Approfondimenti

La lenta avanzata della Russia nel Donbass, il nuovo scossone nel Movimento 5 Stelle e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di mercoledì 25 maggio 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. A 91 giorni dall’invasione dell’Ucraina, la Russia ha cambiato strategia e avanza, seppur più lentamente, nel Donbass e a sud del Paese. 6 anni di reclusione per Silvio Berlusconi: questa la richiesta dei pubblici ministeri del processo Ruby ter in cui l’ex Presidente del Consiglio è imputato per corruzione in atti giudiziari. Nuovo scossone nel Movimento 5 Stelle: l’eurodeputato Dino Giarrusso ha annunciato di lasciare e di voler fondare un nuovo movimento politico. Due naufragi in poche ore nel Mediterraneo, al largo della Libia: 76 persone sono disperse e decine di migranti sono stati soccorsi dalla ong Open Arms. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

La Russia cambia strategia e avanza nel Donbass

In Donbass i Russi avanzano, la città di Severodonetsk è quasi completamente circondata. La sua caduta per Mosca significherebbe la conquista quasi totale della regione di Lugansk. Oggi il Ministro degli Esteri russo Kuleba è tornato a chiedere un sostegno più significativo da parte dell’Occidente. Lo ha fatto criticando l’Alleanza Atlantica: “la Nato come istituzione non fa assolutamente nulla per sostenerci, lo dico con rammarico” ha dichiarato intervenendo al Forum economico di Davos.
Intanto sale la tensione sul blocco navale operato da Mosca nel Mar Nero. Dopo la Gran Bretagna oggi è stato il vicepresidente della Commissione Europea Dombrovskis a parlare della possibilità di fornire delle scorte militari a Kiev per garantire l’export di cereali dall’Ucraina. “In questo modo la situazione si aggraverebbe seriamente” la replica del Cremlino.

(di Emanuele Valenti)

La battaglia per Severodonetsk rappresenta alla perfezione lo stato della guerra in Ucraina.
 Da oltre un mese, dal ritiro da Kiev, la Russia ha cambiato strategia. Niente più operazioni lampo senza mettere in sicurezza il territorio rimasto alle spalle e niente più attacchi su più direttrici. Ma un passo alla volta, con tempi più lunghi e con la certezza di avanzare sul serio. Tutto questo con una potenza di fuoco maggiore. Pesantissimi bombardamenti, colpi di artiglieria, l’avanzata delle truppe di terra e l’assedio, la conquista. 

A Severodonetsk – ultima grande città che manca ai russi per la presa della regione di Luhansk e ottimo punto di ingresso sul nord della regione di Donetsk – siamo quasi all’assedio. Russi e filo-russi la circondano su tre lati su quattro. L’unica strada che porta rifornimenti alle truppe ucraine in prima linea è aperta ma costantemente sotto attacco. Così ha detto nel pomeriggio il Ministero della Difesa di Kiev.


Tra Severodonetsk e Lysychansk, sull’altra sponda del fiume Siverskiy Donets, ci sarebbero tra i 15 e i 20mila militari ucraini, oltre a 15mila civili. La battaglia è feroce. “I russi la stanno cancellando dalla faccia della terra”, ha detto il governatore della regione di Luhansk.
 In sostanza si sta per ripetere quanto successo a Mariupol e sarà così anche per altre città. Salvo imprevisti fino a quanto Putin non avrà messo le mani su tutto il Donbass.

Intanto, sempre molto lentamente, Mosca sta usando la stessa strategia anche a sud, regione di Zaporizhia. 
Per i tanti problemi che i russi hanno avuto in questi mesi, non più quell’operazione per chiudere in un assedio le truppe ucraine in tutto il Donbass. Ma un passo alla volta, villaggio dopo villaggio, città dopo città. A Mosca sperano, anche se con tempistiche più lunghe, con lo stesso risultato finale.

