Approfondimenti

La crisi a Gaza, il crollo dei redditi italiani e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di mercoledì 10 maggio 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Nel pomeriggio di oggi, dalla Striscia di Gaza sono stati lanciati oltre 300 razzi in direzione di Israele. La maggior parte di essi è stata intercettata dal sistema di difesa di Tel Aviv. Nel frattempo, fonti mediche palestinesi hanno riportato che negli ultimi due giorni gli attacchi israeliani su Gaza hanno causato la morte di 40 persone. Secondo le dichiarazioni di un comandante ucraino, l’esercito di Kiev avrebbe riconquistato il controllo di più di due chilometri di territorio controllato dalle forze russe. Secondo l’Ocse, i redditi italiani sono calati del 3,5% alla fine del 2022. Dopo le proteste degli universitari a Milano e Roma, ora anche a Torino, Firenze, Bologna, Perugia e Pavia gli studenti si sono accampati fuori dagli atenei per protestare contro il caro affitti. Qual è il piano di Meloni per la Rai?

Oltre trecento razzi lanciati da Gaza verso Israele in poche ore

Nel tardo pomeriggio fonti Egiziane hanno affermato che israeliani e gruppi armati palestinesi avrebbero accettato una tregua.
Al momento non ci sono conferme ufficiali e circa mezz’ora fa nell’area metropolitana di Telaviv sono nuovamente suonate le sirene anti missile. Quelli in corso sono i combattimenti più intensi degli ultimi mesi. Oltre 300 i razzi lanciati dalla Striscia verso Israele questo pomeriggio, la maggior parte sono stati intercettati dal sistema di difesa di Telaviv. Mentre secondo fonti mediche palestinesi in due giorni di attacchi israeliani su Gaza sono state uccise 40 persone, tra cui 4 donne e 5 minori, oltre 40 i feriti.
Ascoltiamo la testimonianza di un giornalista palestinese che abbiamo raggiunto a Gaza questo pomeriggio.


 

Sul perché di questa escalation tra Israele e gruppi armati palestinesi a Gaza ascoltiamo Ugo Tramballi editorialista del sole 24 ore esperto di Medio Oriente.

 

La battaglia per il controllo di Bakhmut

“Nei pressi di Bakhmut le Forze di difesa ucraine hanno liberato più di due chilometri di territorio dal controllo delle forze russe”. Lo ha dichiarato oggi un comandante ucraino del battaglione Azov ai media di Telaviv. Si tratterebbe della 72esima brigata russa, che era posizionata a sud-ovest della città.
Un’informazione che al momento non è possibile verificare. I dettagli però sono gli stessi forniti ieri dal capo dei Wagner, Prigozhin, che aveva parlato proprio della fuga dal campo di battaglia della 72esima brigata dell’esercito russo. I vertici militari ucraini hanno comunque precisato che la situazione nell’area riamane molto difficile.
Confusa anche la situazione nella zona della centrale nucleare di Zaporizhia. Kiev sostiene di aver avuto notizia di un’imminente evacuazione del personale che lavora nel sito e delle loro famiglie, in tutto più di 3mila persone. Secondo le autorità ucraine, però, all’ultimo momento il personale della centrale sarebbe stato bloccato.

Intanto secondo l’agenzia di stampa russa, TASS, sarebbe vicina un’intesa per rinnovare l’accordo sull’esportazione di grano che scadrà la prossima settimana, il 18 maggio. Il Cremlino per ora non ha confermato.

I redditi degli italiani sono sempre più bassi

(di Massimo Alberti)
L’Ocse conferma che i redditi italiani a fine 2022 sono calati del 3,5%, unici dei paesi dell’organizzazione. Ennesimo segnale della debolezza dell’economia italiana in un momento complicato. Lo spostamento, e secondo molti il declino, della struttura economica italiana sta tanto nei dati Istat di oggi. La produzione industriale che cala, il turismo che cresce. La produzione industriale scende per il terzo trimestre di fila. In una pessima congiuntura che incrocia le difficoltà di crisi energetica e delle materie prime dell’ultimo anno, con le conseguenze della stretta sui tassi delle banche centrali, che, in particolare, nell’appunto debole tessuto produttivo italiano fa sentire i suoi effetti, mentre non si vedono quelli sull’inflazione. E se la domanda cala va da se che cala la produzione. E così l’occupazione ristagna tra variazioni di pochi decimi, e il PIL tiene grazie al turismo, già tornato ai livelli prepandemia e si appresta a superarli. Non è una buona notizia che una – ormai ex? – economia avanzata tenga grazie al settore a basso valore aggiunto per antonomasia, che concentra in poche mani la ricchezza che crea e non la redistribuisce. La turistificazione dell’economia pesa sulla qualità del lavoro, per lo più precario e a salari bassi, lo conferma l’ennesima indagine giornalistica, su Today di Charlotte Matteini, che evidenzia le paghe da fame offerte dagli imprenditori del settore, così come i recenti controlli dell’ispettorato del lavoro che hanno rilevato irregolarità in 8 imprese su 10. Ma pesa anche sul tema forte di queste ore, quello degli affitti, con città riconvertite a bed and breakfast, sempre più a misura di turista, sempre meno per chi le abita. In Europa è da tempo un problema da risolvere, un comodo appiglio nell’Italia che ha rinunciato ad una visione industriale.

