intanto il Vaticano da cui è arrivata solidarietà ai cittadini di Gaza, esprimendo dolore per quanto sta avvenendo ‘Civili, ospedali e luoghi di culto non devono essere coinvolti’ le parole del Segretario di Stato, il cardinale Parolin in una chiamata al Primo Ministro dell’autorità nazionale palestinese. Papa Francesco ha chiamato nuovamente la parrocchia di Gaza, assicurando che sta facendo tutto il possibile per evitare altro spargimento di sangue. Sul fronte diplomatico c’è stata anche una telefonata tra il Segretario di Stato americano Antony Blinken con il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi, che si sono raccomandati l’un l’altro di usare la rispettiva influenza per evitare un allargamento del conflitto. Ma a 8 giorni dall’attacco terroristico di Hamas contro Israele, e altrettanti dai bombardamenti di Tel Aviv su Gaza, la diplomazia è in affanno.

Al Viminale il Comitato per l’ordine e la sicurezza ha fatto una ricognizione sugli obiettivi sensibili in Italia e il rafforzamento della sorveglianza. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha annunciato la possibile cancellazione della festa delle Forze Armate. Ci sto pensando, ha detto.
Un appello alla Jihad è stato diffuso da Al Qaeda, o ciò che ne resta, sui suoi canali Telegram per chiedere ai musulmani di colpire obiettivi israeliani e americani. L’allerta è al massimo livello in Francia, dopo l’attentato che ha provocato la morte di un professore, ieri ad Arras, nel nord del Paese. Oggi chiusi due simboli della cultura: la reggia di Versailles ed il museo del Louvre.

Le manifestazioni pro Palestina in Italia

Manifestazioni pro Palestina ci sono state oggi in diverse città italiane, le più partecipate a Torino e Milano, che hanno visto in piazza diverse generazioni di uomini e donne di origine araba. Il corteo di Milano era organizzato da 5 associazioni palestinesi.
Un corteo così Milano non l’aveva ancora visto, fatto almeno per il 70% da giovani arabi e dai loro genitori, uomini e donne di prima, seconda e terza generazione. Con una componente religiosa numerosa e anche laica. Partiti alle 15.30 da stazione Centrale urlando Palestina libera, Israele criminale. Un corteo che si è ingrossato strada facendo, fino all’ingresso in via Padova, la via più multietnica di Milano. E si è visto. Applausi dalle finestre, tutti fuori dai bar e dai negozi a fare video e foto che non vedrete nella nostra bolla. Bisognava esserci per guardare in faccia un pezzo di nostri concittadini e sentire quello che pensano, anche di noi. E pensano che siamo ipocriti e razzisti, che controlliamo i mezzi d’informazione e manipoliamo le informazioni. “Dove eravate prima di sabato scorso?”, urlano ai giornalisti alla ricerca della dichiarazione pro Hamas. È difficile trovare le parole giuste per raccontare una manifestazione così, carica di rabbia, senso d’ingiustizia subito, quasi nessuna riconciliazione. La terra, la nostra terra, dicono i palestinesi di Milano. La stessa terra che sentono come propria anche gli israeliani. E da qui non si vede possibilità di convivenza. Il corteo finisce al parco Trotter che invece di Milano è il simbolo della convivenza possibile. Lentamente ci arrivano gli 8mila o forse più che hanno camminato fin qui. Fosse stato un nostro corteo di sinistra avremmo detto oltre 15mila. Di sicuro è qualcosa che non potremo ignorare.

La controffensiva di Kiev entra in fase di stallo

Secondo fonti militari sia russe che ucraine la controffensiva di Kyev sarebbe in fase di stallo, cosa che avrebbe dato fiato ai russi per una nuova offensiva, come confermato anche da fonti militari statunitensi. Le forze russe hanno “bombardato di nuovo Kherson”, ha riferito il capo dell’amministrazione militare regionale, Alexander Prokudin. Sarebbe stato colpito un supermercato ma senza fare vittime, dicono le fonti ucraine che parlano di bombardamenti massicci. La situazione al fronte è “significativamente peggiorata”, ha detto il comandante delle forze di terra di Kiev, Oleksandr Syrskyi.