Sulla situazione a Severodonetsk noi questa mattina abbiamo sentito il giornalista Andrea Sceresini che si trova a Kramatrosk, sempre nella regione di Lugansk:

Il Parlamento russo abolisce il limite dei 40 anni per arruolarsi nell’esercito

Oggi Putin ha firmato il decreto per dare la cittadinanza russa ai civili che si trovano nelle zone occupate come Kherson, Zaporizhia, e Mariupol. Mentre il parlamento russo ha approvato la legge che abolisce il limite dei 40 anni per arruolarsi nell’esercito. Su questo ascoltiamo Gudio Olimpio del Corriere della Sera:


 

Ruby ter: i pm chiedono 6 anni di reclusione per Berlusconi

6 anni di reclusione per Silvio Berlusconi: questa la richiesta dei pubblici ministeri del processo Ruby ter in cui l’ex Presidente del Consiglio è imputato per corruzione in atti giudiziari. Le accuse riguardano le testimoni nei primi due processi sul caso Ruby: per i pm sono state pagate per mentire e avvalorare la tesi delle “cene eleganti”.
“A queste ragazze è stato assicurato che sarebbero state a posto sia come reddito, con un mensile da 2.500 euro, che per una casa”, ha affermato il pm di Milano Luca Gaglio. “Esisteva un accordo corruttivo tra l’ex premier e le ragazze – ha detto il pm – volto ad ottenere le false testimonianze di tutte le testimoni”.
Oltre che per Berlusconi, 28 le condanne chieste complessivamente dai magistrati tra le persone che partecipavano alle serate di Arcore o che hanno mentito sulle stesse. Richiesti 4 anni per Maria Rosaria Rossi, senatrice ed ex fedelissima del Cavaliere, 5 anni per la stessa Kharima El Mahroug. Immediate le reazioni di Salvini e Meloni di solidarietà a Berlusconi.

Dino Giarrusso lascia il Movimento 5 Stelle

Nuovo scossone nel M5S. L’eurodeputato Dino Giarrusso ha annunciato di lasciare 5stelle. “Sto fondando un nuovo movimento politico. Di Battista? No, non l’ho sentito, ne ho parlato invece con persone fuoriuscite e scontente del movimento M5S”.

Giarrusso, siciliano, già noto come volto televisivo de Le Iene, ha lamentato l’assenza dei candidati 5 Stelle in molte amministrative e più in generale una gestione di Conte tutta centrata sul leader – cioè lui stesso – e non più sulla base. Conte gli ha risposto di dimettersi da Eurodeputato e che – quando gli ha parlato – l’unica cosa che gli ha chiesto erano posti, candidature, poltrone.
Al di là delle effettiva possibilità di Giarrusso di fare davvero un nuovo Movimento, tutta da verificare, per Conte è comunque una grana. Anche perché le accuse sono direttamente alla sua leadership, già debole. Così oggi Giarrusso ai nostri microfoni:


 

Due naufragi in poche ore nel Mediterraneo

Due naufragi nelle stesse ore, nello stesso tratto di mare. L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ha annunciato che 76 persone sono disperse, dopo che una barca partita dalla Libia è affondata al largo della Tunisia. Altre decine di migranti che erano su un secondo mezzo diretto verso l’Europa sono state soccorse dalla ong Open Arms. Veronica Alfonsi fa parte dell’organizzazione umanitaria:


 

Direttamente dal concorso di Cannes 2022, da oggi “Nostalgia” di Mario Martone è al cinema

(di Barbara Sorrentini)

