Approfondimenti

La risposta di Erdogan alle proteste per il ritardo dei soccorsi, la visita di Zelensky nel Regno Unito e le altre notizie della giornata

Erdogan nella provincia di Hatay

Il racconto della giornata di mercoledì 8 febbraio 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il presidente Erdogan ha visitato la provincia di Hatay, una delle più colpite dal terremoto dei giorni scorsi. Zelensky in visita a Londra ha chiesto alla Gran Bretagna nuove armi e  jet da combattimento. Intanto sul campo di battaglia i combattimenti più violenti e intensi si registrano attorno alla città di Bakmut. La presenza di Mattarella a Sanremo non è va giù alla destra. Hasib Omerovic, il 36enne disabile di etnia rom precipitato dalla finestra della sua casa di Primavalle nel luglio scorso, è stato ascoltato dalla procura di Roma. Una donna di 89 anni bolognese e malata di Parkinson in forma ormai gravissima è morta oggi in una clinica in Svizzera, accedendo al suicidio assistito.

Turchia, accesso a twitter limitato dopo le proteste per il ritardo nei soccorsi


In Turchia il presidente Erdogan è andato nella provincia di Hatay, una delle più colpite dal terremoto dei giorni scorsi. Da quell’area sono arrivate denunce di ritardi nei soccorsi: un tema che oggi Erdogan ha toccato parlando di “provocatori” dietro queste accuse, anche se ha ammesso che ci sono stati dei “problemi iniziali”. In questo contesto l’autorità che si occupa di internet ha annunciato una limitazione dell’accesso a Twitter, che era stato usato proprio per denunciare ritardi nei soccorsi. Nelle ultime ore le vittime accertate fra Turchia e Siria sono salite a circa 11.700. Dalle macerie continuano a venire estratti corpi ma anche persone ancora vive, dopo due giorni passati sotto le rovine degli edifici crollati. Il nostro inviato Emanuele Valenti è ad Adana, nel sud della Turchia.

In Siria secondo le autorità sono circa 300mila le persone che hanno dovuto lasciare le loro case per il terremoto dei giorni scorsi. Giacomo Pizzi collabora con l’associazione Pro Terra Sancta ed è nella città siriana di Latakia.

Le istituzioni europee oggi hanno annunciato di voler organizzare una conferenza per raccogliere fondi per le popolazioni colpite. In Siria far arrivare gli aiuti è particolarmente difficile, con la guerra che dura da 12 anni e le sanzioni internazionali contro il regime di Damasco. In Italia oggi il capo della conferenza dei vescovi Matteo Zuppi ha chiesto di revocarle o sospenderle. L’ex viceministro degli esteri Mario Giro fa parte della Comunità di Sant’Egidio.

Zelensky ha chiesto nuove armi e jet da combattimento alla Gran Bretagna

Il presidente Zelensky oggi in visita a Londra ha chiesto alla Gran Bretagna nuove armi e in particolare jet da combattimento. Il premier Sunak ha incaricato il ministro della difesa di valutare “quali aerei da guerra il Regno Unito può fornire a Kiev” precisando che i tempi non saranno brevi. Si tratta della prima visita in Europa del presidente Ucraino dall’inzio del conflitto, dopo che in dicembre era già uscito dal paese per andare a Washington. Zelensky oggi oltre ad incontrare il premier Sunak, ha avuto un colloquio con Re Carlo III e ha tenuto un discorso davanti al parlamento
brittannico.
Poco fa la conferenza stampa congiunta Sunak- Zelensky, così il presidente Ucraino

Il presidente Ucraino questa sera è atteso a Parigi dove incontrerà il presidente francese Macron e il cancelliere tedesco Scholz. Mentre domani sarà a Bruxelles per il Consiglio Europeo. Sugli obbiettivi del viaggio di Zelensky in Europa ascoltiamo Alessandro Marrone analista dell’Istituto Affari Internazionali

Intanto sul campo di battaglia i combattimenti più violenti e intensi si registrano attorno a Bakmut nel Donbass. I filorussi rivendicano di aver circondato da un lato la città, bloccando gli accessi agli ucraini.
Tra pochi giorni, il 24 gennaio, sarà passato un’anno dall’inizio della guerra e il movimento pacifista in Italia ed Europa ha lanciato una nuova mobilitazione per chiedere la pace.
Franncesco Vignarca coordinatore della Rete Pace e Disarmo

 

