Approfondimenti

Le morti sul lavoro a Milano e Teramo, la speculazione delle imprese, ancora vittime nel Mediterraneo e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di mercoledì 12 aprile 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Tre morti sul lavoro: due operai nel Milanese sono precipitati da una piattaforma e un altro lavoratore è morto a Teramo. Dall’inizio dell’anno in Italia sono già morti 152 lavoratori, 93 sul posto di lavoro, gli altri a causa di infortuni in itinere, una media di 10 morti alla settimana. I primi tre mesi del 2023 sono stati i più letali per i migranti che hanno attraversato il Mediterraneo centrale dal 2017: 417 le vittime accertate, oltre 300 i dispersi. Abbiamo sentito Flavio Di Giacomo, il portavoce italiano dell’Oim, l’organizzazione internazionale per le migrazioni. I video – veri o falsi che siano – dei militari russi che decapitano combattenti ucraini potrebbero avere un impatto sul conflitto. Anche il Cremlino ha parlato di immagini atroci. Zelensky ha chiesto alla comunità internazionale di agire.

A Milano tre operai sono precipitati da un piattaforma mobile. Due sono morti, il terzo è in condizioni critiche

(di Alessandro Braga)

L’incidente è avvenuto intorno alle 10, questa mattina, all’interno del centro Le Rovedine a Roverasco di Opera. I tre operai erano impegnati in lavori di potatura di alberi ad alto fusto all’interno di un golf club. Erano su una piattaforma mobile, collegata ad un camion, a circa 20 metri di altezza, quando il braccio meccanico che la sosteneva ha ceduto, precipitando a terra. I magistrati ora indagheranno sulle cause dell’incidente e eventuali negligenze. Il taglio netto, visibile da diversi metri di distanza, alla fine del braccio meccanico, in concomitanza con la piattaforma fa presupporre un problema di mancata manutenzione del mezzo. Una saldatura fatta male, in maniera artigianale, dicono alcune indiscrezioni filtrate da ambienti giudiziari. I tre uomini sono rimasti schiacciati dal cestello. Due sono morti sul colpo. Un sessantanovenne e un 51enne, il titolare della società di giardinaggio, per cui i soccorsi non hanno potuto far altro che constatare il decesso. Il terzo uomo, 25 anni, è stato liberato non senza fatica prima di essere trasportato in codice rosso all’ospedale Niguarda di Milano. Le sue condizioni sono critiche: ha un trauma cranico, un trauma toracico, trauma alle gambe con fratture multiple, e si è rotto un braccio. Dall’inizio dell’anno a livello nazionale sono già morti 152 lavoratori, 93 sul posto di lavoro, gli altri a causa di infortuni in itinere, una media di 10 morti alla settimana.

Così la politica scarica sulla collettività soldi che dovrebbero arrivare dalle imprese

(di Massimo Alberti)

“Evitare la spirale salari inflazione”. Farebbe sorridere, se non riguardasse la vita in concreto delle persone, quanto messo nero su bianco dal governo nel Def, pochi giorni dopo che la BCE e l’Istat scrivevano con chiarezza che l’inflazione dipende dagli eccessivi profitti delle imprese, che stanno speculando proprio sul rialzo dei prezzi. Così come è un insulto a chi lavora parlare di moderazione salariale nell’unico paese Ocse dove, in 30 anni, i salari sono diminuiti e dove un dipendente su 4 è in povertà relativa. Un dato falso diventa invece trave su cui fondare un pezzo di politica economica. Intanto non è chiaro a chi andranno i 3 miliardi di deficit. Il ministro Urso ha parlato di ”sostegno a famiglie e imprese a partire dal cuneo fiscale”. Non è detto quindi che vadano solo a lavoratori. E non è detto a quali fasce di reddito: in base a ciò il valore potrebbe essere di pochi euro fino a una 40na al mese. Una miseria di fronte ad un crollo dei salari reali che tocca percentuali a doppia cifra. Di fatto una scelta politica per scaricare sulla collettività soldi che dovrebbero arrivare dalle imprese, andando invece a pescare dai contributi, cioè dallo stesso salario differito dei lavoratori, sottraendo risorse a un Inps che già soffre un calo di contribuzione dovuto agli stessi stipendi bassi e al precariato.
Il governo fa una mossa anche per mettere in difficoltà il sindacato, che da mesi punta tutto o quasi sul taglio del cosiddetto cuneo fiscale, nonostante già in questi anni abbia contribuito a tenere bassi i salari, come è evidente dall’andamento. E ne allarga la spaccatura. Per Cgil e Uil le risorse sono insufficienti e restano le ragioni delle iniziative annunciate per maggio. La Cisl rivendica che il governo sia venuto incontro alle loro richieste. Mentre i rinnovi contrattuali di 6 milioni di lavoratori sono fermi. Un’altra stangata intanto arriva anche dai mutui, con tassi che a febbraio, segnala Bankitalia, sono oltre il 4%. Un aggravio di 159 euro su un mutuo variabile medio.

L’Oim: “I ritardi nelle operazioni di ricerca e salvataggio sono stati un fattore determinante per le morti in mare”

Almeno 10 migranti sono morti oggi in un naufragio avvenuto a largo delle coste della Tunisia. Tre le vittime due bambini. Lo ha comunicato la guardia costiera tunisina.
I primi tre mesi del 2023 sono stati i più letali per i migranti che hanno attraversato il Mediterraneo centrale dal 2017 : 417 le vittime accertate, oltre 300 i dispersi. Sono i dati pubblicati oggi dall’Oim, l’organizzazione internazionale per le migrazioni che denuncia “i ritardi nelle operazioni di ricerca e salvataggio sono stati un fattore determinante nel provocare molte di queste morti” a cui va aggiunta, scrive sempre l’agenzia Onu, “una diminuzione degli sforzi di ricerca e salvataggio da parte delle organizzazioni non governative”. Sentiamo Flavio Di Giacomo è il portavoce italiano dell’Oim

 

Cosa sappiamo dei video dei soldati ucraini decapitati

(di Emanuele Valenti)

I video pubblicati in rete – la cui veridicità non è stata accertata – sono almeno due.
Nel primo un presunto militare russo decapita un prigioniero di guerra ucraino.
Nel secondo i corpi decapitati di due presunti soldati ucraini giacciono di fianco a un mezzo blindato distrutto. La condanna è stata unanime. Anche il Cremlino ha parlato di immagini atroci.
Zelensky ha chiesto alla comunità internazionale di agire. L’Unione Europea si è spinta a promettere che i responsabili di crimini di guerra risponderanno davanti alla giustizia. Ma è difficile che questo succeda, difficile che la giustizia internazionale possa fare il suo corso. Ricordiamo il mandato di arresto per Putin della Corte Penale Internazionale del mese scorso.
I video – veri o falsi che siano – potrebbero avere un impatto sul conflitto. Potrebbe animare ancora di più gli ucraini in vista di una possibile contro-offensiva. Ma potrebbero anche spaventarli. Le atrocità – sappiamo per esempio quello che è successo a Bucha e in altre zone – non sono purtroppo una novità. Intanto Kyiv ha negato ancora di aver perso terreno a Bakhmut. “Non è vero che i Wagner controllino l’80% della città”, ha detto il comandante delle forze orientali ucraine. In vista di una possibile contro-offensiva, se e quanto ci sarà, in Crimea hanno cancellato la tradizionale parata del 9 maggio, il giorno della vittoria dei sovietici contro i nazisti. Solo ieri le autorità locali avevano fatto sapere di aver ultimato le barriere protettive nel caso di un attacco ucraino.

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