Tornare a Napoli dopo aver vissuto per quarant’anni in Egitto e cercare il proprio passato per rimettere a posto alcuni tasselli irrisolti. “Nostalgia” di Mario Martone, presentato ieri in concorso a Cannes 75 è un ritorno alle proprie radici. Felice Lasco, interpretato da Pierfrancesco Favino, ricco imprenditore torna nella sua città natale per ritrovare la madre anziana, che ha ancora poco tempo da vivere. Quando aveva quindici anni se n’era andato a lavorare in Medio Oriente, per motivi che si scopriranno nel film. In “Nostalgia” protagonista è la cittá, con i vicoli, il Rione Sanità, la Napoli che Martone ha spesso filmato e vissuto. Il ritorno di Felice riapre ferite mai cicatrizzate e diventa l’occasione per conoscere Don Luigi (Francesco Di Leva), ispirato a Don Antonio Loffredo, che salva i ragazzi dalla camorra e accoglie i migranti e dall’altra parte Malommo, il feroce boss Oreste Spasiano (è l’attore Tommaso Ragno) amico d’infanzia dimenticato di Felice Lasco. Assente da Cannes dal 2004 con “L’odore del sangue” ispirato al libro di Goffredo Parise e dove nel 1995 era già stato in concorso con “L’amore molesto, nel 2022 Martone porta un film tratto dal romanzo di Ermanno Rea e molto vicino alle sue corde e al suo stile.
Due Palme d’Oro, una alla regia e un Premio della Giuria i Fratelli Dardenne a Cannes sono di casa. Il loro cinema, sempre politicamente corretto e impegnato per i temi che tratta, mantiene la promessa anche questa volta. “Tori e Lokita” sono un ragazzino e una ragazza arrivati in Belgio dall’Africa. Sono orfani e si presentano come fratello e sorella per ottenere i documenti. Vengono sfruttati, maltrattati, derubati e tutto sembra remare contro di loro. Uno spaccato realistico di quello che accade in Europa ai migranti senza tetto nè legge, finché non saranno protetti da una normativa più accogliente di quella esistente.

Ancora una strage negli Stati Uniti. Si arriverà a una legge contro le armi?

Negli Stati uniti la strage avvenuta poche ore fa in una scuola elementare del Texas ha fatto tornare in primo piano il tema della diffusione delle armi. Le vittime dell’ennesimo massacro di questo tipo sono 19 bambini e due insegnanti. A sparare è stato un 18enne, poi morto in uno scontro a fuoco con gli ufficiali arrivati sul posto. “Dobbiamo agire”, dice il presidente Joe Biden, ma il rischio è che nemmeno stavolta si arrivi a una legge che cambi le cose. Un problema centrale sono i finanziamenti alla politica da parte di chi produce armi.

(di Roberto Festa)

È una galassia ramificata, ricca, potentissima quella della lobby delle armi statunitense, Da decenni influenza in vari modi la politica americana. Contribuendo direttamente alla campagna di un candidato. Finanziando campagne su temi specifici. Investendo perché un politico avversario non venga eletto. La NRA, la National Rifle Association, non è peraltro l’unico gruppo di questa galassia. Una miriade di associazioni, tutte strettamente legate all’industria produttrice, difende il diritto di possedere un’arma. È comunque stato calcolato che tra il 1998 e il 2020, i gruppi pro-gun hanno investito negli Stati Uniti oltre 171 milioni di dollari in finanziamenti diretti ai cadndiati. Tra il 2010 e il 2020, altri 155 milioni sono andati a campagne non direttamente collegate ai candidati, ma piuttosto mirate ai temi cari alla lobby: secondo emendamento, elezione di giudici simpatetici. Ovviamente, l’appoggio diretto ai candidati è importante. Nel 2016, solo Donald trump e sei candidati repubblicani al Senato hanno ricevuto dalla NRA 50 milioni in finanziamenti elettorali. La somma è in buona parte andata a pagare gli spot TV in Pennsylvania, stato chiave della vittoria trumpiana del 2016. Uno spot su 20 in Pennsylvania, durante quella campagna, fu pagato dalla NRA. Più di recente, nel 2022, anno elettorale, sono stati ancora senatori e deputati repubblicani a beneficiare in larga misura dei fondi della lobby. Guidano la classifica dei più finanziati Rand Paul, e poi John Kennedy, Ted Cruz, Martha McSally, David Perdue. I soldi non vanno però solo ai repubblicani. Quattro senatori democratici, nel 2013, votarono contro una legge per il controllo delle armi. La lobby pro-gun sa quindi chi sono i suoi amici. Li coltiva, li finanzia. Venerdì proprio a Houston, Texas, si deve tenere la conferenza annuale della National Rifle Association. Invitati Donald Trump, il governatore del Texas Greg Abbott, il senatore Cruz. Tre politici su cui, in questi anni, è stata fatta cadere una pioggia di milioni.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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