Le polemiche sulla presenza di Mattarella a Sanremo

(di Anna Bredice)
Giorgia Meloni è rimasta zitta, consapevole di non poter fare molto di fronte alla scelta del capo dello Stato, il quale sapendo bene quali sono le dinamiche della Rai, soprattutto politiche, ha chiesto ad Amadeus la massima riservatezza, il rischio infatti era di coinvolgere il Quirinale in un ginepraio di polemiche sulla sua presenza a Sanremo. E infatti l’irritazione, per alcuni taciuta per altri esibita e anche troppo, è dovuta soprattutto ad essersi trovati davanti al fatto compiuto. E cioè che 14 milioni di italiani hanno ascoltato Roberto Benigni elogiare una Costituzione nata dalla lotta contro il fascismo, alla presenza di Mattarella, che si vedeva chiaramente condividere parola per parola il senso di quell’intervento. Forse anche La Russa non si sarà sentito molto bene ieri, ma seconda carica dello Stato ha preferito stare in silenzio. Chi invece non si è tenuto, e non è la prima volta, è stato il solito Salvini, che è caduto con tutti e due i piedi in una polemica che è tornata al mittente con parecchi danni, soprattutto di immagine. Questa mattina ha detto la sua su tutto, su Mattarella, ridimensionando la sua presenza, “aveva bisogno di svago”, ha detto, sul discorso di Benigni, “della Costituzione non si parla durante il festival”, come fosse un argomento pericoloso e non la legge più importante sulla quale ha pure giurato, e poi ancora la censura preventiva verso Paola Egonu, “non deve parlare di razzismo” e così via. Forse Salvini era convinto di sollevare le sorti del suo partito alle elezioni di domenica, conquistando un po’ di elettorato tradizionalista e di destra. Ma non è andata così, perché il primo a rispondergli è stato lo stesso conduttore del festival, Amadeus il quale senza molti timori reverenziali gli ha ricordato che sono 4 anni che fa polemiche sul festival e che se non gli piace può cambiare canale.

Una donna Bolognese è morta in una clinica svizzera accedendo al suicidio assistito

È morta oggi in una clinica in Svizzera, accedendo al suicidio assistito una donna di 89 anni bolognese e malata di Parkinson in forma ormai gravissima. “Non sono autonoma in nulla, tranne che nel pensiero, aveva scritto in una lettera: sono vigile in un corpo diventato gabbia senza spazio né speranza. La malattia è arrivata ad uno stadio che non mi consente più di vivere”. Non essendo tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, la donna era però esclusa dalla possibilità di accedere al suicidio assistito in Italia e aveva dunque contattato l’Associazione Luca Coscioni. Ad accompagnarla in Svizzera, con un’azione di disobbedienza civile, sono state le due attiviste di Eutanasia Legale, che rischiano ora da 5 a 12 anni di carcere. Domattina andranno dai carabinieri ad autodenunciarsi.

Hasib Omerovic: “Mi hanno buttato giù”

(di Mattia Guastafierro)
Hasib Omerovic, il 36enne disabile di etnia rom precipitato dalla finestra della sua casa di Primavalle nel luglio scorso, è stato ascoltato dalla procura di Roma. Dopo oltre sei mesi di ricovero, è stato dimesso dall’ospedale. Con i magistrati ha ricostruito quanto accaduto il giorno in cui alcuni poliziotti fecero irruzione in casa sua senza avere un mandato. Omerovic ha confermato di aver subìto un pestaggio da parte degli agenti, aggiungendo un nuovo elemento: sarebbe stato spinto dalla finestra. Al momento, risultano indagati sei poliziotti, tra cui Andrea Pellegrini agli arresti domiciliari con l’accusa di tortura. Nelle prossime settimane “il capo di imputazione potrebbe cambiare a tentato omicidio”. Lo sostiene l’avvocato della famiglia di Omerovic, Arturo Salerni che abbiamo intervistato.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    È da poco uscito il secondo EP di Wayloz, artista italo-nigeriano che oggi è passato a trovarci a Volume per suonare alcuni brani. “Mentre nel precedente ep ho voluto catturare l’essenza di ciò che ero io con la chitarra in mano, qui c’è molto più spazio per gli arrangiamenti e per altri strumenti musicali”, spiega Wayloz. Tra folk primitivo, altrock, blues e suoni dell’Africa tribale, il disco è un viaggio tra atmosfere desertiche e rurali, che esplora il rapporto con la natura ma non solo: il titolo “We All Suffer” è più che altro un invito a riconoscere una condizione che è di tutti e a “trovare solidarietà e fratellanza con le altre persone”. L'intervista di Elisa Graci e Dario Grande e il MiniLive di Wayloz

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