Caro affitti, la protesta degli studenti si estende in tutta Italia

(di Mattia Guastafierro)
Dagli studenti fuorisede, che non si possono permettere nemmeno una stanza, ai giovani lavoratori, tagliati fuori dal mercato immobiliare. L’emergenza abitativa interessa vari strati della società, si abbatte con maggior forza sulle fasce deboli, ma tocca anche il ceto medio, stretto tra speculazione, inflazione ed erosione dei salari.
Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara oggi accusa le giunte di centrosinistra di aver fatto poco o nulla negli anni per gli studenti. Eppure, nemmeno il governo Meloni si è mai interessato al tema. Anzi, finora è andato nella direzione contraria, azzerando due strumenti di contrasto alle diseguaglianze abitative in nome della sostenibilità del bilancio.
Il primo è il fondo per gli affitti e la morosità incolpevole che tante famiglie ha aiutato durante la pandemia. Le opposizioni ne avevano richiesto la reintroduzione con alcuni emendamenti, ma la maggioranza li ha bocciati. Il secondo è la garanzia sulla prima casa, lo strumento che consentiva agli under 36 di ricevere dallo Stato fino all’80 per cento di copertura sui mutui. Tra poco meno di due mesi la misura, rafforzata dal governo Draghi, scadrà, allontanando altri giovani dal miraggio del rogito. Due questioni che si saldano alla protesta degli studenti per il caro affitti. Dopo Milano e Roma, anche a Torino, Firenze, Bologna, Perugia e Pavia gli universitari si sono accampati di fronte agli atenei, a dimostrazione del fatto che il caro affitti non riguarda solo le metropoli.

La nuova Rai di Meloni

(di Luigi Ambrosio)
L’uomo che Meloni sta per nominare nel ruolo chiave di Direttore Generale della Rai, Giampaolo Rossi, ha un curriculum da sovranista al 100%, come si dice adesso. In un recente passato ha manifestato tramite un blog il suo appoggio a Putin e il suo disprezzo per il finanziere George Soros. Una narrazione dove Soros è il capro espiatori di tutti i mali e Putin è un punto di riferimento politico e culturale.
Una narrazione comune a tutti i fascisti, i sovranisti, e le estreme destre.
Già presidente della fondazione di Alleanza Nazionale, Rossi è uno che definì l’antifascismo “una caricatura paradossale e un tentativo di fermare il senso della della Storia di un Paese che, prima o poi, dovrà fare i conti con la propria memoria”.
Alla faccia della volontà di percorrere una nuova via di moderazione. Meloni e la sua maggioranza si preparano a prendersi la Rai, a scegliere i direttori dei Tg e i conduttori delle principali trasmissioni. Si potrebbe dire che così fan tutti ma qui si torna alla stagione di Foa, il sovranista filo putiniano voluto da Salvini all’epoca del governo coi 5 Stelle, se non peggio.
La Rai è cruciale per Meloni. Per costruire il consenso attorno alle sue politiche, attorno alla riforma della Costituzione che vuole portare avanti, e alle altre scelte strategiche. Ma l’obiettivo è ancora più alto e sono le stesse parole di Giampiero Rossi pronunciate un anno fa a svelarlo: “la Rai esiste per creare e raccontare l’immaginario italiano”.
Usare la Rai per cambiare, da destra, la cultura del paese.

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    Referendum 8 e 9 giugno, lavoro e cittadinanza. Una quarantina di personalità della ricerca e dell’università hanno lanciato un appello al voto per i cinque referendum. I quesiti chiedono di: «Vivere da cittadini», riducendo da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia richiesto per ottenere la cittadinanza italiana ai maggiorenni stranieri; «Vivere vite meno precarie», riducendo la possibilità di usare contratti di lavoro a tempo determinato; «Lavorare senza licenziamenti illegittimi», riducendo le possibilità di licenziamenti senza giusta causa; «Lavorare senza discriminazioni», riducendo le possibilità di licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese; «Lavorare senza infortuni», riducendo i rischi di incidenti e morti sul lavoro. Ospiti di Pubblica, per parlare di partecipazione, due firmatari/e: Filippo Barbera, sociologo dell’università di Torino e Donatella Della Porta, scienziata politica alla Scuola Normale Superiore di Firenze. Diverse le domande. E’ arrivato il momento di abbassare la soglia del 50% di partecipazione per rendere valido il referendum? Perchè fallisce la partecipazione? Quanto c’entra la complessità del quesito, la credibilità dei proponenti? «Non possiamo arrenderci all’assenteismo, ad una democrazia a bassa intensità», ha detto il presidente Mattarella per il 25 aprile. Il capo dello stato ha lasciato, però, inesplorate le ragioni profonde dell’astensione, ragioni che risiedono anche nell’impoverimento sociale, oltre che economico, del lavoro. Ha scritto la studiosa, dirigente dell’Istat, Linda Laura Sabbadini: «Il lavoro non è solo un mezzo per guadagnarsi da vivere: è la base della coesione sociale di un paese».

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