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Il no degli USA a un cessato il fuoco immediato, l’ambiguità di Salvini sui rapporti con la Russia e le altre notizie della giornata

risoluzione gaza USA ANSA

Il racconto della giornata di martedì 20 febbraio 2024 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Gli Stati Uniti hanno posto il veto a una risoluzione presentata dall’Algeria al Consiglio di sicurezza dell’Onu che chiedeva un cessate il fuoco immediato a Gaza, ma ne hanno proposto una alternativa. I rapporti tra Putin e Salvini sembrano non essersi incrinati dopo la morte di Navalny, ma il leader della Lega rimane solo nella sua ambiguità. Dopo averle allentate, il governo ora inasprirà le norme in materia di sicurezza sul lavoro, dopo la strage nel cantiere di Firenze.

Gli Stati Uniti mettono il veto a una risoluzione per il cessate il fuoco immediato

Gli Stati Uniti hanno posto il veto a una risoluzione presentata dall’Algeria al Consiglio di sicurezza dell’Onu che chiedeva un cessate il fuoco immediato a Gaza. Per la terza volta, Washington ha usato il proprio potere di veto per bloccare una richiesta che – più passa il tempo – più riceve appoggio a livello internazionale. Questa volta, solo gli Stati Uniti hanno votato contro, mentre il Regno Unito si è astenuto e gli altri 13 membri – compresa la Francia – hanno votato a favore. L’ambasciatore statunitense presso l’Onu ha giustificato la decisione dicendo che chiedere un cessate il fuoco immediato potrebbe ostacolare gli sforzi diplomatici in corso per raggiungere un accordo tra Hamas e Israele, e ha presentato una risoluzione alternativa.

La situazione nel nord della striscia è totalmente fuori controllo, al punto che il World Food Programm dell’ONU ha annunciato la sospensione della distribuzione degli aiuti in quest’area per la mancanza di sicurezza. Le Nazioni Unite avevano ripreso le consegne domenica dopo una sospensione di tre settimane, ma – spiegano – i convogli “hanno dovuto affrontare il caos e la violenza più totale a causa del crollo dell’ordine civile”. Anche a Rafah la situazione è disperata. La popolazione che qui cercava rifugio ora teme l’invasione di terra tanto annunciata da Israele, e inizia a fuggire.

La richiesta di un cessate il fuoco bloccata dagli Stati Uniti avrebbe permesso non solo di evitare un’offensiva a Rafah, con tutte le conseguenze che un attacco in un posto così densamente popolato avrebbe, ma anche di distribuire gli aiuti umanitari dei quali la popolazione ha grande bisogno. Avril Benoît, direttrice di Medici senza frontiere negli Stati Uniti:


 

La risoluzione alternativa presentata dagli USA

Gli Stati Uniti hanno bocciato la risoluzione per un cessate il fuoco, ma ne hanno proposta una alternativa.

(di Martina Stefanoni)

Questa era la terza volta che gli Stati Uniti bocciavano una richiesta di cessate il fuoco. Se ricordate, fino ad ora Washington ha votato una sola risoluzione su Gaza. Risale a fine dicembre ed era frutto di un grande lavoro di mediazione e di smussamento degli angoli che aveva di fatto fortemente indebolito la richiesta. Al punto che, due mesi dopo, si può dire che non ha avuto nessun effetto concreto. In quell’occasione, come in quella di oggi, è importante concentrarsi sulle parole. Nella risoluzione di dicembre si chiedeva “la creazione della condizioni per una cessazione sostenibile delle ostilità” e “passi urgenti per consentire un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli”. Niente di tutto ciò è stato fatto. Nella risoluzione presentata oggi, quasi 5 mesi dopo l’inizio del conflitto e più di 29mila morti, Washington assicura il suo sostegno – e cito – ad un cessate il fuoco temporaneo a Gaza non appena possibile, e “l’eliminazione di tutte le barriere alla fornitura di assistenza umanitaria su larga scala” a Gaza. Senza un cessate il fuoco, però, la distribuzione degli aiuti è impossibile. Nella bozza, poi, si parla anche di Rafah, chiedendo che non si proceda ad un invasione di terra “nelle condizioni attuali”. È certamente positivo che gli Stati Uniti parlino per la prima volta di cessate il fuoco (fino ad ora non avevano mai voluto utilizzare nemmeno la parola), ma la posizione statunitense resta ancora una volta blindata dietro perifrasi che svuotano di significato la richiesta e di fatto lasciano carta bianca a Israele perché le cose continuino esattamente come continuano da 5 mesi.
 