Una manovra che prova a non scontentare nessuno

(di Massimo Alberti)

Dopo aver chiuso a qualsiasi trattativa con le parti sociali, il governo domani in Consiglio dei Ministri va a mettere i primi paletti di una manovra pre-elettorale che prova a non scontentare nessuno con le poche risorse a disposizione.
Il governo si trova ad inseguire i propri pasticci, in una manovra misera che casca a pochi mesi dalle prime elezioni, le europee, col governo in carica. Confermato che il deficit programmato servirà a prolungare di un anno il taglio del cuneo fiscale, una misura non strutturale che non genera crescita e che paga temporanei aumenti di salario con i soldi degli stessi lavoratori, mentre le imprese bloccano i rinnovi dei contratti. Gli altri soldi in deficit vanno sempre in quest’ottica: il primo passo della delega fiscale, l’accorpamento delle prime 2 aliquote, serve a non vanificare l’effetto del taglio del cuneo fiscale ed evitare che centinaia di migliaia di lavoratori si trovino buste paga più magre. Il problema è che ne benifceranno anche i redditi più alti. Un punto di equilibri doveva essere il riordino di agevolazioni e detrazioni per i redditi più alti, ma della cosiddetta tax expenditure, più volte annunciata, non si farà nulla per non rischiare di scontentare qualcuno. Si salva in parte il pubblico impiego, che dovrebbe vedere un cospicuo anticipo del rinnovo contrattuale. Un colpo anche alle imprese con una riduzione dell’Ires, probabilmente ristretta a chi assume, ma ancora da vedere. Saltata la detassazione delle tredicesime, ridotto a un miliardo il pacchetto famiglia, non mancherà invece un finanziamento al ponte sullo stretto. Mentre sulle pensioni sarà una partita di giro tra aumento delle minime, revisione degli indici delle più alte, la proroga di quota 103, ape sociale e opzione donna che fin qui destinate a pochi. Dovrebbe entrare la minimum tax per le multinazionali e le agevolazioni per il rientro dei capitali e delle imprese. Curioso, mentre c’è chi, come GKN, fugge senza che il governo batta ciglio. Sarà distribuito in un decreto ed in un primo varo della manovra. Mentre il 18 ottobre la CGIL deciderà eventuali mobilitazioni.

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    L’Istat ha pubblicato i report sugli scontri stradali, su base regionale (relativi al 2024) e anche alcuni dati sui primi sei mesi di quest’anno. Ci sono meno feriti e meno vittime sulle strade, anche se i numeri restano ancora drammaticamente elevati. Secondo l’Istituto di Statistica nel primo semestre del 2025 i morti sono stati 1310 (si parla di morti per scontri stradali se il decesso avviene entro 30 giorni dall’evento, quindi sono escluse le persone che muoiono, nonostante la causa siano le conseguenze dello scontro, oltre quel limite temporale) contro i 1406 dello stesso periodo dell’anno precedente. I feriti sono stati 111090, anche in questo caso in calo rispetto al 2024, quando erano stati 112428. Gli obiettivi europei sulla sicurezza stradale prevedono il dimezzamento del numero di vittime e feriti gravi entro il 2030 rispetto all’anno di riferimento, che è il 2019. In Italia al momento registriamo una diminuzione del 4,5% (in Lombardia del 12,6). Bisogna ancora fare molto per riuscire a raggiungere l’obiettivo. Uno degli aspetti fondamentali, oltre la diminuzione della velocità, è l’incremento dell’educazione stradale. Stefano Guarnieri, padre di Lorenzo, morto nel 2010 a causa di un omicidio stradale a Firenze ha fondato l’associazione Lorenzo Guarnieri, che da anni si impegna a portare avanti un discorso di educazione. Alessandro Braga lo ha intervistato nella trasmissione Tutto Scorre.

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