L’ambiguità di Matteo Salvini sui rapporti con la Russia

(di Anna Bredice)

Sembra uno scambio di cortesie, se non fosse che uno dei protagonisti è Putin, considerato dalla comunità internazionale il responsabile politico della morte di Navalny. Ma tra lui e Salvini i rapporti sembrano non essersi incrinati. Il capo della Lega questa mattina ha detto di capire la moglie di Navalny, “ma la chiarezza sulla sua morte la fanno i giudici e medici”, come se si trattasse di un qualsiasi paese dove vige un sistema democratico con un potere giudiziario indipendente. E Putin nel pomeriggio sembra aver gradito perché ad una studentessa italiana a Mosca ha detto che l’Italia gli è sempre stata vicina, si è sempre sentito a casa. Certo c’erano le vacanze nelle ville di Berlusconi, ma Forza Italia ora ha preso un’altra strada. C’era l’amicizia di Meloni, ma ora la Presidente del Consiglio ha scelto di continuare a sostenere l’Ucraina e non mettere a rischio i rapporti con Von Der Layen, tanto che non ha detto una parola e ha lasciato parlare il ministro degli Esteri secondo cui Navalny “è stato ucciso dal sistema russo, è stato fatto morire”. La delegazione di Fratelli d’Italia ieri al Campidoglio non è stata mai contestata. Il risultato è che Salvini è rimasto solo nella sua ambiguità e l’opposizione ora gli chiede conto dell’accordo firmato tra la Lega e Russia Unita, stipulato nel 2017 e rinnovato poco tempo fa. La posizione così intransigente di Salvini e isolata forse porta la Lega ad avere la stessa rigidità anche su un altro versante, più di politica interna, quello del terzo mandato per difendere il Veneto e Zaia dalle ambizioni degli alleati. Al momento Salvini non cede sull’emendamento da votare giovedì nel decreto elezioni, nonostante Forza Italia e il partito di Meloni abbiano chiesto più tempo. Se si voterà la maggioranza rischia di spaccarsi e certo non è un bel segnale a tre giorni dal voto in Sardegna, nonostante domani tutti e tre saranno sullo stesso palco a sostenere il candidato, che Salvini ha dovuto subire.

Le nuove norme su sicurezza lavoro al vaglio del governo

Dopo averle allentate, il governo ora inasprirà le norme in materia di sicurezza sul lavoro, dopo la strage nel cantiere di Firenze. Secondo quanto dice l’agenzia Ansa, le nuove misure verranno portate nel Consiglio dei ministri di settimana prossima. Tra le varie cose, i tecnici del governo starebbero lavorando a regole più stringenti sul fronte degli appalti e dei subappalti, sull’applicazione dei contratti, sul sommerso e sulla formazione dei lavoratori. Ma, a quanto trapela, non ci sarebbe l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro. È questa una delle richieste dei sindacati che per domani hanno indetto due ore di sciopero in tutta Italia. Alle 16.30 a Firenze ci sarà anche una manifestazione, mentre tra le macerie del cantiere proseguono le ricerche del quinto operaio vittima del crollo.

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    “Gaza City brucia di fronte al suo mare”. Israele lancia l’offensiva di terra sulla città

    L’esercito israeliano ha lanciato questa notte l’invasione di terra su Gaza City. Da ieri i carri armati sono entrati nel cuore della principale città della striscia, e i bombardamenti hanno colpito senza sosta strade, case, infrastrutture. Da questa mattina, i morti sono 89. Centinaia di migliaia di persone vivono ancora nella città. Migliaia di persone stanno invece cercando di fuggire, in un esodo verso un sud che non ha più spazio per ospitarli. Il servizio di Valeria Schroter.

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    Esteri di martedì 16/09/2025

    1) “Gaza brucia di fronte al suo mare, testimone della sua tragedia”. L’esercito israeliano ha lanciato l’offensiva di terra sulla principale città della striscia. L’esodo in mezzo alle bombe. Quasi 90 i morti da questa mattina. (Valeria Schroter) 2) Israele come Sparta. Mentre l’ONU stabilisce che quello in corso a Gaza è genocidio, Netanyahu ammette l’isolamento internazionale e dipinge un futuro di autarchia e guerra permanente. (Anna Foa, Eric Salerno) 3) Gli Stati Uniti continuano a colpire il Venezuela. Trump punta a rovesciare il regime di Maduro con la scusa della lotta al narcotraffico. (Alfredo Somoza) 4) Cinquant’anni fa l’indipendenza della Papua Nuova Guinea. Il paese oggi è vittima della maledizione della ricchezza e rischia di finire ostaggio di un nuovo braccio di ferro tra occidente e Cina. (Chawki Senouci) 5) Spagna, l’estrema destra torna a riunirsi a Madrid. Il primo passo verso una grande alleanza di tutte le destre europee. (Giulio Maria Piantadosi) 6) Rubrica Sportiva. Julia Paternain, la maratoneta uruguayana entra nella storia vincendo la prima medaglia ai mondiali di atletica per il paese sudamericano. (Luca Parena)

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    “E’ stato bello rendersi conto che la figura di Woodie Guthrie è ancora molto viva anche fuori dagli Stati Uniti”, racconta Sarah Lee, nipote dell’icona folk americana. “Le problematiche di cui cantava lui ottant’anni fa sono ancora attuali”, riferendosi al tema dell’immigrazione e alla difficile situazione al confine con il Messico. Con la sua musica Woody Guthrie "affrontava un concetto molto basilare di umanità e speranza, ovvero il trattare le persone come persone, aiutandosi a vicenda nei momenti di difficoltà": lo stesso messaggio che ora le Guthrie Family Singers vogliono portare avanti. Ascolta l’intervista di Elisa Graci alle Guthrie Family Singers.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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